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L'inchiesta sugli Ultrà risolve anche un omicidio mafioso irrisolto del 1992

L’inchiesta milanese che ha svelato i legami tra ultras e criminalità organizzata ha permesso di risolvere un cold case del 1992 riguardante l'omicidio di Fausto Borgioli, un noto trafficante di droga. Borgioli, soprannominato «Fabrizio» era ritenuto uno dei luogotenenti di Francis Turatello, alias «Faccia d'Angelo», figura di spicco della criminalità milanese degli anni '70, accanto a nomi noti come Renato Vallanzasca e Angelo Epaminonda.

Il caso Borgioli, rimasto irrisolto per tre decenni, è stato riaperto grazie alle recenti indagini che hanno coinvolto Giuseppe Caminiti, legato alla 'ndrina degli "Staccu" di San Luca, una potente famiglia mafiosa calabrese. Caminiti, già arrestato il 30 settembre 2024 nell'ambito dell’inchiesta dell’antimafia sulle infiltrazioni mafiose nelle curve di Inter e Milan, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare della Guardia di Finanza per l’omicidio di Borgioli.

Per anni, le indagini si erano arenate ma la svolta è arrivata grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali del 2020 raccolte durante l'inchiesta Doppia Curva. Le intercettazioni hanno fatto emergere le prove decisive contro Caminiti. In una conversazione telefonica con l'imprenditore Gherardo Zaccagni, Caminiti fa un riferimento criptico ai "danni" commessi anni prima con una pistola, aggiungendo: "Poi ti spiegherò la storia di 'sta via qua un giorno… C'ha una storia importante fratello, mi ha sverginato a me sta zona qua…ho fatto danni". Questa conversazione si riferiva alla zona di via Montegani 10, dove viveva Borgioli, e ha permesso agli investigatori di collegare il delitto all'ultrà.

Il quadro è diventato ancora più chiaro grazie a una successiva intercettazione ambientale del 27 gennaio 2021, registrata all'interno di una BMW. Durante questa conversazione, Caminiti avrebbe ammesso di essere l'autore dell’omicidio, riferendosi alla vittima come "l’uomo di via Montegani", un chiaro riferimento a Borgioli. Nella stessa occasione, Caminiti racconta che Borgioli era stato giustiziato perché ritenuto confidente della polizia: "Abbiamo scoperto che erano confidenti della polizia (…) Una delle peggiori situazioni della mia vita".

Questi dettagli confermano che Borgioli, legato al clan di Francis Turatello, fu giustiziato il 19 ottobre 1992 con cinque colpi d’arma da fuoco nel quartiere Lorenteggio, in un’esecuzione in pieno stile mafioso.

Giuseppe Caminiti, «diretta emanazione della 'ndrangheta per espressa e plurima ammissione» avrebbe sempre operato nell’ombra, gestendo secondo gli inquirenti le attività illecite come il racket dei parcheggi dello stadio San Siro e la rivendita di biglietti. Caminiti, conosciuto nell’ambiente ultras come “Pino” o “Pinuccio”, più che un semplice tifoso dell’Inter, è stato a lungo un tassello chiave nei rapporti tra il tifo organizzato e la 'ndrangheta calabrese. Il 55enne era noto per essere il dominatore occulto del business dei parcheggi attorno allo stadio San Siro assegnati all'imprenditore Gherardo Zaccagni con il benestare di Giuseppe Calabrò alias 'u Dutturicchiu'.

Nel 2022, avevamo raccontato in un articolo l’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo ultras dell’Inter, ucciso in un agguato mafioso. In quell’occasione, avevamo documentato come le curve degli stadi fossero diventate veri e propri campi di battaglia per i clan mafiosi, che sfruttano la passione per il calcio per accumulare profitti enormi attraverso traffici illeciti. In particolare, le tifoserie di Milan e Inter ma anche Lazio e Roma, fossero da tempo nel mirino degli investigatori, che avevano rilevato come una percentuale significativa dei membri fosse legata alla criminalità organizzata.

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