Ecco i vigilantes con i metal detector: a Padova l’esame della patente ora è blindato
Vigilantes armati di metal detector, pettorine da indossare sopra i vestiti, controlli anche da parte delle scuole guida: esame della patente blindato dopo i numerosi casi di truffe con apparecchiature elettroniche per suggerire le risposte al test scritto. La tanto temuta prova si tiene sempre e soltanto alla Motorizzazione di Padova, che si trova in corso Spagna.
È stato proprio il Ministero dei trasporti, guidato da Matteo Salvini, a decidere il potenziamento contro i “furbetti” della patente, anche perché Padova è risultata tra le città in Italia con il maggior numero di tentativi di truffe.
In pratica ci sono candidati – soprattutto, va detto, di origine straniera – che si ostinano ad andare a fare l’esame con addosso delle mini ricetrasmittenti (ormai se ne trovano di minuscole, a buon mercato), che permettono loro di rispondere ai quiz ministeriali essendo collegati con esperti esterni.
Per ovviare al problema la Motorizzazione si è dotata di vigilantes privati, lavoratori soci di una cooperativa, che vengono utilizzati come uscieri con in mano un metal detector per controllare che i candidati non abbiano nascosto sotto gli indumenti degli strumenti elettronici utili a collegarsi con i complici esterni.
Non è finita. Nel programma ministeriale è previsto anche che i candidati all’esame indossino una pettorina monouso che, dopo lo svolgimento dell’esame, va subito gettata nel cestino dei rifiuti. Un sistema già utilizzato alla Motorizzazione di Vicenza e che tra poco sarà messo in pratica anche nelle sedi decentrate del Ministero di tutto il Nord Est.
La decisione del Ministero è arrivata dopo il gran numero di segnalazioni di tentate truffe, messe in atto soprattutto da candidati che non parlano bene la lingua italiana. Alcune inchieste giornalistiche – a livello nazionale – hanno svelato che i candidati originari soprattutto del Pakistan, Bangladesh, Cina, Romania e Nord Africa, sono disposti a pagare dai 3 ai 5 mila euro pur di avere la patente italiana in tasca in poco tempo.
È stato anche accertato che la maggioranza delle truffe informatiche sono state registrate nelle province di Roma, Latina, Frosinone, Bologna, Pescara, Brescia e appunto Padova. Le indagini giudiziarie stanno andando avanti e tanti magistrati stanno lavorando per verificare se dietro ai “furbetti” della patente non ci sia la lunga mano della criminalità organizzata.
«Come autoscuole diamo un giudizio positivo su questo potenziamento degli strumenti di controllo per cercare di debellare questo fenomeno delinquenziale che poi ha una relazione diretta con il rispetto del Codice della Strada, visto che chi non conosce bene le norme costituisce un pericolo sulle strade sia per se stesso che per tutti gli altri automobilisti – spiega Alberto Rizzardi, presidente del Consorzio Autoscuole di Padova e titolare di una nota realtà del cittadellese – D’altronde sono anni che va avanti il dibattito politico su come organizzare meglio questo tipo di esame teorico. Io proporrei anche un’altra soluzione: perché non tornare agli esami di una volta, quando si tenevano con colloqui diretti tra esaminatori e candidati? Perché, come si fa in Germania, l’esame non viene svolto anche utilizzando la lingua inglese? In tutti i modi noi c’impegniamo al massimo per dare una mano alla Motorizzazione per eliminare i truffatori visto che siamo i primi ad esserne danneggiati».