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Serbia divisa sul litio, pubblicata una lista di «ecoterroristi» contrari al progetto

BELGRADO Il Paese è diviso, le proteste di piazza non si fermano, le contrapposizioni politiche tra favorevoli e contrari si inaspriscono. Ma se la posta in gioco è altissima si può anche andare oltre, lanciando persino vere e proprie liste di proscrizione pubbliche contro gli “ecoterroristi”.

Che altro non sono che attivisti ed ecologisti anti-litio che si battono contro il cosiddetto “Progetto Jadar”. Litio, di cui sarebbe ricca la Serbia, che rimane tema caldissimo nel Paese. Anzi, bollente.

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Lo ha confermato la comparsa sul web, tra choc e polemiche, di un «registro degli ecoterroristi», che finora include una ventina di personalità in prima fila contro i progetti di estrazione del litio da parte del colosso anglo-australiano Rio Tinto. Progetti, ricordiamo, che sono fortemente sostenuti dalle autorità al potere a Belgrado, ma anche dalla Ue, che con la Serbia ha firmato a luglio un’intesa proprio sulle «materie prime sostenibili».

Ma i contrari sono tanti, con decine di migliaia di persone scese in piazza, anche bloccando strade e stazioni a Belgrado, sia ad agosto sia nei giorni scorsi davanti alla sede della Tv pubblica.

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Fra i favorevoli ci sono invece gli anonimi promotori del controverso portale “Kopacemo” (Scaveremo), in netta contrapposizione allo slogan «non scaverete» urlato dagli indignados in Serbia, nato dal nulla a fine agosto con l’obiettivo di «sostenere l’apertura della miniera» di litio perché «pilastro dello sviluppo della Serbia».

Portale, vi si legge, che ha la missione di combattere «disinformazione e propaganda» verso il Progetto Jadar. Combattendo anche con armi improprie.

Sono stati proprio gli anonimi di Kopacemo a pubblicare nomi e foto degli «ecoterroristi» che starebbero complottando contro lo Jadar, veri e propri identikit che molto ricordano quelli dell’Interpol.

Tra i “ricercati”, il politico di opposizione Aleksandar Jovanovic “Cuta”, celebre «per le dichiarazioni estremistiche e violente» e atti «incostituzionali», ma anche Zlatko Jovanovic, una delle anime dell’organizzazione “Ne damo Jadar”, in prima fila contro l’estrazione di litio, poi Stevan Filipovic, bollato come «attivista gay».

E poi Aleksandra Bulatovic, ecologista di Eko Straza, secondo Kopacemo colpevole di voler «rovesciare con la violenza l’ordine costituzionale». Sulla lista compaiono anche altri esponenti politici come Milica Randjevolic, del Partito democratico (Ds) e Vladimir Stimac, del Dss-Nada e sociologi del calibro di Jovo Bakic, «estremista» che soffia sul fuoco «dell’anarchia».

«Si tratta o no di una maniera per mettere nel mirino delle persone», marchiate come veri e propri «terroristi», la domanda rivolta dalla Tv N1 al ministro degli Interni serbo, Ivica Dacic. «Dipende», l’ambigua replica di Dacic, che ha evocato – come hanno fatto anche i misteriosi promotori di Kopacemo, un parallelismo fra le attività dei personaggi sulla lista con gli ecoterroristi perseguiti negli Usa dall’Fbi.

Ben diverso l’impatto su coloro che sono stati messi sotto tiro. «Mi sento minacciato, pubblicano i nostri nomi sul sito per metterci nel mirino perché ecoattivisti», ha così denunciato Ivan Bjelic, una delle figure sulla lista.

La polizia – che nelle scorse settimane ha esercitato una stretta sorveglianza su molti attivisti anti-litio, la denuncia degli indignados – dovrebbe invece identificare chi c’è dietro Kopacemo e mettere offline il portale», hanno chiesto da parte loro i Democratici, mentre il sociologo Bakic ha giurato di continuare a battersi per la causa.

E Aleksandar Jovanovic “Cuta” ha garantito che da ecoterrorista si trasformerà in «talebano» contro il litio. Difficilmente sarà solo, in un Paese dove l’oro bianco divide sempre più, mentre Vučić ha annunciato che da domani visiterà l’area di Loznica. Dove dovrebbe sorgere la controversa miniera

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