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L’infinita guerra dell’umanità contro il virus della poliomielite

TRIESTE Nascosto tra le pieghe della tragica guerra tra Israele e Hamas in Palestina, c’è anche un altro fronte di combattimento, questo molto più globale. È la guerra dell’umanità contro una malattia devastante, la poliomielite, e le cose non stanno andando bene. Il 16 luglio scorso, il Ministero della Salute di Gaza ha annunciato che il virus della poliomielite è stato identificato in 6 bacini di acque reflue a Gaza. Lo scorso 10 agosto le stesse autorità hanno riportato il primo caso di poliomielite dopo 25 anni, un bambino di 10 anni ora paralizzato. Causata da un virus che si trasmette attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati da materiale fecale, nella prima metà del ’900 la poliomielite causava epidemie drammatiche, con più di 350 mila bambini paralizzati ogni anno in tutto il mondo. Non c’è cura per questa malattia, e la paralisi è permanente; se colpisce i muscoli respiratori, diventa mortale. Molti ricorderanno le tragiche immagini dei bambini nei polmoni d’acciaio anche in Italia negli anni ’50.

La svolta avvenne nel 1952, quando fu avviata negli Usa una campagna di vaccinazione utilizzando un vaccino costituito dal virus inattivato con la formalina, ideato da Jonas Salk. Nel 1952, negli Stati Uniti la poliomielite aveva colpito quasi 60 mila bambini, di cui 3 mila erano morti e altri 20 mila erano rimasti paralizzati. Dopo l’introduzione del vaccino di Salk, nel 1962 i casi registrati furono meno di 1000. Nello stesso anno fu approvato un secondo vaccino, sviluppato da Albert Sabin e stavolta basato su un virus coltivato sulle cellule in laboratorio, sfruttando il fatto che questo passaggio seleziona varianti del virus ancora infettive, ma attenuate nella loro virulenza. Nel 1988 partì una campagna vaccinale globale sostenuta dall’Oms, l’Unicef, il Rotary International e, più tardi, dalla Gates Foundation, in cui il vaccino “vivo” di Salk veniva utilizzato per eradicare il virus della poliomielite dal pianeta Terra, come era già avvenuto per quelli del vaiolo nel 1978 e della peste bovina nel 2011.

Questa Global Polio Eradication Initiative (Gpei) aveva l’obiettivo di raggiungere il traguardo prima dell’anno 2000, ma le cose si sono rivelate più complicate del previsto. All’inizio del secolo, rimanevano ancora delle sacche di qualche centinaio di casi di poliomielite in Pakistan, Afghanistan, Nigeria, India e Tajikistan, nel contesto di situazioni in cui le condizioni di povertà, guerra o carestia avevano prevenuto la campagna vaccinale. Lo sforzo divenne allora ancora più intenso: il budget della GPEI ha superato i 20 miliardi di dollari, contribuito anche da diversi Governi, tra cui quelli degli Stati Uniti, India, Emirati Arabi Uniti e Gran Bretagna. Nel 2020, l’OMS dichiarò che l’Africa era diventata libera dal virus, lasciando soltanto due paesi in cui continuavano a essere riportati dei casi, il Pakistan e l’Afghanistan.

Ma nel frattempo era successo qualcosa di inatteso. Nel 2013, Israele, un paese in cui il tasso di vaccinazione è sempre stato molto elevato, aveva tuttavia riportato la presenza di una quarantina di individui che, ancorché non ammalati, erano portatori del virus. Segnalazioni analoghe erano progressivamente provenute anche da altri paesi. Nel 2022, anche le autorità della Gran Bretagna avevano rilevato la presenza del virus nelle fogne di Londra. Da dove veniva questo virus della poliomielite che aveva ricominciato a circolare? Determinandone la sequenza, si scoprì che non era né il virus originale né quello presente nel vaccino di Sabin, ma una variante mutata che era emersa dal vaccino stesso, ed era diventata nuovamente virulenta. Dall’agosto 2019, più di 20 paesi al mondo hanno riportato casi di poliomielite causata da questo virus derivato dal vaccino, con un trend in crescita dove la vaccinazione andava a rilento (il vaccino in ogni caso previene la malattia causata da questo virus mutato), tra cui di nuovo il Pakistan e l’Afghanistan ma anche Filippine, Malesia, Yemen e 19 paesi in Africa. È questo il virus che ora è stato identificato anche a Gaza. Nel frattempo, il vaccino originale di Sabin è stato modificato per contenere un virus attenuato in maniera definitiva grazie all’ingegneria genetica. Da marzo 2021, questo nuovo vaccino più sicuro è già stato somministrato a 650 milioni di bambini in 30 paesi.

Lo scorso 2 settembre le autorità palestinesi e alcune agenzie delle Nazioni Unite hanno iniziato una campagna vaccinale nella Striscia di Gaza, grazie a 1,3 milioni di dosi di vaccino di cui Israele ha consentito la consegna. Ma sembra solo l’ennesimo episodio di una lotta tra l’umanità e questo virus così mutevole e difficile da controllare. Una guerra che sembra ancora lontana dall’essere vinta.

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