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Rapina al casinò di Ancarano, poi la fuga: due malviventi in azione

CAPODISTRIA. Hanno agito di notte, quando magari c’è meno attenzione, i riflessi sono un po’ appannati, si fa largo una linea di stanchezza in più. La coppia di malviventi, rigorosamente incappucciata per evitare di farsi riconoscere, è entrata al casinò di Ancarano, nella regione costiera della Slovenia: erano le 3 di notte di lunedì 26 agosto, e i due malviventi hanno agito in modo coordinato. Un segno, questo, del fatto che avessero preparato il colpo fin nei minimi dettagli.

Hanno minacciato, armi in pugno, i dipendenti del casinò, si sono fatti consegnare un’imprecisata somma di denaro e – non soddisfatti – hanno rubato gli effetti personali ad uno di loro, sparendo nel nulla, dileguandosi nell’oscurità. Subito dopo la fuga, è stato dato l’allarme e sul posto si sono precipitate diverse squadre di polizia, che hanno istituito posti di blocco in città e nei suoi dintorni, senza però ottenere risultati concreti.

Dei rapinatori infatti non v’è alcuna traccia e non è stato neanche precisato l’ammontare della refurtiva. Le forze dell’ordine hanno diffuso l’identikit dei due delinquenti, rilevando che si tratta di due uomini dall’apparente età di 30 anni. Uno di essi, abbastanza magro e alto sui 180–185 centimetri, era vestito con una maglia color bianco, con cappuccio e scritte rosse sul davanti e pantaloni scuri. Inoltre indossava una mascherina chirurgica sul viso e aveva scarpe nere.

Il complice, così la polizia, aveva addosso invece una felpa color blu con cappuccio legato strettamente al viso. Inoltre, la felpa aveva una sfumatura di rosso sulla spalla sinistra e di bianco sul lato destro. Poi jeans corti fino alle ginocchia e strappati nella zona della coscia e calzature nere.

Almeno fino al tardo pomeriggio di ieri, la polizia non aveva effettuato alcun arresto. Gli inquirenti stanno vagliando tutte le piste, anche quella dei rapinatori giunti ad Ancarano dall’estero, forse da qualche paese dell’ex Jugoslavia. Non stupirebbe che siano riusciti a scappare nelle vicine Italia o Croazia, tutte possibilità studiate dalle forze dell’ordine slovene, alle prese dunque con una tra le maggiori rapine a mano armata degli ultimi decenni nel Paese subalpino.

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