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Volkswagen, addio al contratto che garantisce il posto di lavoro: potrà licenziare dal 2025, stop agli accordi salariali e meno apprendisti

Licenziamenti possibili, stop agli accordi salariali integrativi e meno apprendisti da inserire nelle fabbriche. È un piano di austerità pesantissimo quello che il gruppo Volkswagen ha presentato al sindacato IG Metall attraverso la cancellazione del contratto collettivo interno. La rescissione significa lo stop alle attuali intese salariali aziendali e alla sicurezza del posto di lavoro. Se il sindacato e la casa automobilistica non troveranno un accordo, Volkswagen potrebbe licenziare i suoi dipendenti per motivi operativi a partire dal luglio 2025.

Il gruppo tedesco sta annullando diversi accordi salariali interni. Il marchio principale dell’omonima casa automobilistica vuole rinegoziare, tra l’altro, le retribuzioni dei suoi operai, dei dirigenti e dei lavoratori temporanei. L’azienda ha spiegato di vedersi costretta a effettuare i tagli a causa delle attuali sfide economiche: “Dobbiamo mettere Volkswagen in condizione di ridurre i costi in Germania a un livello competitivo per poter investire in nuove tecnologie e nuovi prodotti con le nostre forze”, ha dichiarato Gunnar Kilian, membro del Consiglio di amministrazione e responsabile delle risorse umane.

In considerazione della concorrenza e della Germania come sede commerciale, ha sottolineato, “questo aspetto è ormai cruciale”. Tra le altre cose, l’azienda vuole intervenire per ridurre l’elevato pagamento di bonus per i suoi manager nel cosiddetto contratto “Tariff plus”. Inoltre, Volkswagen vuole ridurre il numero di apprendisti dall’attuale livello di 1.400, come stabilito dal contratto collettivo, e sta quindi annullando la garanzia di assunzione. Poiché la Volkswagen sta attualmente riducendo il personale in tutti i settori al di fuori della produzione di automobili, non ha senso continuare a formare apprendisti per questi settori, secondo un insider, come riporta Der Spiegel.

Come sottolineato dal Consiglio di fabbrica, annullando questi contratti collettivi, per molti dipendenti di lunga data tornerebbero in vigore contratti che in alcuni casi risalgono a più di trent’anni fa, se non si raggiunge un compromesso. Questi vecchi contratti collettivi prevedono orari di lavoro più lunghi e quindi salari più alti. Oltre a rifiutare i piani di licenziamento del Gruppo, l’IG Metall e il Consiglio di fabbrica si battono per un’estensione della sicurezza del posto di lavoro e per un aumento dei salari del 7%.

Il Consiglio di fabbrica e l’IG Metall hanno annunciato proteste: “Ora l’azienda si è resa conto di ciò che supponevamo da giorni”, ha dichiarato la presidente del Consiglio di fabbrica Daniela Cavallo, che ha anche ribadito la sua opposizione ai piani: “Ci difenderemo strenuamente contro questo storico attacco ai nostri posti di lavoro. Con noi non ci saranno licenziamenti obbligatori”. La comunicazione di Volkswagen arriva a pochi giorni dall’ipotesi di chiusura di due fabbriche – una di produzione e una di componentistica – in Germania, un’eventualità mai presa in considerazione dal gruppo automobilistico nei suoi cento anni di storia.

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