A Pavia 173 alloggi popolari inagibili, ora i lavori: l’obiettivo sono 120 assegnazioni
PAVIA. Ristrutturare e reimmettere nel circolo delle assegnazioni 120 case popolari di proprietà del Comune. Francesco Brendolise, assessore con delega alle Politiche sociali, abitative e di inclusione sociale ha questo obbiettivo in mente, da realizzare grazie all’avanzo di amministrazione e a specifici bandi.
Le cifre
Attualmente, sul territorio comunale di Pavia, l’edilizia popolare può contare su 2.227 appartamenti di proprietà di Aler, l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, e 827 di proprietà del Comune. Il problema - o uno dei problemi - è che sulle 827 case del Comune, ben 173 sono sfitte per carenza manutentiva. Hanno bisogno, cioè, di lavori piccoli o grandi per essere agibili e poter essere assegnate.
«È una percentuale estremamente alta – commenta l’assessore Brendolise – perché ricordo che quando fui assessore ai Servizi sociali nella giunta Capitelli, nei primi anni del Duemila, il numero degli appartamenti sfitti era mediamente di 40 o 50, quindi una percentuale fisiologica. La nostra intenzione è di fare in modo che in due anni si possa tornare a quella percentuale, di 40 o 50 alloggi sfitti, facendo uno sforzo di investimento grazie all’avanzo di amministrazione del Comune, ma anche approfittando di bandi per l’edilizia popolare».
Brendolise sta analizzando i dati relativi alle case popolari degli ultimi anni. E si sofferma sul numero delle assegnazioni: «Osservando le cifre – prosegue – nel 2020 sono stati assegnati 7 alloggi, nel 2021 salgono a 11, nel 2022 sono stati 29 e infine, nel 2023, le case comunali date in assegnazione sono state 12. Non si tratta di numeri molto elevati, considerato che le persone che hanno fatto domanda, in occasione dell’ultimo bando pubblicato, sono state 665 per gli alloggi comunali e 346 per quelli gestiti da Aler».
Il numero di persone inserite nelle graduatorie comunali è rimasto più o meno costante nel corso degli ultimi anni. Secondo l’assessore Brendolise potrebbe scendere intervenendo sugli studentati che stanno per essere realizzati (se ne parla nell’articolo sotto - ndr) in modo che le case dei privati che oggi vengono affittate agli universitari possano soddisfare la domanda di quanti stanno cercando casa, ma non possono permettersi di pagare un affitto troppo elevato. Vi sono, poi, altri due aspetti da affrontare: le case a persone con disagi sociali e le occupazioni abusive.
Il custode sociale
«Alcuni assegnatari – prosegue l’assessore – vivono in condizioni di disagio sociale, ad esempio per problemi di dipendenza o patologie psichiatriche. In questi casi c’è da prendere in considerazione anche il tema della convivenza difficile. Per questo, in ogni complesso servirebbe un “custode sociale”, anche se in questo caso i tempi per arrivare alla completa realizzazione sono decisamente più lunghi. Servirebbe, cioè, una figura che faccia da recettore dei problemi degli inquilini e sia in grado di sollecitare i servizi sociali a intervenire per tempo, quando ancora le situazioni di crisi non sono entrate in una fase acuta. Penso, ad esempio, al tema dei minorenni. Intervenire in maniera preventiva, come spesso accade, oltre a essere più efficace è anche finanziariamente più sostenibile per le finanze del Comune». Sulla questione delle occupazioni abusive, invece, va annotato che Pavia al momento si trova in una situazione privilegiata rispetto ad altri centri più grandi. Ma, anche qui, bisogna giocare d’anticipo. «I casi a Pavia sono minimi – conclude l’assessore Brendolise – ma ho dato mandato agli uffici di contrastare questo fenomeno in maniere forte. Chi, oggi, pensasse di occupare una casa popolare del Comune sappia che verrà escluso da tutti gli aiuti che il Comune stesso eroga alle persone in stato di difficoltà e non potrà più fare domanda per l’assegnazione di una casa. Insomma, rischia di risolvere un problema per 15 giorni e restare tagliato fuori per anni».