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In Croazia per rendere omaggio alla tomba di un carabiniere, il vicebrigadiere Luigi Azzani muore a pochi passi dalla lapide

MANZANO. Era giunto in Croazia per rendere omaggio alla tomba di un carabiniere reale morto in Istria nel 1920, alla cui storia era particolarmente affezionato. Il destino è stato però particolarmente beffardo con il vicebrigadiere in congedo Luigi Azzani, venuto a mancare nei giorni scorsi proprio a pochi passi da quella lapide, nel cimitero di Gellegne, non molto distante da Fiume.

Un malore improvviso l’ha colto all’età di 76 anni, senza lasciargli scampo. Inutili i tentativi di salvarlo degli amici dell’Associazione nazionale carabinieri di Manzano (di cui era vicepresidente) che si trovavano lì con lui, così come dei sanitari arrivati sul posto.

Anche se non aveva mai conosciuto di persona quel militare, Azzani aveva condiviso con lui l’attaccamento all’Arma nella quale si era arruolato nel 1966. Venne quindi assegnato al secondo squadrone del IV reggimento dei carabinieri a cavallo di stanza alla caserma Pastrengo di Roma, dove vi è rimasto per 20 anni. Un’esperienza che lo ha portato a esibirsi in caroselli equestri indossando l’alta uniforme durante importanti cerimonie, tra cui la visita della regina d’Inghilterra Elisabetta II in Italia nell’ottobre 1980.

Dopo quella volta, incrociò la sovrana anche in altre due occasioni, sempre sfilando in sella, e questo ruolo lo ha portato ad essere applaudito anche nella stessa Inghilterra, oltre che Olanda, Germania, Malta e nelle piazze di Catania, Trieste, Milano, Torino, Napoli e Bologna.

Oltre a quelle apparizioni, nella capitale era impegnato spesso per il mantenimento dell’ordine pubblico, trovandosi in mezzo alle rivolte universitarie del’68 e ’69 sia a piedi, sia a cavallo. Concluso il periodo alla Pastrengo, venne trasferito a Gorizia, dove per otto anni ha prestato servizio all’interno della sede della Banca d’Italia. Alla fine, quindi, è arrivata la pensione, goduta insieme alla moglie Vilma nella loro casa a San Giovanni al Natisone. «Era un uomo d’oro – lo ricorda la vedova – e un passionario, ma quando diceva di no, non c’era nulla che lo smuovesse». Insieme a lei lascia i figli Walter e Brigitta. «Ho perso un caro amico, schietto, onesto, sempre disponibile e proattivo» lo ricorda il presidente della locale Anc, Gianfranco Tomat.

Ancora da fissare la data dei funerali, in attesa di risolvere i problemi burocratici per il rimpatrio della salma.

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