La scienza incontra la musica a Trieste Next
Una serata in compagnia di un compositore Premio Oscar, preceduta dal pomeriggio con uno dei più noti scienziati contemporanei, Premio Nobel per la Fisica.
Il festival della ricerca scientifica Trieste Next ha offerto ieri, sabato 28 settembre, al pubblico una giornata memorabile, all’insegna del crossover tra due mondi, musica e scienza, più vicini di quanto possa sembrare.
Sul palco di un teatro Verdi sempre gremito, Nicola Piovani e Andre Geim sono stati protagonisti dei due eventi speciali più attesi, che rientravano anche nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario dell’Università di Trieste.
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Dialogando sul palco con il giornalista Fabrizio Brancoli, vicedirettore cultura ed eventi del gruppo Nem con delega a Il Piccolo, Piovani ha aperto la serata con un amarcord triestino: «Sono felicissimo di stare qui, dove nel 2022 ho debuttato con la mia prima opera lirica. Per me ha un significato particolarissimo. Ho conosciuto il meraviglioso personale di questo teatro, ho conosciuto Trieste.
E qui ho lasciato un pezzo di cuore». Il compositore romano ha raccontato le origini della sua passione per la musica nella prima infanzia («nacque da un regalo di mio padre, una fisarmonica giocattolo») per arrivare poi ai suoi maestri: «Nino Rota, Morricone e poi Elsa Morante, dalla quale ho imparato soprattutto una cosa, il libero pensiero».
Non sono mancati i riferimenti alla contemporaneità. Piovani ha ammesso di ascoltare per curiosità anche artisti contemporanei, come Angelina Mango o Taylor Swift: «Ho detto che ascolto, mica che mi piace. Da giovane io ho visto degli insegnanti che erano reazionari, chiusi al presente. Il mio maestro di composizione, quando vennero i Beatles al teatro Adriano a Roma, si barricò in casa e mi disse: “Ha visto che barbarie?”. Mi voleva convincere che la musica era morta con Strawinsky. Il conservatorismo mentale è pericoloso. Non solo nella musica».
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Come si innova, allora, la musica? Per il compositore Premio Oscar «la musica deve raccontare l’oggi, la contemporaneità, i cambiamenti, come faceva, ad esempio, Beethoven. L’importante è evitare il già sentito. De Andrè cambiava sempre, come Fellini nel cinema. Ho visto, invece, tanti cantautori di talento che nel corso della carriera hanno prodotto dei cloni della loro musica».
Tanti i riferimenti al cinema (ha scritto colonne sonore per più di 230 film), compresa la constatazione della perdita dell’atmosfera del cinematografo: «L’arte filmica oggi viene fruita in televisione, sui tablet, sullo smartphone, frammentata in tutti i modi. Si è persa la teatralità, la sacralità». Addio a quelle emozioni live che, invece, Piovani ha voluto regalare ieri al pubblico, esibendosi da solo al pianoforte, a cominciare dalla colonna sonora di “Caro Diario”.
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Nel pomeriggio è toccato ad Andre Geim calamitare l’attenzione del pubblico. Nel presentarlo, Alessandro Baraldi, docente di Fisica Sperimentale dell’ateneo triestino, ha tenuto a sottolineare che lo scienziato «ha ispirato l’attività di tantissimi ricercatori qui a Trieste, me incluso».
Una lectio magistralis in cui Geim ha ripercorso la sua carriera dal periodo in cui faceva il ricercatore in Olanda e cominciò a studiare gli effetti di campi magnetici particolarmente potenti sull’acqua: «Non avevo esattamente idea di cosa aspettarmi, ma mi trovai davanti a uno spettacolare fenomeno di levitazione. La reazione dei colleghi fu sorprendente e a quel punto mi chiesero di far levitare, oltre alle gocce d’acqua, anche qualcos’altro».
E qui, con divertita autoironia, Geim ha raccontato l’episodio della rana levitante, divenuto celebre non solo in ambito scientifico ed entrato nell’immaginario collettivo: «Presi una piccola rana e la feci volare. Questo cambiò la percezione nei miei confronti. Anche dopo il Premio Nobel la gente veniva da me per dirmi: “Non ho idea di cosa sia il grafene, ma la tua rana volante…”». Una dimostrazione di come la scienza, a volte anche in modo apparentemente giocoso, sappia colpire la fantasia del pubblico.
Più “seriosa”, ma altrettanto emozionante, la scoperta che gli è valsa il Nobel, nel 2010 assieme a Konstantin Novoselov, per le ricerche sul grafene. «I materiali con uno spessore di un solo atomo o una sola molecola si pensava non potessero esistere nel nostro universo – ha ricordato lo scienziato –. E poi, all’improvviso, vent’anni fa, abbiamo scoperto un materiale dello spessore di un atomo. Avete idea di quanto può essere sottile il grafene? Il semplice fatto che esista è qualcosa di speciale. È il materiale più resistente e più sottile che si possa immaginare. E abbiamo cominciato a studiare come renderlo utile per migliorare la nostra vita. Ci sono tantissime applicazioni possibili, dalla tecnologia, ad esempio le batterie dei cellulari, alle scarpe e agli sci».
Il programma di domenica
Oggi, domenica 29 settembre, sarà la terza e conclusiva giornata di Trieste Next che a partire dall’anteprima di giovedì sera ha proposto un ricco programma con un centinaio di eventi e il coinvolgimento di più di 300 relatori. Una manifestazione che ha raccolto ancora una volta un considerevole successo di pubblico e che da quest’anno ha tra i promotori Nord Est Multimedia (Nem), il gruppo che edita anche questo giornale.—
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