Veliero affondato, il meteorologo: “Il Tirreno ad agosto è una bomba, difficile prevedere esplosione. Cambiamo parametri di prudenza”
Le immagini di barche spiaggiate o di tragedie, come l’affondamento del veliero Bayesian di domenica notte per cause ancora da appurare, stanno diventando ormai una costante dell’agosto mediterraneo che, visti i mezzi coinvolti, non riguarda più solo i cosiddetti velisti della domenica e il meteo fai da te. Matteo Aria, antropologo, navigatore e meteorologo, che è stato routier in diverse regate transatlantiche e oceaniche, parla di una “congiuntura di eventi terrificante“, con il Tirreno che da qualche anno a questa parte è diventato “un mare ciclogenetico“, cioè che permette la produzione di fenomeni molto intensi: acquisendo l’acqua delle temperature molto elevate, il mare diventa una bomba meteorologica proprio nel periodo in cui ci sono più barche in acqua. Prevedere l’intensità e l’esatta collocazione dell’esplosione è tutt’altro che facile. Al contrario, può capitare di essere esattamente nel posto sbagliato al momento sbagliato: “ci sono dei posti che sono più esposti di altri, ma non vengono percepiti come tali”, anche perché “quando avvengono eventi del genere sono pochissimi i posti sicuri e spesso la terra e le barche accanto sono un pericolo”, sostiene il navigatore. Tanto più che questo tipo di eventi esce dagli schemi dei modelli di previsione meteomarina.
“Quello a cui stiamo assistendo da qualche anno, è un innalzamento della temperatura dell’acqua del mare. Del Tirreno in particolare, ma anche del Mediterraneo occidentale. Questi valori, che sono un po’ sopra la norma, hanno la caratteristica che, quando c’è una piccola incursione di aria leggermente più fredda, facilmente si attivano quasi sul posto dei fenomeni intensi che possono essere molto violenti”, spiega a ilfattoquotidiano.it Aria, che ha all’attivo diverse collaborazioni con importanti siti web di previsione Meteo, ha tenuto diversi corsi meteo tra gli altri per lo Yacht Club Italiano per il quale ha anche seguito il meteo delle edizioni Grand Prix d’Italie Mini 650 dell’ultimo decennio.
Le previsioni, che pure sono sempre più dettagliate, non riescono a definirli. “Diversi siti specializzati, che ci rassicurano per la loro pretesa di darci delle definizioni molto precise di quello che succederà, non sono riusciti per esempio a prevedere quello che è successo a Formentera pochi giorni fa: ci sono una serie di buchi sull’intensità dei fenomeni e sul luogo in cui si verificheranno, dato che avvengono in uno spazio di tempo abbastanza breve e poi passano, non sono come le burrasche che sono più prevedibili e hanno delle caratteristiche più precise che riguardano vaste aree”, racconta il meteorologo sottolineando che si tratta di fenomeni temporaleschi molto più localizzati, che poco più in là magari non arrivano. “Tanto è vero che la maggior parte di questi fenomeni sulle carte sinottiche è data dalla conformazione che noi chiamiamo linea di stabilità, che a differenza dei fronti, che sono decisamente più lineari nei loro spostamenti, ha un movimento di previsione veramente difficile se si va nel dettaglio e soprattutto non si riesce a stabilire la potenza del fenomeno in arrivo – continua -, per cui occorre avere uno spazio molto più ampio, sapendo che ci sono situazioni in cui questi fenomeni possono verificarsi. Poi magari non succede esattamente nel posto in cui siamo, ma non si può stare in certe posizioni a cui normalmente siamo abituati: una rada può essere un posto estremamente pericoloso se ha degli spazi aperti da cui possono arrivare, anche se solo per 25-30 minuti, delle violentissime raffiche con il moto ondoso che si genera. D’altro canto la possibilità di stare in porto è legata alla disponibilità di posti, che in questo periodo affollato è minore del solito”.
Quindi si impone una riflessione sui nostri paradigmi di frequentazione del mare? “Beh, in Sicilia abbiamo una tradizione ottocentesca di studi sulle preghiere contro le trombe marine e l’arte dei siciliani che con il coltello tagliavano le trombe marine. Quindi le trombe marine sono dei fenomeni consueti in Sicilia – è la risposta del professore -. Forse sono desueti il 10-15 agosto, quando il mare è più popolato di barche, ma è un fatto che la seconda parte del mese di agosto in questi anni è stata sempre più segnata da questi fenomeni intensi, con temporali caratterizzati da una violenza che non possiamo più non osservare. È come se dovessimo cambiare predisposizione e non considerarli fenomeni eccezionali e imprevedibili, ma tenere in maggiore considerazione la potenziale esposizione a pericoli di questo periodo dell’anno. In altre parole bisogna far intervenire uno spazio di prudenza decisamente maggiore”.
Cosa non funziona negli allerta e nei bollettini? “Gli avvisi di burrasca riguardano colpi di vento di durata più prolungata. Queste invece sono situazioni in cui non c’è tanto vento e il bacino del Tirreno diventa una cellula di calore potentissimo, umido, dentro cui questi fenomeni si alimentano e si formano. Un conto è parlare di una formazione che si sviluppa, ma quando è il Tirreno stesso che diventa una bomba, è molto difficile prevederla nelle sue specificità – è la risposta – C’è da interrogarsi sul sistema: questi fenomeni riguardano i temporali non le mareggiate e sono veloci e irruenti come spesso sono i temporali”. E poi c’è l’abitudine, la nostra. “Non siamo abituati a considerare la gravità di questi fenomeni, come indice del fatto che certe cose non si possono fare. Ai Caraibi nella stagione degli uragani si sa che ci sono determinati rischi: o non si va oppure se ci si va si prendono delle precauzioni. Da noi casca proprio nel periodo in cui tutti vanno per mare, ma non si può pensare che a metà agosto si debba stare tutti fermi. Tra l’altro, vedendo le immagini da Formentera, colpisce anche la tipologia di barche coinvolte: non sono più solo i cosiddetti velisti della domenica, ma le grandi barche, su questo bisogna fare una riflessione più generale”.
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