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A Feltre papà e figlia bloccati in macchina per colpa del cantiere

Partenza da casa, a Feltre, alle 9.45 con l’idea di raggiungere la piscina di Santa Giustina per le 10.15, massimo le 10.20, nel caso ci fosse stato un po’ di traffico per portare la figlioletta di sei mesi al corso di nuoto all’impianto più vicino, quello santagiustinese, visto che quello di Pedavena è sprovvisto di vasca baby.

Alle 9.55 l’auto dei genitori si ritrova ferma all’altezza del distributore Cucagas in via Casonetto. Ormai era comunque tardi per fare inversione e avviarsi verso la strada che porta a Cesiomaggiore.

«Siamo riusciti a raggiungere il semaforo del cantiere a Pont solamente alle 10.33, la piscina di Santa Giustina alle 10.45», racconta il papà, Stefano Maniscalchi. «Altre tre famiglie, mi è stato segnalato in piscina, hanno dovuto rinunciare alla lezione per lo stesso motivo», aggiunge. «Trentotto minuti ad auto ferma sotto il sole con una bimba di 6 mesi, cercando di sopravvivere con un po’ di aria condizionata».

Dopo questo episodio, Stefano Maniscalchi, residente a Feltre che più volte dall’inizio dei lavori sul cavalcaferrovia in località Pont si è trovato come tante altre persone a dover sopportare l’incolonnamento, ha scritto una lettera indirizzata ai sindaci dei Comuni di Feltre, Borgo Valbelluna e Cesiomaggiore.

In questo caso, «mi hanno lasciato amareggiato alcuni fatti oltre all’accaduto in sé», dice il genitore feltrino. «In direzione Belluno la colonna d’auto arrivava al distributore Cucagas, mentre, una volta superato il semaforo, ho notato che in direzione opposta arrivava appena all’ingresso della strada provvisoria: parliamo di 2 chilometri contro 200 metri».

Poi «il fatto che, una volta incontrato il semaforo verde, almeno quattro automobilisti stessero ancora marciando in senso opposto al mio». E ancora, «i ciclisti e i motociclisti che superavano la colonna – anche in movimento – a destra e sinistra senza preoccuparsi della sicurezza propria e degli altri».

Ultimo, «ma non per importanza, la stima di gasolio consumato per nulla e l’inquinamento causato, moltiplicato per la moltitudine di altri veicoli che si trovavano nella stessa situazione».

La speranza è che, dopo quasi un mese di riapertura del cantiere per la demolizione e la ricostruzione del cavalcaferrovia e quindi di rodaggio della viabilità modificata con il senso unico alternato regolato da semaforo nel mezzo della bretella di via Sbarre, sia possibile prendere in considerazione lo studio di una soluzione più sostenibile e per gli automobilisti e per l’ambiente. Ssoprattutto in vista del traffico che aumenterà tra un paio di settimane con la ripresa delle scuole.

«Una situazione del genere su un’arteria così fondamentale per la viabilità provinciale che non dispone di alternative relativamente comode e vicine è insostenibile adesso, non oso immaginare quando ricominceranno le scuole e quando chi finirà le ferie di agosto tornerà a lavorare», commenta Maniscalchi. «La previsione di concludere i lavori a metà ottobre appesantisce ulteriormente una prospettiva già di per sé improponibile», aggiunge. «Mi chiedo come mai non sia stato valutato un senso unico alternato a fasce orarie o una chiusura totale, sempre a fasce orarie, come era stato l’anno scorso per l’Agordina per esempio, che percorrevo tutti i giorni per lavoro. In questo modo sarebbe possibile organizzarsi preventivamente e mettersi in strada in una fascia oraria con tempi utili».

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