Oggi ha il potere chi controlla l’informazione o ha grandi patrimoni: il nuovo M5s parta da qui
La costituente del MoVimento 5 Stelle è un’ottima occasione per dare vita ad un’agenda per i movimenti della società post-industriale. In un articolo breve come questo non posso fare una trattazione lunga e articolata. Nel libro Ritorno al 2050 c’è una analisi della società che viviamo a cui vi rimando.
Qui voglio concentrarmi sulla struttura di potere che subiamo. Oggi, il principale potere non è più nelle mani dei proprietari terrieri e dei mezzi di produzione ma risiede nel controllo dell’informazione, nel controllo di tutti gli ecosistemi digitali e social arrivando al condizionamento invasivo dei comportamento e delle abitudini degli individui attraverso gli smartphone. Ha potere chi detiene saperi e proprietà dei brevetti, chi ha accumulato capitali infiniti e fa i soldi con i soldi (tramite l’apparato tecno-finanziario e bancario e le sue regole). Subalterni a questo potere non sono solo i cittadini ma le stesse nazioni, i partiti ed ogni soggetto istituzionale o non che non ha lo stesso potere economico. Lo stesso G20 a fine luglio nel suo documento finale ha un sussulto e conclude il suo summit con una storica dichiarazione di attacco ai grandi patrimoni e ai super-ricchi non solo per un problema di disuguaglianze ma anche perché è a rischio la democrazia. Uomini, multinazionali e apparati finanziari così potenti rendono ridicoli i poteri delle nazioni e di qualsiasi forza politica democraticamente eletta. I cittadini se ne sono accorti prima di tutti gli altri con 1,5 milioni di firme raccolte a livello europeo grazie ad Oxfam (e Fatto Quotidiano).
Per questo le proposte che faccio alla Costituente sono in linea con le raccomandazioni di Oxfam e quella necessaria lotta alle disuguaglianze e all’accumulo di potere che va frammentato e distribuito ai cittadini, perché oggi il potere accumulato va ben oltre quello di imperatori e principi che le democrazie hanno giustamente cancellato. Tutte le misure che seguono servono a rafforzare la funzione redistributiva della ricchezza, a finanziare scuola, sanità, welfare e servizi pubblici e a contrastare le devastazioni ambientali, nonché misure per l’adattamento, la mitigazione e la compensazione di danni e perdite dovuti al cambiamento climatico e al superamento dei 9 limiti ecologici.
Per questione di brevità mi limito a riportare solo i titoli delle proposte.
In campo economico è necessario:
– Imposta progressiva sui grandi patrimoni
– Trasferimento delle proprietà individuabili come bene comune dai super-ricchi e multinazionali a proprietà collettiva planetaria
– Tetto ai grandi patrimoni e alle grandi proprietà
– Prelievo globale e nazionale sulla pubblicità
Per reddito e lavoro è necessario:
– Cancellare tasse sul lavoro e trasferirle su profitto, interessi, rendite finanziarie, dati e brevetti
– Riproporre e rafforzare le norme del decreto dignità per incentivare i contratti a tempo indeterminato e disincentivare i contratti precari
– Avviare con norme ed azioni politiche una stagione di aumenti salariali
– Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per investire il proprio tempo a vantaggio della società
– Reddito universale incondizionato
Per quanto riguarda il sapere e l’informazione è indispensabile:
– Incentivi per la costituzione di reti internazionali di giornalisti di inchiesta liberi dal potere politico ed economico e piattaforme pubbliche di diffusione di informazione delle inchieste
– Istituire una banca nazionale dei brevetti per il bene comune e promuovere una istituzione di una banca globale, sfruttando anche le eccezioni previste dagli accordi dei TRIPS
– Riforma dei contenuti della scuola per dare spazio alle trasformazioni epocali che sono avvenute nell’ultimo secolo, sia in ambito scientifico, metodologico che sociale, tipiche della nuova società postindustriale
Per quanto riguarda la salvaguardia della civiltà umana dalle devastazioni ambientali è indispensabile:
– Governare una transizione da un economia del debito economico ad un economia del debito ambientale, definendo l’obbligo annuale del bilancio di CO2 per ogni nazione, da redarre insieme ai bilanci economici e previsionali.
– Obbligo del bilancio di CO2 e dell’impronta ecologica per ogni azienda, bene e servizio, a carico della finanza pubblica per le aziende piccole e medie più fragili
– Chi inquina paga: promuovere una progressiva e graduale politica di tassazione in funzione dei bilanci di CO2 e dei bilanci di impronta ecologica per ogni azienda.
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