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Perdite di tempo (e strategie): la Serie A sacrifica i raccattapalle

È sempre stata una figura data per scontata. Pura esistenza. C'è. E basta. La figura del raccattapalle non è infatti una professione, non è un mestiere, non è un salariato, non appartiene alla categoria delle arti o degli sportivi. Non è nemmeno un hobby. Ma tra poco non ci sarà più. E forse solo così si potrà dare una definizione di cosa perdiamo. Perché di questo si tratta. Di una perdita. E stata la Lega a cambiare il regolamento. A partire dall'imminente stagione (pallonara), i raccattapalle spariranno dai campi di calcio. Non potranno più dare i palloni ai giocatori. Nè rallentare (o velocizzare) il tempo di gioco. Saranno i giocatori stessi a recuperare i palloni che pescheranno da appositi coni posti intorno al perimetro di gioco. Nel calcio iper moderno che va a mille all'ora, la Lega ha deciso di sopprimere gli indugi e le perdite di tempo. In altri termini, non c'è più tempo per il tempo perduto. (...)  Mourinho licenziò i ragazzi della Manchester United Foundation e li sostituì con quelli delle giovanili dello United. A suo parere erano «meglio preparati sul gioco». Non sempre di tattica si tratta. La vicinanza al campo da gioco fa sì che i raccattapalle vengano a volte travolti dalle emozioni e dagli umori della partita. E andata male, ad esempio, al ragazzino che per aiutare il suo Swansea a battere il Chelsea rimediò un calcione da parte di Eden Hazard; a Matteo Cancellieri, oggi professionista, spintonato da Ferreyra nei minuti finali di Roma-Shakhtar. (...)

(corsera)

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