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Strage di Bologna, Andrea Colombo: “I compagni furono i primi a criticare le sentenze”

Strage di Bologna, un processo senza fine, ricorrenze sempre uguali e polemiche scontate. In una lunga intervista a Libero Andrea Colombo, ex militante di Potere Operaio e penna storica del manifesto, puntualizza che quest’anno la polemica sul 2 agosto per la prima volta ha messo in discussione il diritto sancito dalla Costituzione di esprimere un’opinione, […]

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Strage di Bologna, un processo senza fine, ricorrenze sempre uguali e polemiche scontate. In una lunga intervista a Libero Andrea Colombo, ex militante di Potere Operaio e penna storica del manifesto, puntualizza che quest’anno la polemica sul 2 agosto per la prima volta ha messo in discussione il diritto sancito dalla Costituzione di esprimere un’opinione, quasi fosse un reato.

Bologna, Colombo: quest’anno una vera mistificazione

A parte le accuse “assurde” rivolte a Federico Mollicone di FdI, il giornalista di sinistra condanna quella che definisce “un’operazione di mistificazione, secondo la quale palesare il dubbio che una sentenza sia sbagliata comporti automaticamente una presa di posizione politica. Gli innocentisti sulla strage di Bologna sarebbero di destra, i colpevolisti di sinistra. Questa è una bugia colossale”. I primissimi a dubitare del verdetto dei giudici, in realtà, furono esponenti della sinistra. Luigi Cipriani di Democrazia proletaria, magistrati come Giuseppe Di Lello e Guido Salvini, giornalisti come Guido Ruotolo, Rossana Rossanda, Erri De Luca. Da lì sono nate realtà come il comitato “E se fossero innocenti?”, non certo da destra, puntualizza. “In più – ricorda il giornalista del manifesto – c’era l’avvocato della difesa, Tommaso Mancini, comunista, che lavorò per ottenere l’unica assoluzione per gli imputati, quella in appello del 1990″.

La sinistra per prima dubitò delle sentenze sulla strage

Da uomo di sinistra, Colombo ha iniziato a occuparsi di Bologna per il giornale comunista (che oggi ha cambiato un po’ idea, dice)  “All’inizio non ero così entusiasta, perché sono ancora convinto che lo stragismo sia un fenomeno di matrice neofascista. Ma persone di sinistra di cui mi fidavo mi ripetevano che in quel processo qualcosa che non funzionava…”. E smonta il castello accusatorio. “Il processo è indiziario, quindi per definizione senza prove. Ma il problema è che per le condanne dei componenti dei Nar non c’erano, e non ci sono, nemmeno gli indizi. Tutto si basa quasi esclusivamente sulla testimonianza di Massimo Sparti. Sostenne di essere stato contattato da Francesca Mambro e Valerio Fioravanti per dei documenti falsi e che gli confessarono di aver piazzato la bomba alla stazione vestiti da tirolesi. Sparti era un criminale di serie C, e per le carte d’identità si sarebbe affidato ad un falsario, che io andai a cercare…”, racconta Colombo.

Un processo indiziario senza prove ne movente

“Secondo le sentenze Fioravanti aveva in tasca 1 milione di dollari, elargiti da Licio Gelli. Perché si sarebbe dovuto rivolgere a due pezzentoni? L’incontro tra Sparti e i Nar venne smentito da tutti i suoi familiari, compreso il figlio Stefano, che finì accusato e di recente si è tolto la vita”. Non va meglio con il movente. “In generale è una sentenza “appesa nel vuoto”. Basti pensare all’ultimo processo Bellini, figura losca, che Fioravanti nemmeno conosceva. È un processo fatto a colpevoli morti”. E ancora: “Non c’è alcuna relazione certa tra Fioravanti e Gelli. Anzi, c’è la responsabilità conclamata di Gelli del depistaggio sul Taranto-Milano, ma quel depistaggio portava proprio ai Nar”.

“Non difendo Mambro e Fioravanti perché sono amico”

Amico di Mambro e Fioravanti, il giornalista, critico da sempre con l’iper antiberlusconismo e iper-giustizialismo,  dice di essere obiettivo. “Non sostengo la loro innocenza su tutto. Si sono macchiati di crimini orrendi. Diverso il discorso di chi confonde il terrorismo nero con l’Msi. Paolo Bolognesi nel suo discorso ha fatto confusione mettendo dentro Avanguardia nazionale, Ordine Nuovo, Msi. Parlare del coinvolgimento di Almirante è ridicolo”. È un’operazione elettoralistica, dice Colombo, “utile per provare a teorizzare che in fondo i fascisti non sono mai cambiati e ora bisogna combatterli perché sono al governo. È anche un modo per tornare a mobilitare gli elettori che non votano più. Questo discorso però bisognerebbe farlo senza usare la clava della storia per alimentare una guerra di civiltà”. La destra però non è esente da colpe.

Fino agli anni ’90 si parlava di Bologna solo a sinistra

“Fino agli anni ’90 si parlava della strage di Bologna solo a sinistra. Poi la destra più moderna, con meno imbarazzi, si è inserita nel dibattito e ha, colpevolmente, provato a vagliare le piste alternative, come quella palestinese, con troppo vigore, nel tentativo di colpire la sinistra pro-Pal. Poi c’è stato un punto di non ritorno…”. Da quel momento – dice con  amarezza è diventata una guerra di identità.

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