Anche quest’anno i più bugiardi d’Italia del 2024 si sono battuti a Pistoia. Ecco “Le teste” che ha battuto tutti nella sezione dei racconti
Le Piastre di Pistoia ha ospitato la 48esima edizione del campionatoitalianodellabugia. Vincitore del titolo di più bugiardo d’Italia è stato MassimoSantini, fiorentino che vive all’Abetone. Ha trionfato salendo sul palco per raccontare la storia di un pittore inesistente e ha descritto a lungo le virtù e i soggetti raffigurati nella sua tela, interamente rossa. Il bambino meno sincero invece è il pistoiese Marco Pagliai, 5 anni: ha raccontato quella di suo nonno che ha fatto una copia di ghiaccio del David di Michelangelo e, al momento di mostrarla, di fronte al secchio pieno d’acqua che aveva in mano ha esclamato candidamente: “Oh, no. Si è sciolta!”. Il 48esimo campionato della bugia aveva come tema la bugia nell’arte. Il disegnatore più bugiardo del mondo è risultato Benjamin Aleali, iraniano: ha riprodotto una copia perfetta della Ragazza con l’orecchino di perla (nome originale La ragazza col turbante), famoso olio su tela dell’olandese Jan Vermeer, rivelando però che quella che sembrava una nobile giovinetta è in realtà un’umile lavapiatti. Come disegnatore meno sincero d’Italia, invece, è stato scelto Marco De Angelis, di Roma: con il suo “Sorriso della Gioconda” ritraendo un Leonardo alle prese con decine di suoi schizzi di vari sorrisi e incerto su quale scegliere per il suo famoso soggetto. Infine si chiama Carlo Banchieri e vive a Livorno lo scrittore più bugiardo. L’ha scelto Sandro Veronesi, che del suo Le teste ha dato questo giudizio: “E’ stato di gran lunga il migliore per come ha intrecciato un fatto personale con uno dei casi di bugia più famosi della nostra storia dell’arte”. Che, detto da lui, è proprio un bel complimento per chi ha raccontato a modo suo della più famosa beffa labronica, quella delle false teste di Modigliani. Ilfattoquotidiano.it pubblica, su gentile concessione dell’autore, il testo.
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Le teste
Mio nonno fermò l’automobile sul Pontino. Il quartiere livornese era il cuore pulsante della città. La gente affollava le strade, nonostante molte famiglie andassero avanti con fatica e con il
cantiere navale che dava da mangiare a tutti. Era il 1984 e quando i miei genitori mi lasciavano da nonno, se avevo fame, lui mi diceva: “Aspetta, finché non ti casca la testa nei fossi, puoi anche aspettare!”.
Fu proprio in quell’anno che, per commemorare il centenario della nascita di Modigliani, alcuni ragazzi decisero di creare una serie di teste nello stile dell’artista, ispirate alle sculture originali
di quel livornese famoso in tutto il mondo. Queste teste furono poi sepolte in un canale… (A Livorno si chiamano fossi, o duri!). Ok, nel fosso… con l’intenzione di farle scoprire durante i lavori di dragaggio del canale.
Il piano funzionò alla perfezione e quando le teste furono tirate fuori, vennero immediatamente attribuite a Modigliani e divennero un sensazionale ritrovamento archeologico. Gli esperti d’arte, tra cui alcuni dei più noti storici e critici d’arte italiani, confermarono l’autenticità delle opere, senza sapere che in realtà erano state create solo poco tempo prima.
Quando mio nonno mi portò a vedere il ritrovamento, mentre i mezzi pesanti dragavano il fosso, mi fece l’occhiolino e mi disse ridendo: “Hai visto? Qualcuno ha aspettato troppo e gli sono
cascate le teste“. Anche se tutti i giornali spiegavano cosa fosse successo con le finte teste di Modigliani, io preferii continuare a credere a mio nonno. Per me, qualcuno aveva aspettato troppo e le teste gli erano cadute di sotto. C’ho creduto fino ai quindici anni. E da quel giorno quando avevo fame, correvo subito a mangiare.
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