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Parigi-Tours, settanta chilometri tra cotés e sterrati, ma Philipsen e Pedersen incombono

Ultimi spiccioli di stagione ciclistica all’orizzonte. Siamo vicinissimi all’ultimo grande appuntamento del 2024, il Giro di Lombardia, e gli appuntamenti di questi giorni faranno da preparazione per la Classica delle foglie morte, dominata da Tadej Pogacar negli ultimi tre anni. Una delle gare che si presenta come ‘riscaldamento’ è la Parigi-Tours.

Che negli ultimi anni forse ha perso un minimo di importanza, dato che voleva prendersi lo scettro di grande classica francese e strapparlo dalle mani della Parigi-Roubaix. Impresa per nulla riuscita, visto che spesso è stata teatro nel finale di volate di gruppo, seppur negli ultimi anni si è cercato di mischiare le carte in tavola.

Anche in questo 2024 si proverà a fare lo stesso. Gli ultimo 70 chilometri di corsa saranno animati dalla presenza di otto cotés, quasi una dietro l’altra, e con dieci tratti di sterrato, i ‘Chemins des Vignes’, disseminati per allungare e stropicciare il plotone, che potrebbe perdere più di un pezzo per strada, o magari no, con il gruppo che potrebbe arrivare allo sprint, sempre se farà i conti nel modo giusto.

Così non andò lo scorso anno, quando un gruppettino di fuggitivi della prima ora riuscì a resistere al ritorno degli avversari, con la storica corsa che venne intascata dallo stagista Riley Sheehan, battendo gli avversari in uno sprint ristretto. Difficile che si verifichi lo stesso scenario, con Jasper Philipsen, Mads Pedersen ed Arnaud De Lie sulla linea di partenza.

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