US Open day 7: Ruud-Fritz e Zverev-Nakashima, fuori i secondi
Oggi torniamo all’antico, consigliando i soliti due match e riprendendo nel nostro diario di bordo, il filo di un discorso che ieri avevamo interrotto per ovvi motivi. Chiedevamo un pokerissimo è stata una coppia, vestita, ma pur sempre una coppia. Sugli scudi ovviamente i nostri numeri uno, che brillano come l’argenteria più bella prima del pranzo di Natale. Sinner, sempre più a suo agio nel ruolo di favorito numero uno, ha risolto la formalità O’Connell in meno di due ore, battendo l’australiano in tre set. I colpi ci sono, ma quelli ci sono sempre stati: ora sembra esser tornato anche Jannik; bypassando la retorica del sorriso, è sufficiente rivederlo sereno. Paolini, ha sancito il suo essere grande tra le grandi, conquistando ancora un ottavo di finale Slam, nella sua miglior stagione. Un passo alla volta, come a Parigi, come a Londra. Tre risultati tondi, invece, mandano a casa Errani, Cobolli e Arnaldi. Viste le partite, poco da recriminare. Risultati tondi e giusti.
Ruud-Fritz: l’americano è probabilmente nella sua forma migliore, quasi ingiocabile finora ha lasciato briciole ai suoi avversari e ha una chance importante da sfruttare per arrivare fino in fondo, in una parte di tabellone che lo vede, insieme a Zverev, il favorito di questa parte di tabellone. Detto questo, tra il dire (o sognare) e il fare (vincere) c’è di mezzo il signor Casper Ruud, dileggiato dai famosi puristi del tennis e che, troppo sottovalutato, invece è lì a giocarsela. Ricordiamo che il norvegese, da questa parti, una finale l’ha fatta. Lui sì.
Nakashima-Zverev: il buon Brandon sta finalmente facendo valere quanto di buono si era sempre scritto e detto sul suo conto. Ha vinto con Musetti un match che 9 volte su 10 avrebbe perso. Questo, per lui, è di sicuro un buon segnale. D’altro canto, Sasha è l’emblema della solidità teutonica mischiata con sangue sovietico. Senza voler troppo scomodare la geopolitica e la storia, Sasha resta il favorito, ma Nakashima ha le chance (e il tifo) per battere un probabile finalista.