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Una transizione ecologica ma “non ideologica”: vorrei tanto sapere cosa intende Meloni

Mercoledì scorso Giorgia Meloni ha incontrato il leader del Partito Popolare europeo Manfred Weber. Come riportato dal Messaggero, uno degli assi sarebbe il contrasto ai “falchi del Green Deal” e ad una transizione ideologica. Non è la prima volta che questa espressione, “transizione ideologica”, viene utilizzata da esponenti della destra italiana (e dalla Meloni stessa). La usa costantemente Matteo Salvini, è presente praticamente ogni giorno sulle pagine dei giornali di destra.

Ma cosa sta a indicare, esattamente? Non è per nulla chiaro, in verità, essendo una espressione usata totalmente a sproposito e senza cognizione di causa. Sommariamente, la destra la usa per criticare, ad esempio, la sostituzione delle auto a benzina al 2035 con quelle elettriche, o la direttiva Ue sulle case verdi per efficientare gli edifici. Ma non solo: in verità questa espressione è utilizzata per criticare qualsiasi misura verde, cioè in pratica il Green Deal in blocco e ogni decisione europea presa per contrastare la crisi climatica e proteggere l’ambiente, dalla legge sul ripristino sulla natura, l’Italia ha votato contro, alle tasse su plastica e zuccheri, rimandate in Italia a data da destinarsi. Ma anche altre misure come le ztl, le isole ambientali, le limitazioni alla caccia e così via.

Insomma quando la destra, e la premier Meloni, attaccano la transizione ideologica esprimono chiaramente il loro completo e totale disinteresse per l’ambiente e per la lotta al riscaldamento globale, ma senza avere il coraggio di dire che, in realtà, sono proprio contro la transizione ecologica tout court, non “per la transizione ecologica ma non ideologica“. E’ irritante davvero sentirli fare questa precisazione, che nulla vuole dire, come dimostrano i fatti. Sarebbe molto più coerente scoprire le carte, dire la verità e cioè che, appunto, a loro del tema “green” non interessa proprio nulla, che fosse per loro si continuerebbe con auto a benzina, petrolio, gas etc, nonostante la foglia di fico del Ministero dell’Ambiente Pichetto Fratin che pure ovviamente qualcosa sul fronte delle energie rinnovabili deve fare e dire. Ma che tace, a quanto pare, sui continui attacchi alla transizione che gli esponenti del governo, e in generale della destra sul territorio, fanno ad essa, come se vivesse in un mondo parallelo.

Il punto è, ed è anche assurdo che nessun giornalista durante le conferenze stampa faccia una domanda su questi temi a Meloni e ministri: ma, esattamente, qual è la proposta rispetto al cambiamento climatica che la destra propugna? In che modo, cioè, intende rispettare gli obiettivi di neutralità climatica, se intende rispettarli, come qualche volta dice? E se la transizione ideologica non va bene, in cosa consisterebbe una transizione ecologica non ideologica? Sappiamo che in questa visione non ideologica a loro dire, dovrebbe rientrare un nucleare di cui tuttavia poco sanno, ma che chiamano (ideologicamente) in causa quando, appunto, devono attaccare la transizione vera, quella fatta con le rinnovabili. Ma nucleare a parte, che cosa ci sarebbe nel loro pacchetto anti-crisi climatica? Non è dato saperlo perché, a ben vedere, non c’è proprio nulla. La destra italiana sul clima è praticamente nulla, un vuoto pneumautico tragico e anche antistorico, visto che altre destre, in Europa, sull’ambiente hanno almeno alcune idee, perché riescono a vedere la devastazione che il cambiamento climatico sta provocando nel continente europeo, uno tra i più flagellati e con un aumento delle temperature più alto.

È dunque francamente diventato insopportabile sentire parlare di avversione alla transizione ideologica. Perché se anche ci fosse qualcosa di ideologico nella transizione ecologica europea, la si potrebbe criticare e attaccare solo avendo delle idee alternative. Che invece, ed è abbastanza allucinante – come lo è, ripeto, il fatto che i giornalisti non assedino la destra di governo su questo fronte – non ci sono, balbettii sul nucleare a parte.

Così, ci troviamo nel 2024, mentre la crisi climatica ormai è avanzata a livelli estremi, con un governo che del clima finisce per non parlare quasi mai, o se ne parla è per attaccare misure ecologiche, lasciando così agire indisturbate le lobby che hanno interesse a che misure di contrasto ad un clima stravolto non vengano adottate. Nel frattempo, fronteggiamo siccità estrema, alluvioni, grandinate mai viste, tempeste nel mediterraneo, mari bollenti, frane, ondate di calore prolungate e devastanti. Ma, di fronte a tutto ciò, il problema è la transizione ideologica: non c’è dubbio.

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