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Intelligenza artificiale addio?

Gartner, la prestigiosa società di consulenza e ricerche di mercato statunitense, prevede che entro la fine del 2025 sarà abbandonato il 30 per cento dei progetti legati all’intelligenza artificiale lanciati dalle aziende in giro per il mondo. Le ragioni saranno le più disparate dai costi troppo elevati a un non chiaro ritorno di valore per spaziare fino alla scarsa qualità dei dati.

Bene, quindi la bolla sta per scoppiare. Chi ha buona memoria sa che qualcosa di simile accadrà, perché la storia tende se non a ripetersi, almeno a fare rima.

Personalmente mi ritorna in mente la fine del millennio con la bolla Internet. Come dimenticare quella formidabile sbronza quando Tiscali, nell’aprile del 2000, capitalizzava più di FIAT. Personalmente sono fermamente convinto che all’epoca due furono le cause del collasso. Da un lato la sostanziale ignoranza degli investitori rispetto alla realtà delle tecnologie di quegli anni; dall’altro tutte le ricerche di mercato promettevano che nel giro di 24 mesi ci sarebbe stata una crescita di utenti assolutamente incongrua rispetto alla cultura media e alle infrastrutture digitali presenti, soprattutto in Italia.

Oggi la situazione è simile, e lo sono anche le ragioni. Molto pochi tra i decisori aziendali hanno una chiara idea di cosa sia e come funzioni un’intelligenza artificiale (l’ignoranza); in compenso migliaia di fonti autorevoli dipingono uno sviluppo formidabile in termini di performance destinate in breve a superare quelle umane fino alla “virtuale infallibilità” degli algoritmi (la promessa).

Per quanto non possa smentire con assoluta certezza un futuribile avvento della super intelligenza artificiale, posso senza dubbio dire che se dovesse accadere, comunque non avverrà violando il Principio di Pareto noto anche come Legge dell’80/20. In generale afferma che il 20 per cento delle cause produce l’80 per cento degli effetti e forse qualcuno si sta chiedendo cosa c’entra con l’intelligenza artificiale.

Pensatela in questo modo: con il 20 per cento delle risorse (tempo, dati e via dicendo) porto un’intelligenza artificiale all’80 per cento delle sue potenzialità. Tuttavia, per completare l’opera dovrò investire il restante 80 per cento delle risorse. In parole povere a fronte delle mirabolanti promesse che hanno suscitato aspettative sovrumane adesso molti decisori si sentiranno dire che i 20 milioni spesi fino ad oggi non bastano per raggiungere l’obiettivo, perché, per fare quell’ultimo fondamentale passo, ne servono altri 80.

Il cocktail, dunque, è sempre lo stesso: ignoranza, promessa, aspettativa. Attenzione, però, alla fine Internet è arrivata e ha superato gli utenti previsti e nulla vieta che l’intelligenza artificiale, analogamente, ma a condizione che la si accetti per quello che è, produca l’attesa rivoluzione. Per la rete ci sono voluti vent’anni e una pandemia, forse in questo caso potrebbe bastare qualcosa di meno.

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