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Il messaggio di Andrea Spinelli parla anche in inglese, tradotto il suo “Se cammino vivo”

PORDENONE. «Tu inizia a camminare e poi vediamo». Un sacerdote glielo aveva detto, quando, davanti a una diagnosi di cancro inoperabile al pancreas, aveva deciso di muoversi, di camminare verso il mondo per il tempo che gli sarebbe rimasto.

E poco importava se quel tempo sarebbero poi stati dieci anni, tanto da renderlo un caso di studio per la scienza. Fosse stato anche un mese, una settimana, un giorno, lui quel tempo lo avrebbe vissuto passo dopo passo. «E poi si vedrà».

Andrea Spinelli, il caminante, morto il 30 marzo 2023, autore di tre libri (l’ultimo “Andamento lento” è stato pubblicato postumo da Ediciclo, come tutti i libri di Spinelli in Italia), quella frase l’aveva fatta sua e la condivideva con gli amici.

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Una frase semplice e potente allo stesso tempo. Una frase che Laura Gagliardi, che raggiungiamo al telefono perché vive a New York, ha preso alla lettera: «Tu inizia a tradurre – aveva detto nel mio caso – e poi si vedrà». Ed è così che il primo libro di Spino, “Se cammino vivo” è diventato “If i walk, I’ll live” e può arrivare in varie parti del mondo – Gagliardi non ha voluto compensi per sè, «l’autore è Andrea» dice –, tramite Amazon.

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L’amicizia tra Laura, 39 anni, traduttrice e scrittrice originaria di Latisana, e Andrea risale alla prima vita di Spinelli, quella di cui lui parlava poco e che lo aveva visto lavorare per l’Aeronautica. «Ho operato in base ad Aviano tra il 2012 e il 2013 come mediatrice culturale. Ho fatto amicizia in particolare con lo squadrone italiano in quel periodo. Quando c’era la pausa caffè Andrea stava in disparte con il suo computer. Un giorno mi sono avvicinata, incuriosita, e ho scoperto la sua passione per la fotografia, quella che poi lo ha reso un fotoreporter».

Una passione che ha sempre accomunato anche Laura per cui da quel momento «abbiamo iniziato a bere il caffè insieme parlando di fotografia».

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Laura, lascerà la base, ma l'amicizia rimarrà anche altro oceano. «Sono stata un anno in Australia e dopo pochi mesi mi è arrivata la terribile notizia della malattia. Quando sono rientrata ci siamo visti e mi ha aggiornato e così avveniva ogniqualvolta tornavo anche dagli Stati Uniti, dove vivo ora. In quei nostri caffè, dopo la pubblicazione del primo libro di Andrea, gli ho detto: “Io vorrei tradurlo, vorrei che tutti potessero leggere quello che scrivi”. Questo anche perché lui teneva tantissimo a divulgare informazioni utili ai malati. Non sapevo come fare. Ho contattato varie associazioni che sostengono i malati di cancro, ma non è andata bene. Andrea però non si scoraggiava: “Tu intanto traduci e poi vedremo”».

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Quando è arrivata la notizia della morte di Andrea «ho deciso che dovevo mantenere la promessa. Ho finito la traduzione e ho scritto alla casa editrice Ediciclo presentandomi e spiegando la situazione e così si è messo in moto il percorso. Non ho usato licenze poetiche, alcune espressioni possono non avere senso per il pubblico inglese, ma non volevo in nessun modo snaturare le parole di Andrea».

Laura ha fatto anche un’altra cosa: «In accordo con Sally, la moglie di Andrea, e la sorella di Spino ho riattivato il sito andreaspinelli.it, in italiano e in inglese. Ai libri si può arrivare anche da là».

Andrea manca, ma c’è. E continua a lasciare la sua impronta.

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