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Bande di spacciatori a Cannaregio, i residenti: «Serve un presidio fisso»

Nei bar, per strada, in coda all’edicola e sulle soglie della forneria, i cittadini di Cannaregio parlano di ciò che sta succedendo, dello spaccio che dilaga, della delinquenza che non fa dormire sonni tranquilli ai residenti.

E quando si prova a chiedere se le pagine scritte rispecchino fedelmente la realtà, se l’attenzione mediatica non stia pompando il tutto, un’ex poliziotta della zona scuote la testa.

«Siamo al limite ed è giusto che se ne parli. I residenti hanno paura, mi fermano per strada, mi chiamano, e li capisco. La situazione a Cannaregio è esplosiva» aggiunge.

Qualche esempio? «Ai Tre Archi alcune bande si sono fronteggiate per il controllo del territorio, i cittadini mi hanno chiamata dicendomi che si rincorrevano con cani e coltelli. A San Girolamo un anziano, di sera, era seduto sul muretto davanti alla scuola ed è stato spintonato via da uno spacciatore» aggiunge.

Già, la scuola. Una zona riparata, in cui è facile agire indisturbati, a maggior ragione in un periodo in cui il cancello dell’istituto comprensivo resta chiuso e non c’è il viavai di dipendenti e famiglie. Eppure, tempo qualche settimana e la campanella tornerà a suonare.

Se alcuni genitori si sono detti preoccupati per la piega che sta prendendo la situazione, pensando soprattutto all’uscita dei bambini la sera, con il buio, la reggente del plesso, Maria Rosaria Cesari, si dice fiduciosa: «Spero che con la ripresa delle attività scolastiche il tutto si risolva. Nei due anni che sono alla San Girolamo non ho mai avvertito problematiche particolarmente stringenti, solitamente nel momento in cui un luogo torna a essere animato, lo spaccio si sposta, preferendo l’ombra».

E questo è un altro tema che i residenti stanno sollevando a più riprese, sottolineando come fenomeni del genere siano favoriti dove le case sono sempre più vuote o trasformate in locazioni turistiche.

«Servono più controlli delle forze dell’ordine, ma non in barca, nelle callette nascoste. Perché al Ghetto queste cose non succedono? Perché c’è un presidio fisso» commenta Livio Lazzarini, commerciante orgogliosamente nato e cresciuto a San Giobbe, una delle zone interessate dall’escalation di degrado delle ultime settimane.

Per Lazzarini, tra i fattori che hanno portato alla situazione attuale c’è anche l’aver collegato la stazione con il campus cafoscarino di San Giobbe, tramite il ponte Valeria Solesin.

«Aumenta il traffico, spacciatori e persone dedite all’illegalità arrivano in queste zone da lì, visto che sono buie e senza controlli» spiega, «è un ponte che non serve, gli studenti fanno prima ad arrivare in università passando dalla Lista di Spagna, o mettono i controlli o secondo me potrebbero anche chiuderlo».

Per l’ex poliziotta, in pensione da un anno, puntare il dito contro le forze dell’ordine non è corretto. «Non posso che parlare bene, è sbagliato imputare delle colpe: la carenza di personale è tremenda, al comando di San Marco parliamo di 40 unità in meno, la coperta è corta e gli sforzi sono enormi» commenta.

La Prefettura, d’altronde, ha rafforzato i controlli sul territorio ed è arrivato anche il plauso del presidente della Regione, Luca Zaia: «Ancora una volta le istituzioni dimostrano grande impegno e capacità organizzative a presidio del territorio, garantendo un’attività straordinaria di vigilanza volta ad innalzare il livello di sicurezza, intercettando situazioni che possono degenerare, con rischi per l’ordine pubblico e l’incolumità delle persone» ha dichiarato il governatore.

Di controlli parla anche l’edicolante delle Guglie, Alvise Ballarin: «Ultimamente sono aumentate anche le persone che chiedono l’elemosina» fa notare, «il signore che si mette all’ingresso del Ghetto è controllato ogni giorno dagli agenti che passano, ma di sera è pieno e credo bisogni stare attenti soprattutto agli anziani. Forse i controlli dovrebbero essere a monte, in stazione e a piazzale Roma, da dove provengono queste persone» aggiunge.

Tommaso Sichero, ristoratore e rappresentante degli esercenti di Cannaregio, è propositivo: «Sono sicuro che questa situazione, affrontata tempestivamente, si risolverà. A volte si criticano le forze dell’ordine ma credo che queste operazioni coinvolgano un’intelligence che non possiamo percepire o vedere, ma dobbiamo essere fiduciosi» dice.

Anche l’ex poliziotta, d’altronde, è dell’idea che lo spaccio nella zona si possa fermare solo tramite la presenza degli agenti in borghese.

«L’importante» aggiunge la donna, «è continuare a denunciare ciò che accade e non pensare di farsi giustizia da soli. Il fai da te non funziona, bisogna sempre affidarsi alle istituzioni» ricorda.

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