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“Palude Venezia”, il libro inchiesta in omaggio con la Nuova solo venerdì 9 e sabato 10 agosto

“Palude Venezia”, il libro inchiesta in omaggio con la Nuova solo venerdì 9 e sabato 10 agosto

foto da Quotidiani locali

«Un quadro complessivo connotato dalla frequente commistione di interessi privati con quelli pubblici e dalla strumentalizzazione delle cariche pubbliche da parte di un gruppo di persone poste al vertice e in snodi chiave dell’apparato amministrativo comunale, persone che in precedenza operavano, sempre al vertice, nelle strutture societarie riconducibili al Brugnaro».

E’ uno dei passaggi dell’informativa della Guardia di Finanza del 12 novembre 2021, alle fondamenta dell’inchiesta veneziana sfociata nella “Operazione Palude” del 16 luglio scorso. In essa, si indicava una macroscopica promiscuità tra gli affari delle società della galassia legata al sindaco della Serenissima e l’azione amministrativa condotta dallo stesso primo cittadino con i suoi più stretti collaboratori.

Il sindaco si è difeso, lo scorso due agosto, in un consiglio comunale che avrebbe voluto rinviare a settembre. Sostenuto dalle forze politiche che governano la città – la Lega è arrivata a promettergli una tessera onoraria, in segno di solidarietà – Brugnaro ha respinto tutte le accuse che lo riguardano, rifiutando le richieste di dimissioni e scaricando il suo assessore Renato Boraso che a sua volta, tramite i legali, sta cercando di uscire dal carcere di Padova dove si trova recluso, unico tra gli oltre trenta indagati. Le accuse contestate vanno dalla corruzione all’induzione indebita, dall’autoriciclaggio alle false fatturazioni.

L’autodifesa del sindaco

«Se avessi avuto qualsiasi informazione, anche minima, circostanziata – così Brugnaro - non avrei avuto dubbio alcuno. L’avrei rimosso immediatamente dalle deleghe e denunciato alle autorità competenti. Ovviamente Boraso, che ha rassegnato le dimissioni da assessore, ha tutto il diritto di potersi difendere nelle sedi opportune e chiarire la sua posizione. In ogni caso, se le accuse saranno confermate, come già comunicato ai consiglieri di maggioranza, la posizione dell’Amministrazione sarà comunque di costituirsi parte civile in tutte le fasi del giudizio, a tutela del buon nome dell’Ente e di chi ci opera quotidianamente».

“Operazione Palude”, questo il nome dato all’inchiesta, individua un presunto sistema di favori a imprese amiche diffuso anche alle principali società partecipate del Comune, comprese Actv (avete presenti i vaporetti?) e il Casinò di Venezia. Oltre a un «vasto catalogo di anomalie» nella gestione amministrativa, la Finanza descrive un «conglomerato» di amministratori pubblici che tra loro programmano e condividono contenuti illeciti.

Il libro in omaggio venerdì 9 e sabato 10

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La palude

Sì, insomma: dieci anni dopo la “Retata storica” sul Mose, una nuova inchiesta giudiziaria, coordinata dai pubblici ministeri Terzo e Baccaglini, scuote i palazzi più importanti della politica veneziana. E tratteggia la laguna, per utilizzare il nome dato all’inchiesta, come una palude in cui si muovono mediatori, arraffoni, magnati miliardari e funzionari pubblici compiacenti.

A questo è dedicato il libro “Palude Venezia”, che venerdì 9 e sabato 10 agosto – e solo in quelle due date – sarà in omaggio con la Nuova Venezia, uno dei quotidiani che compongono il nostro network.

Il volume a marchio ilNordEst.Libri è stato progettato e realizzato da Nord Est Multimedia, la società che edita – tra gli altri – anche questo giornale e che mira a costruire un Gruppo editoriale capace di raccontare e interpretare il Nord Est attraverso giornali cartacei, siti, piattaforme social, radio, tivù e quante altre forme utili a generare e diffondere buona informazione.

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Quattrocento delle 940 pagine dell’ordinanza sono dedicate all’affare dei Pili, la questione più scabrosa: un’area di quasi 42 ettari situata a destra del Ponte della Libertà, che dalla terraferma porta a Venezia. Area acquistata dall’imprenditore Brugnaro nel 2006 per cinque milioni di euro e che lo stesso sindaco con la doppia casacca avrebbe cercato di rivendere a 150 milioni di euro al magnate di Singapore Kwong Ching.

L’atto d’accusa

Il resto del volume è impiegato a ricostruire la ragnatela di interessi incrociati che aveva al centro – secondo l’accusa – proprio Boraso, come tessitore di rapporti tra pubblico e privato, con episodi buffi (“Mamma, accendi la stufa che devo buttare le carte”) ma anche l’uso massivo dei trojan, i captatori informatici che per quasi due anni hanno intercettato telefoni e computer, registrando voci messaggi mail e quant’altro, raggiungendo anche chi aveva messo in atto precauzioni per evitare di essere ascoltato, usando app criptate o incontrandosi in un loft segreto a Mestre.

“Palude Venezia” contiene la ricostruzione dell’atto d’accusa, ma anche le posizioni della difesa, ancora limitate dalla oggettiva difficoltà di studiare la copiosa documentazione della procura prima di approntare una qualsiasi linea. E poi diversi contenuti inediti, un inquadramento storico della “palude” e infografiche.

«La verità processuale richiederà naturalmente del tempo, ma c’è un altro aspetto dell’inchiesta di Venezia che è fondamentale affrontare con urgenza. E’ il tema della commistione tra pubblico e privato, che bussa con forza alle nostre coscienze e ci impone di erigere argini che oggi appaiono troppo fragili - scrive il direttore Luca Ubaldeschi nella prefazione – “uscire dalla palude deve essere un imperativo per chi decide le regole del gioco, ma al tempo stesso un obiettivo che tutti noi dobbiamo reclamare. Perché anche da qui passa la qualità di una democrazia».

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