Pavia, l’allarme degli avvocati penalisti: «Torre del Gallo è un carcere dove manca la speranza»
PAVIA. Tensioni all’ordine del giorno, celle e locali fatiscenti, tanti detenuti con disagio psichico e dipendenze, sovraffollamento e poco personale in un carcere che conta quasi 700 reclusi e solo 120 agenti di polizia. È la sintesi della situazione riscontrata dagli avvocati della Camera penale di Pavia che giovedì sono entrati a Torre del Gallo insieme ai rappresentanti nazionali dell’Osservatorio carcere. Una situazione che spinge Eleonora Grossi, presidente della Camera penale, a dire che «in questo carcere manca la speranza, manca anche solo l’idea di quella funzione rieducativa di cui si legge in Costituzione». Insieme agli avvocati penalisti era presente anche Tommaso Bernini, consigliere comunale di Azione. La delegazione è stata guidata nella visita dalla direttrice del carcere, Stefania Mussio.
I problemi
«Siamo entrati a Torre del Gallo per vedere da vicino la realtà di una casa circondariale dove, solo nel 2024, si sono già registrati tre casi di suicidio – spiega Chiara Venegoni, che ha la delega al carcere per la Camera penale –. Le ragioni di questi tragici gesti non si conoscono, ma la visita ci ha mostrato una realtà davvero difficile da gestire, dove i disordini fra detenuti e fra detenuti e personale penitenziario sono all’ordine del giorno. Strutture obsolete e in alcuni casi fatiscenti fra le sezioni del padiglione dei comuni, sovraffollamento di detenuti in posizione mista, fra cui tossicodipendenti e soggetti psichiatrici, insufficienza del personale penitenziario, peraltro impreparato, e di quello medico sanitario, carenza di corsi e di occupazioni lavorative sufficienti a soddisfare le richieste dei detenuti e da ultimo la totale assenza di spazi all’aperto per garantire l’attività fisica, rappresentano solo alcune delle criticità dell’istituto che – come definito dalla direttrice, la dottoressa Mussio - “è più contenitivo che altro”».
«Stato assente»
La relazione degli avvocati fa riferimento anche agli aspetti positivi nella struttura, «che sono però ancora pochi», come le recenti parziali ristrutturazioni, la scuola, un teatro, alcuni luoghi di culto, una sartoria interna e l’occupazione all’esterno di 35 detenuti lavoratori. Per gli avvocati «sono ancora troppo lontani ed astratti i progetti immaginati e presentati dalla Direzione, anche considerata la cronica assenza di fondi da destinarvi». La delegazione ha potuto anche verificare che sono state inviate diverse segnalazioni al Ministero sui disagi del carcere, «ma abbiamo dovuto prendere atto del grave disinteressamento dello Stato che – informato costantemente – non smuove la situazione».
Anche per la presidente Grossi dalla visita «emerge uno Stato completamente sordo alle richieste avanzate per garantire i diritti minimi dei detenuti. Non hanno spazio nelle celle e neanche fuori, dove potrebbero recuperare facendo attività fisica – aggiunge –. I detenuti con problemi psichiatrici certificati sono numerosi, ma ancor di più sono quelli che hanno trasformato i disagi e le psicopatie in violenza ed abuso di farmaci. Manca anche l’aiuto delle associazioni di volontariato, che potrebbero fare molto per agevolare le attività interne alle mura. Non ci stancheremo mai, come avvocati penalisti, di dare voce alle necessità vere dei detenuti».