Lo sfogo di Messner: “I miei figli sperano che io perda la testa per bloccarmi. Non cederò. Non si sono mai occupati di quello che ho fatto”
Dal difficile rapporto con i figli, alla politica italiana, fino alla nuova autobiografia, in uscita il 3 settembre. L’alpinista Reinhold Messner, a poco più di un mese dal suo ottantesimo compleanno (il prossimo 17 settembre), si è raccontato in una lunga intervista a Repubblica.
Una vita dedicata alla montagna, lo scrittore si descrive come “uno che si prepara ad andarsene, in pace con la vita e con la morte” ma allo stesso tempo, dice, non ha ancora “finito di diventare” quello che è. “Sono cresciuto grazie a tutti quelli che hanno tentato di bloccarmi: è il vento contrario che mi ha fatto crescere le ali”, spiega, parlando dell’autobiografia che uscirà i primi di settembre. Ma chi lo ha bloccato? In primis i suoi stessi figli con i quali, dice, ha fallito: “Ho fatto oltre centro spedizioni – dice al quotidiano romano – ma era la mia vita: nemmeno i figli potevano negarmela”. Il momento più difficile della sua vita, infatti, è stato proprio “quando la mia seconda moglie Sabine” lo ha cacciato di casa “separandomi dai miei quattro figli“. “Quando ho donato il mio patrimonio ai miei cari, ignorando i consigli del notaio, qualcosa si è rotto”, sottolinea. D’altronde, rivela, i figli “non si sono mai occupati delle cose che ho fatto” e anzi ora sperano “che io diventi pazzo per farmi interdire”.
Difficile però che ci riusciranno. Perché Messner sembra voler dare ancora molto al suo mondo e non è disposto a cedere: “Non voglio farmi intrappolare dagli altri. Ho rifiutato sia la vita borghese che quella tradizionale di paese. Mi assumo la responsabilità di dare il mio senso alla mia vita”. Una vita che, racconta, è stata quasi più semplice in montagna, arrampicando, dove “non sono mai caduto”, che non “a terra”. “Nella vita sono caduto tante volte – dice – arrampicare è più facile che vivere perché è un fatto tecnico”.
L’impegno verso il suo mondo, quello della montagna, della natura e, inevitabilmente, quello dell’ambientalismo è continuo. Anche grazie alla sua fondazione con la quale “cerco di far capire che la natura è l’unico sinonimo del mondo. Il problema è il progressivo distacco delle persone dalla natura e dunque dal mondo. Io lavoro perché le persone tornino a toccare la natura con le mani, a viverci in mezzo per capirla”. Certo, ammette, l’anti-ambientalismo è sempre dietro l’angolo. “Non discutiamo abbastanza di temi cruciali perché non li studiamo – risponde ancora al giornalista – Per l’umanità essere contro l’ambiente è impossibile: si pone in contrapposizione a livello verbale perché teme di non riuscire più a vivere in modo essenziale e compatibile con la vita”.
Nell’intervista, poi, Messner non lascia nulla di non detto. Anzi. In particolare sul tema della politica. Oggi, dopo un passato da europarlamentare nei Verdi, si definisce un “verde liberale“. “Penso verde – spiega – ma rivendico la libertà di agire senza dogmatismi”. E non nasconde la paura di un ritorno in Europa di fascismo, razzismo e antisemitismo. “Non è più un timore – risponde – è una constatazione, la paura è che questi rigurgiti di disumanità spingano l’Europa in una guerra civile”. Ispirato nella vita da politici come “Alex Langer, Daniel Cohn Bendit, Joschka Fischer, Romano Prodi e Angela Merkel”, l’alpinista non fa mistero della sua avversità verso Meloni e Salvini. La prima, spiega, “ha preso il potere dicendo cose spaventose. Nei fatti, per ora, tenta di fare meno paura. La sua visione però tradisce un inaccettabile lato fascista” e “il rischio è finire per accettare l’inaccettabile”. Mentre il secondo, ammette “a me non va, come tutto ciò che dice e che fa”. “Quella della Lega non è autonomia, è divisione – conclude nella sua intervista Repubblica – Nord e Sud sono mondi diversi, ma l’Italia esiste solo se camminano insieme”.
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