Trieste, in 600 firmano a Gretta: «Non chiudete le Poste»
TRIESTE. Seicento firme in una settimana. È una corsa contro il tempo quella ingaggiata dai residenti del rione di Gretta: il 30 settembre l’ufficio postale di via dei Carmelitani – tuttora in funzione, a differenza della sede di via Combi con cui condivide il destino – chiuderà definitivamente, come recita l’avviso incollato all’ingresso.
Venti giorni per bissare il 2019
Mancano cioè meno di venti giorni per tentare di bissare il successo ottenuto alla fine del 2019, allorché la cessazione del servizio fu scongiurata in extremis, pur con una significativa riduzione del personale. Ma, in questo caso, la situazione a Gretta è ancora più complessa, a causa delle caratteristiche del rione (densamente popolato e con un’età media avanzata): molti residenti, sollecitati sull’argomento, non risultano informati della chiusura e la maggioranza confida che anche stavolta si possa strappare all’ultimo un compromesso.
Caos e risentimento collettivo
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Insomma, il lunedì mattina nelle strade del quartiere – complice anche il violento acquazzone abbattutosi su Trieste nelle prime ore della giornata – era dominato da un misto di caos e di risentimento collettivo. Alle Poste di via dei Carmelitani è attivo un solo sportello, dalle otto all’una e mezza di pomeriggio. Avvicinandosi alla sede si incontra per prima cosa il garage di Danilo Cancian che, dalla sua posizione, sembra quasi monitorare il flusso di persone che entrano ed escono dall’ufficio postale.
Un ufficio che esiste dagli anni ‘60
«Vivo qui dal 1954», racconta Cancian, il quale, dalla sua prospettiva privilegiata, ha potuto assistere all’evoluzione di Gretta nel corso degli ultimi anni. «L’ufficio postale esiste almeno dagli anni Sessanta, quando è stato costruito l’intero palazzo dove prima non c’era nulla», prosegue, mentre dietro di lui iniziano a spuntare i primi raggi di sole. Inutile dire quanto sia cambiato il rione da quella volta: «Tantissimo», risponde Cancian. Che tocca subito uno dei tasti più sensibili del dibattito attorno alla chiusura della sede postale: «Le persone sono aumentate. Ai primi del mese, davanti al mio garage, si forma sempre una coda per ritirare le pensioni». Proprio questo è uno dei punti su cui fanno leva i residenti per giustificare la loro protesta. Lungo via Gemona, peraltro, è in corso di costruzione un enorme edificio che andrà a ospitare nuovi appartamenti, aumentando ulteriormente il potenziale bacino d’utenza.
Un coro di lamentele
Di fronte all’ingresso si forma un piccolo gruppo di residenti, in attesa del loro turno. In breve tempo si sparge la voce e anche chi, come Gemma Firrincieli, non era al corrente della chiusura, si unisce presto al coro di lamentele. «Non è possibile! E le persone anziane come fanno? Già adesso era difficile venire allo sportello dopo la riduzione del servizio. Togliere anche questo sarebbe un disagio tremendo», esclama. Si apre così una discussione fra i presenti, alla quale prende parte dalla sua macchina anche Michael Hatzakis, che sbotta: «Io non saprei proprio dove andare».
Troppi disagi per il rione
Ed ecco la seconda argomentazione alla quale si rifanno i residenti: la lontananza degli uffici postali alternativi. Lontananza non tanto materiale – in linea d’aria gli sportelli di via dei Moreri a Roiano e di viale Miramare sono relativamente accessibili – quanto piuttosto aggravata dalla mancanza di una linea di autobus diretta a disposizione degli abitanti di Gretta. Residenti spesso anziani e dunque impossibilitati a percorrere a piedi una salita o lunghi tragitti.
Raccolta firme anche nei bar
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Se dalla sede di via dei Carmelitani ci si sposta qualche metro più in là, al capolinea della linea 26 in largo Osoppo, si sente illustrare questo ragionamento al tavolino allestito da Antonio Ditto e Dorina Olivo, promotori della raccolta firme che terminerà domenica. «Ho calcolato quanto ci metto da casa mia fino all’ufficio postale di via dei Moreri: con un cambio di autobus (prima la linea 26 e poi la linea 5, ndr), più l’attesa allo sportello, circa un’ora e venti», afferma Hrant Anmahian, affaccendato anche lui attorno al tavolino. La raccolta firme è stata estesa ai bar della zona, al fruttivendolo e ai negozi, in modo da informare la maggior parte dei residenti. «Non ci ha avvisato nessuno, da un giorno all’altro hanno appeso il cartello e basta», dice Olivo.
La digitalizzazione
E la digitalizzazione? Perché, in fondo, è questo il vero elefante nella stanza quando si parla di dismissioni di servizi di questo genere. «Noi utilizziamo internet», chiarisce Olivo, specificando però che, per alcune commissioni, lo sportello secondo lei è ancora indispensabile. Ma altri residenti di Gretta non hanno accesso alla rete, o comunque non sono in grado di utilizzarla autonomamente. «Finché esiste la nostra generazione – conclude Olivo – dovrebbero esistere anche gli sportelli».