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“Mia figlia di 5 anni ha rischiato gravi conseguenze per un ‘annegamento secco’ in piscina, i sintomi sono arrivati la sera”: la storia della piccola Annie Gallagher

Una normale giornata in piscina è diventata una corsa in ospedale per una bambina di cinque anni, Annie Gallagher. Come racconta il Daily Mail che riporta le parole della mamma, durante un tuffo la bambina avrebbe qualche problema, con tosse causata dall’acqua ma poco dopo “sembrava stare bene e voleva tornare a giocare, cosa che ha fatto“. La sera, una volta a casa, la piccola ha iniziato a dire che si sentiva stanca e che non stava bene: “Onestamente, la mia prima reazione è stata quella di rimandarla nella sua stanza per una buona notte di sonno, perché stavo ancora finendo di pulire la casa per il giorno dopo”.

Poi però la signora Gallagher ha pensato che fosse meglio portare la bambina al pronto soccorso e lì ha scoperto che la bimba aveva avuto quello che viene (impropriamente) chiamato “annegamento secco”: la bambina aveva sviluppato un’infezione polmonare chiamata polmonite ab ingestis, che si verifica quando corpi estranei o sostanze entrano nelle vie respiratorie, irritandole a tal punto da causare una reazione infiammatoria. L’acqua, in questo caso, entra nelle vie respiratorie e impedisce l’accesso all’aria, rendendo difficile respirare. “I medici mi hanno detto che se non l’avessi portata in ospedale sarebbe stata una catastrofe, potenzialmente mortale”. La dottoressa Debra Houry, Chief Medical Officer del CDC, ha dichiarato al Daily Mail che questa situazione “può accadere a chiunque in qualsiasi momento in cui sia presente dell’acqua” ma l’Alleanza Nazionale per la Prevenzione degli Annegamenti (NDPA) afferma che “perché si verifichi un annegamento, il bambino o l’adulto deve essere stato sommerso in acqua e che l’annegamento non può avvenire ingoiando acqua o semplicemente giocandoci”. L’esperienza raccontata dalla signora Gallagher al Daily Mail risale a 7 anni fa e l’obiettivo del racconto è quello di informare su questo pericolo.

L’annegamento secco è un termine popolare, ma non medico, che viene utilizzato per descrivere una situazione in cui una persona inala una piccola quantità di acqua nei polmoni o nelle vie respiratorie, provocando una reazione che può ostacolare la respirazione. A differenza dell’annegamento tradizionale, dove la persona è sommersa e i polmoni si riempiono d’acqua, nell’annegamento a secco l’acqua non entra nei polmoni in grandi quantità, ma può comunque causare problemi respiratori significativi. L’espressione “annegamento a secco” è controversa perché non è riconosciuta in medicina. Alcuni esperti sottolineano che il termine può essere fuorviante, dato che l’annegamento, per definizione, comporta l’immersione in acqua. Tuttavia, i sintomi post-immersione possono manifestarsi anche ore dopo l’incidente, quindi è importante monitorare la persona che ha avuto un episodio di quasi-annegamento.

L'articolo “Mia figlia di 5 anni ha rischiato gravi conseguenze per un ‘annegamento secco’ in piscina, i sintomi sono arrivati la sera”: la storia della piccola Annie Gallagher proviene da Il Fatto Quotidiano.

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