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Centri islamici a Monfalcone, la giunta rilancia e ricorre al Consiglio di Stato

Centri islamici a Monfalcone, la giunta rilancia e ricorre al Consiglio di Stato

Procede l’azione del Comune per l’impugnazione delle due sentenze del Tar che avevano accolto le ragioni di Darus Salaam e Baitus Salat sull’uso delle sedi

MONFALCONE La giunta ha approvato la presentazione del ricorso al Consiglio di Stato nei confronti delle sentenze del Tar riguardanti i provvedimenti emanati dal Comune di Monfalcone per la chiusura dei due Centri islamici dopo l’accertamento che operavano al di fuori delle norme urbanistiche e del rispetto dell’incolumità pubblica.

La giunta premette che «a seguito della naturale attività amministrativa posta in capo al Comune e sfociata nell’adozione di 4 Ordinanze di natura urbanistica adottate dal dirigente, i Centri islamici Baitus Salat e Darus Salaam hanno proposto tutta una serie di cause contro il Comune, in particolare 4 ricorsi davanti al Tar, 2 appelli davanti al Consiglio di Stato per contestare le decisioni assunte dal Tar, nonchè 2 procedimenti di ottemperanza avviati sempre davanti al Consiglio di Stato».

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Il Comune, quindi, a seguito di tutte le cause subite, vuole «difendere la cittadinanza e il rispetto della legalità rivolgendosi esso stesso al Giudice Amministrativo a tutela dell’interesse collettivo», è il concetto espresso dalla giunta.

Ricorso, dunque, come peraltro già a suo tempo preannunciato dalla stessa Anna Maria Cisint, allora in qualità di sindaco, con l’impugnazione davanti al massimo organo giuridico amministrativo delle sentenze equipollenti attraverso le quali il Tar aveva accolto i ricorsi presentati dai due Centri culturali rispetto ai provvedimenti del Comune che non consentivano l’attività all’interno dei due immobili in via Duca d’Aosta e in via don Fanin poiché aventi destinazioni d’uso commerciale.

Con ciò, in particolare, in ragione del fatto che, per il Tar il Comune «non ha adeguatamente dimostrato che il mutamento d’uso costituisca una variazione essenziale» comportando modifiche degli standard. E l’interpretazione secondo la quale si consenta di creare spazi destinati al culto esclusivamente in specifiche zone predeterminate dalla pianificazione vietandole in altre, potrebbe non risultare compatibile con il quadro costituzionale».

Cisint ha rilevato: «Ci proponiamo di dimostrare la correttezza dell’azione che stiamo portando avanti per garantire ai monfalconesi le necessarie condizioni di legalità e sicurezza. Le sentenze del Tar hanno generato profonda perplessità e sconcerto in quanto mortificano le prescrizioni che sovrintendono alle regole urbanistiche della nostra città e devono essere rispettate da tutti senza privilegi di sorta.

L’utilizzo degli immobili in modo difforme da quanto stabilito dal piano regolatore e da quanto consentito per le loro caratteristiche costruttive e funzionali ha riflessi insostenibili in termini di incolumità pubblica, non solo per chi li frequenta, ma per l’intera comunità per i problemi di accessibilità e vivibilità urbana che si determinano nell’intero comprensorio nei momenti di maggior affollamento. In questo modo - ha aggiunto - si ignorano e si calpestano le esigenze di sicurezza e di legalità legate alle modalità di impiego di questi ambienti che mettono a rischio e limitano la libertà di tutti gli altri cittadini.

Non è possibile che attraverso delle sentenze possano essere messe in discussione e annullate le prescrizioni e i contenuti dei regolamenti urbanistici di una città, così come non consentire di assumere i necessari provvedimenti di ordine pubblico richiesti dalla cittadinanza e che incidono sulla collettività».

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