Macron precipita verso il suo minimo storico: popolarità al 22%. I francesi gli presentano il conto
Emmanuel Macron sembra aver avuto l’effetto opposto a quello sperato. Il presidente francese ha visto la sua popolarità scendere vertiginosamente ai livelli più bassi dalla sua rielezione nel 2022. Secondo gli ultimi dati del barometro di Le Figaro Magazine, la sua quota di fiducia è crollata al 22%, un tracollo di 3 punti in un solo mese, che si avvicina pericolosamente al minimo storico toccato durante la crisi dei gilet jaunes, quando la sua popolarità era scesa addirittura al 21%. Dunque, anche l’operazione portata a termine con l’insediamento di Michel Barnier al governo non è servita a risollevare le sorti dell’inquilino dell’Eliseo.
Macron: il distacco che costa caro
Il tentativo di Macron di prendersi una pausa dalla gestione delle questioni interne, in linea con la sua promessa di lasciare Barnier libero di governare, non sembra aver convinto gli elettori. Anzi, il distacco strategico, che avrebbe dovuto ricordare ai francesi le passate coabitazioni presidenziali, non ha sortito l’effetto desiderato. I francesi, invece di apprezzare questo presunto “prendere le distanze”, ormai vedono nel presidente un leader che, pur dedito alle questioni internazionali e diplomatiche, appare sempre più lontano dalle reali esigenze della gente comune.
Un’agenda internazionale che non basta
L’inquilino dell’Eliseo, stretto nei suoi “domaines réservés”, sembra ora un presidente in fuori gioco, confinato nella difesa e nella politica estera, mentre la sua partecipazione a vertici internazionali – dall’Assemblea generale dell’Onu al forum economico di Berlino – lascia un’eco fioca sul piano interno. Anche con un’agenda fitta di incontri diplomatici, come la visita di stato in Marocco a fine mese ad esempio, Macron sembra avere più l’aria di un viaggiatore politico che di un leader al servizio del suo popolo. E mentre si fa trascinare in questo tour globale, ai francesi rimane solo la percezione di uno chef d’État che, per riprendere le sue stesse parole durante la presenza in Germania, “regolamenta troppo e investe poco” sul fronte nazionale.
Il peso della sfiducia
Il guaio è che questo “troppo” lo si sente soprattutto nelle promesse non mantenute, nei giri di parole diplomatici e in un distacco sempre più palese. Il problema è amplificato poi dal fatto che anche Michel Barnier, incaricato di ridare slancio al governo, non gode di grande popolarità. La sua fiducia si attesta infatti al 32%, con un supporto sorprendentemente maggiore tra i macronisti rispetto ai simpatizzanti della destra repubblicana (65% contro 57%). Questi ultimi, nonostante abbiano ottenuto posti di rilievo nel governo, sostengono in minima percentuale, solo il 24%, il presidente francese.
La caduta dei fedelissimi
In caduta libera anche i membri del suo ex governo, come Gérald Darmanin e Bruno Le Maire, non sono riusciti a capitalizzare sulla loro uscita. Darmanin ha perso popolarità sia al centro (-12) che a destra (-14), mentre Le Maire è sceso al 12° posto nelle preferenze, pagando probabilmente il prezzo per la difficile situazione finanziaria della Francia, che registra ora un deficit superiore al 6% del Pil.
Un destino segnato?
In questo contesto, la debolezza politica di Macron si fa sempre più evidente. Lontano dalla grandeur che un tempo aveva promesso, il presidente appare disconnesso dal paese che governa. Il malcontento crescente e la disillusione nei confronti del suo operato pongono una domanda cruciale: Macron saprà invertire la rotta, o il suo mandato si avvia verso un epilogo irrilevante, segnato dalla marginalità politica e dall’incapacità di riconquistare la fiducia dei francesi?
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