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I compiti delle vacanze non vanno dati ai bambini, ma a chi li educa: genitori e docenti

Leggo in questi giorni di bambini che si ritrovano a fare i compiti delle vacanze, di ragazzini che devono passare il loro tempo sotto l’ombrellone a far finta di fare gli esercizi sugli articoli determinativi e indeterminativi, di genitori che barattano un’ora di Play o di Roblox in cambio di mezz’ora di compiti al giorno.

Credo che i compiti delle vacanze non debbano assolutamente essere aboliti, ma dovrebbero essere dati a mamme, papà e ai docenti. Potrebbe sembrare un’ironia ma il prossimo anno (io che non do mai compiti per l’estate) son tentato di compilare un vademecum per genitori perché trascorrano un tempo di vacanza dove il far niente (vacare) serva per dedicarsi intensamente a fare qualcosa.

Ora è insopportabile pensare a famiglie che partono per San Vito Lo Capo (che d’estate se non fosse per la meraviglia del paesaggio si trasforma in Rimini o Milano Marittima) senza che portino i loro figli a vedere il vicino tempio di Segesta e Selinunte o a incontrare il Satiro Danzante a Mazara del Vallo. Fa inorridire pensare ad alunni che tornano a casa dalla Sicilia senza sapere chi siano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E’ da folli andare in Puglia a tuffarsi nelle acque del Gargano e non passare da Castel Del Monte o non allungarsi fino a Matera o ancora non far toccare ad un ragazzino le meraviglie del Barocco di Lecce e non parlare di don Tonino Bello.

Ma come si può fare un bagno a Lampedusa o a Isola di Capo Rizzuto senza spiegare la strage di Cutro? Com’è possibile che spesso a fine estate mi ritrovo alunni in classe che in tre mesi non sono andati in un sito archeologico, in un museo, ad una mostra, ad un concerto?

Una delle foto più belle che ho ricevuto da maestro è stata quella di un mio alunno che in vacanza in Puglia era stato coi genitori a portare una rosa ad Alessano, sulla tomba del grande vescovo pacifista, così come quando una mia allieva di nove anni ha scattato una foto in via D’Amelio.

In questo Paese non serve dare compiti ai bambini ma a chi li educa. Così come mi piacerebbe che proprio chi pensa di “allenare” la mente dei suoi alunni, costringendoli a compilare esercizi o a leggere libri suscitando in loro l’odio per la lettura, usasse il tempo della vacanza per visitare la Risiera di San Sabba, il campo di concentramento di Fossoli, i luoghi di Danilo Dolci a Trappeto, Barbiana, il museo di Ludovico Corrao sul Mediterraneo a Gibellina e il cretto di Burri, l’ex carcere di Procida o quello di Ventotene.

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