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Il caso degli account riabilitati da Musk e le minacce del giudice brasiliano

La chiusura degli uffici è solo l’ultimo (in ordine temporale) passo di una vicenda iniziata diversi mesi fa, quando la magistratura brasiliana ha deciso di indagare a fondo sul comportamento della piattaforma X in merito alla mancata rimozione (con tanto di riabilitazione) di alcuni account che hanno diffuso disinformazione per cercare di indirizzare – senza riuscirci – le ultime elezioni in favore del Presidente uscente Jair Bolsonaro. La controversia che vede Elon Musk contro il Brasile, dunque, deve essere letta sotto una lente d’ingrandimento per evitare distorsioni e non cedere alla propaganda – oramai palese – dell’imprenditore sudafricano.

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Come avevamo raccontato nell’aprile scorso, il giudice delle Corte Suprema federale brasiliano Alexandre de Moraes aveva aperto un’indagine nei confronti della piattaforma e del suo proprietario. Il motivo? Durante la campagna elettorale delle ultime Presidenziali brasiliane, era emerso un grande ecosistema di profili (appartenenti all’estrema destra) che aveva fagocitato il social condividendo centinaia di fake news per sostenere la rielezione di Bolsonaro.

Elon Musk contro il Brasile, l’inizio della storia

Prima di aprire l’indagine, però, il giudice de Moraes aveva ordinato a X di rimuovere quegli account dalla piattaforma. Il motivo? Avevano violato la legge brasiliana sulla disinformazione e sul linguaggio dell’odio. All’inizio quei profili vennero bannati. Poi, però, scese in campo proprio Elon Musk che li riabilitò parlando di “libertà di espressione”. Da quel momento, il conflitto legale tra le parti si è intensificato. Il giudice de Moraes ha minacciato più volte la piattaforma – e la sua rappresentanza legale in Brasile – di provvedimenti nei suoi confronti per aver “ostacolato la giustizia”, ma Musk si è sempre celato dietro a quella sua illogica battaglia (un reato è un reato e non ci si può nascondere sempre dietro al concetto di “libertà di espressione) tanto cara al mondo Repubblicano americano. Insomma, un bel megafono per la campagna elettorale di Donald Trump.

Infatti, Musk sembra essere quasi il suggeritore o il ripetitore delle azioni promesse da Trump in caso di rielezione. E, tra queste, c’è anche la non perseguibilità per chi utilizza i social network oltre quanto consentito dalla legge. Dunque, il recente abbandono degli uffici brasiliani (con X che continuerà a funzionare nel Paese) è solo l’ennesima mossa politico-elettorale di Musk.

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