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Stella Moris: “Siamo andati a Strasburgo perché un caso Assange non succeda mai più”

“È importante stabilire non solo cosa è successo, ma anche quali sono le implicazioni”. Stella Assange non guarda solo al passato. Con Julian Assange e WikiLeaks, guarda anche al futuro e alle conseguenze del caso del fondatore di WikiLeaks per la libertà di stampa, ora che, con il suo patteggiamento, il governo americano è riuscito a far passare – per la prima volta nella storia degli Stati Uniti – la teoria che un giornalista che rivela documenti segreti nel pubblico interesse commette un gravissimo crimine e gli Usa possono provare a estradarlo e a incarcerarlo, non importa la sua nazionalità. Il Fatto Quotidiano ha intervistato Stella Assange a Strasburgo, dove il Consiglio d’Europa ha appena approvato una risoluzione sul caso Assange, frutto del report della Relatrice per i prigionieri politici Thórhildur Sunna Ævarsdóttir.

Perché la risoluzione è importante?

Come ha spiegato Julian stesso durante la sua testimonianza, lui ha deciso di scegliere la libertà rispetto a una giustizia impossibile da ottenere. Alla luce del fatto che il caso Assange non finirà mai con la sentenza di una corte indipendente, è incredibilmente importante avere questo report e una risoluzione basate sul lavoro di una persona nominata dalla commissione Affari legali e Diritti umani e da esperti di queste materie, che hanno condotto una lunga indagine, giungendo a conclusioni indipendenti non solo su quello che ormai è accaduto, ma anche sulle implicazioni di questo caso per il giornalismo in Europa.

Gli inglesi erano contrari. Lei si aspetta che, prima o poi, ammetteranno il loro ruolo nella persecuzione?

Il più grande fallimento nel caso di Julian è stato il fallimento del Regno Unito nel far rispettare i suoi diritti. Le conclusioni del Consiglio d’Europa, secondo cui durante il periodo di oltre cinque anni in cui era in carcere a Belmarsh, Julian era un prigioniero politico, sono estremamente importanti. Il Regno Unito è un paese membro del Consiglio d’Europa. Ora che Julian è libero, è più facile per il Regno Unito guardare le cose a distanza e criticamente, assicurandosi che quello che è successo non succeda ancora. Io credo che questa sia la lezione più importante: questi fallimenti non devono ripetersi. Non deve esserci mai più altro editore che va in prigione. E le leggi sull’estradizione non devono più essere abusate in questo modo per ridurre al silenzio un editore e per intimidire la stampa.

Abbiamo visto un Julian Assange calmo al Consiglio d’Europa, come reagisce all’ingiustizia subita?

Sono riluttante a mettergli parole in bocca. Julian era entusiasta di usare un consesso come quello e la solennità di quell’evento per dire che, ovviamente, ci sono molti casi come il suo, in cui un Paese perseguita aggressivamente, attacca, e a volte rapisce o addirittura uccide giornalisti e dissidenti, e spesso quelle persone non hanno la visibilità che ha lui. È per questo che ha scelto quel forum per parlare al pubblico per la prima volta. Il catastrofico fallimento dei Paesi coinvolti nel suo caso deve essere affrontato e corretto.

Con il primo anniversario della guerra a Gaza, il fondatore di WikiLeaks è stato molto chiaro nel chiedere verità e solidarietà per centinaia di giornalisti uccisi a Gaza e in Ucraina. La risoluzione è importante per il giornalismo in generale?

È un riconoscimento chiave del fatto che i giornalisti in Europa sono esposti a rappresaglie della peggiore specie e le protezioni che esistono sulla carta non significano nulla quando uno Stato decide di usare le sue risorse – che, confrontate con quelle di un giornalista, sono illimitate – per andare contro una singola persona. In guerra o in pace, prendere di mira i giornalisti serve a perpetuare l’impunità e a impedire che la verità venga fuori. Protezioni più forti di quelli esistenti proteggono i giornalisti di tutto il mondo.

Durante la sua testimonianza, suo marito ha scherzato sul fatto che, ora, ha una suocera. Com’è la vita ordinaria della famiglia Assange?

Julian è stato rilasciato improvvisamente e noi siamo dovuti ripartire da zero in Australia, prendiamo la vita alla giornata, cercando di capire quali saranno i prossimi passi e questo richiede tempo. Non è facile, ma, nell’insieme, non è complicato come quello che abbiamo passato. Credo che ci stiamo adattando molto bene al nuovo contesto, i bambini sono contenti e noi siamo felicissimi di stare insieme. Mia madre ha viaggiato con noi per aiutarci. Che succederà dopo? Credo che ci concentreremo sul recupero della salute di Julian e sul suo riadattarsi a essere di nuovo libero.

ENGLISH VERSION – Stella Assange: “In Strassbourg so that a new Assange case won’t happen again”

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