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Tajani si rimangia lo Ius Scholae dopo l’altolà di Meloni e Salvini: è stato solo uno scherzo d’agosto

Non un pesce d’aprile ma uno scherzo d’agosto. Aggiusta il tiro Antonio Tajani sullo Ius Scholae: «é una nostra visione della società e dell’Italia, non una priorità del governo», dice il vicepremier, leader di Fi e ministro degli Esteri. Senza più impiccarsi ad un’idea che in poche ore, nel silenzio vigile della premier Giorgia Meloni, ha creato lo sconquasso nel centrodestra, ha fatto sobbalzare l’altro vicepremier leghista Matteo Salvini, suscitato speranze nell’opposizione e diviso gli azzurri. Con esponenti come Licia Ronzulli e Giorgio Mulè, scettici anche sulla sola possibilità di avviare una discussione a 360 gradi sulla cittadinanza, quando sul fuoco c’è già la tanta carne di una manovra dai margini risicati.

«Tajani china la testa alla destra di governo, sulla pelle dei nuovi italiani. Ora più che mai è importante sostenere il referendum per riformare la legge sulla cittadinanza», riassume tranchant il leader di Più Europa Riccardo Magi, chiamando a raccolta le opposizioni. Quelle a cui Tajani – oggi impegnato con migliaia di scout e con il Cardinale Matteo Maria Zuppi nella messa finale della Route 2024 Agesci – vuole sottrarre voti moderati e anche temi di tradizionale appannaggio della sinistra, come la tutela di certi diritti.

In vista del vertice con gli alleati del centrodestra e la premier del 30 agosto Tajani dunque si riposiziona ma senza cedere terreno alla Lega. «Tutto quello che facciamo aiuta il centrodestra. Il mio obiettivo è continuare a vincere, e occupare gli spazi che oggi sono lasciati liberi, lo spazio che c’è tra Giorgia Meloni e Elly Schlein. Forza Italia deve occupare quello spazio politico che un centrodestra moderno non può lasciare ad altri. Questo però non ha niente a che fare con la tenuta del governo. Siamo sempre stati leali, non andremo mai al governo né con il Partito Democratico, né con i Cinque Stelle».

Tramonta dunque l’idea di un asse sullo Ius Scholae con le opposizioni. «Niente inciuci o accordi, con la sinistra. Ho sempre dimostrato da che parte sto – rivendica il leader di Forza Italia -. Ma un centrodestra moderno deve raccogliere consensi. Si vince sempre al centro, se abbandoniamo il centro, il centrodestra è destinato a perdere».

Per vincere al centro, Tajani rialza la bandiera di una corretta applicazione dell’Autonomia differenziata, cara alla Lega. «Nessuno ha mai detto che vogliamo un referendum abrogativo, ma vigileremo sull’applicazione dell’autonomia differenziata. Il che non significa certo che non la vogliamo. Noi di Forza Italia abbiamo detto che prima si fanno i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, in tutte le regioni, poi si fa l’Autonomia». Per la Lega ribatte intanto Sonia Viale, vicecapogruppo in Regione Liguria. «I livelli essenziali di prestazioni, gli standard minimi di servizi pubblici che devono essere garantiti a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla regione di residenza, sono già previsti dalla nostra Costituzione e rientrano nel percorso di attuazione dell’Autonomia legiferata dal Parlamento. Le parole del ministro Tajani non fanno altro che seguire l’iter già tracciato»

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