Educazione italiana: insegnare la truffa in spiaggia
di Elena Maria Scopelliti
Siamo in vacanza al mare, nel Lazio. Stessa spiaggia, stesso mare e stesso ombrellone da anni. Lo stabilimento balneare è, perlopiù, frequentato da famiglie di ceto medio, per intenderci quelli che ancora si possono permettere la casa al mare e l’abbonamento, ma che vivono del proprio lavoro.
Mia figlia di 7 anni ha organizzato un mercatino, con giocattoli e piccoli oggetti in buono stato ma che non usa più perchè lei ormai è “grande”. Insieme alla sua migliore amica, sua coetanea, ha allestito l’esposizione e messo i prezzi. Tutto ciò è costato due giorni di allegra organizzazione. Le vendite sono andate bene, soprattutto grazie al buon cuore dei nostri vicini di ombrellone che, inteneriti dall’impegno delle bimbe, hanno acquistato oggetti totalmente inutili.
A fine giornata le due piccole venditrici sono tornate contente per aver venduto anche il “pezzo forte”: l’Hulk della Marvel (prezzo: 5 euro). “Non ci hanno dato i soldi ma questo pacco di caramelle, mamma! Hanno detto che le possiamo vendere una ad una e farci molti soldi!” mi racconta mia figlia con un gran sorriso.
Il pacchetto era una confezione di plastica trasparente, semivuoto, in cui rimanevano al massimo 8 caramelle. Le ho detto, ovviamente, di buttarlo, perché non si possono vendere cibi, soprattutto se provenienti da sconosciuti. Le bimbe hanno sgranato gli occhi: “ma ce lo ha detto un papà!” hanno risposto quasi in coro. Le due piccole si erano fidate perché per loro, cresciute in un ambiente sano, gli adulti, in particolare quelli appartenenti alle categorie “mamma” e “papà”, sono affidabili e non truffano i bimbi.
Sono andata a cercare il papà in questione. L’ho trovato con altre persone, genitori anche loro, gli ho detto che aveva dato una grande lezione a mia figlia e che si sarebbe meritato 5 euro in più per averle insegnato a diffidare. Ovviamente gli ho anche dato del delinquente e del truffatore. Lui e i suoi amici hanno riso della mia indignazione, pensando ovviamente che fossi io la strana: questo signore, che parlava un bell’italiano, indossava un costume di marca e non aveva evidentemente problemi economici, che aveva accompagnato il figlio alla bancarella delle sue coetanee e gli aveva insegnato l’arte della truffa, aveva semplicemente fatto il suo dovere di italico genitore, nulla di più. Cosa c’è di strano?
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