L’analisi. Chi ha paura del servizio civile agricolo? Una sinistra sempre più lontana (in tutti i sensi) dalla terra
Durante il G7 Agricoltura, tenutosi a Ortigia, il ministro Francesco Lollobrigida ha annunciato la sperimentazione del servizio civile agricolo, attraverso un progetto pilota che coinvolgerà 1000 giovani – di età compresa tra i 18 e i 28 anni, a patto che non l’abbiano già svolto precedentemente –, così come citato dai requisiti del bando generale del servizio civile universale.
L’implementazione di questo progetto cammina sul solco della politica portata avanti dall’attuale dicastero dell’Agricoltura, unitamente alla visione generale del Governo, che vede nel settore primario un volano di sviluppo sociale ed economico, prendendo le distanze da quelle dottrine che vedono l’agricoltura come un settore inquinante e pericoloso.
Dal 2 Ottobre al 28 Novembre gli enti interessati potranno presentare i progetti per inserirsi nella lista dei soggetti ospitanti del servizio civile universale: gli ambiti interessanti dalla sperimentazione sono vari, dalle attività di assistenza a persone fragili, a servizi educativi; da interventi volti alla tutela del made in Italy a progetti che mirano alla promozione di corretti stile di vita.
La notizia del servizio civile agricolo unitamente alle parole del Ministro Lollobrigida (“servire la Patria nei campi”) hanno generato diverse polemiche che ci raccontano di come la sinistra attuale vede l’Agricoltura: un insieme di operazioni disdicevoli che andrebbero evitate in virtù di una visione classista, per la quale il servizio civile è degno per mansioni intellettuali ma non per quelle manuali e legate alla terra. E si poiché la polemiche sulla parola “Patria” sono pretestuose –l’istituto del servizio civile nasce proprio nel 1972, come alternativa alla leva obbligatoria per i cittadini che volessero servire la Nazione in maniera diversa, inoltre è stato ampliato dal Governo Renzi nel 2016 come istituto universale e volontario legato alla cittadinanza attiva –, segno di un concetto di Nazione che fa paura ha chi ha una tradizione spiccatamente antinazionale.
La polemica sulla paga mensile (507 euro così come stabilito dal bando nazionale) appare strumentale, come fatto notare recentemente dal senatore Luca De Carlo in una trasmissione televisiva, in quanto si applica solo nei confronti di questa iniziativa e non per ciò che riguarda i compensi di altri stage e sistemi di tirocinio, dimostrando una visione miope dell’Agricoltura, un settore percepito o come terreno di sussidi e povertà o peggio come hobby divertente per i ricchi che il weekend vanno a visitare il loro orto sinergico.
I dati dell’ultimo Rapporto Giovani e Agricoltura ci raccontano una realtà ben diversa. Il documento oltre a contenere l’aggiornamento dei principali dati sulla partecipazione giovanile al settore primario, propone una ricognizione delle misure a sostegno del ricambio generazionale previste dal Piano strategico dell’Italia relativo alla PAC 2023-27 e dalla politica nazionale. Le imprese agricole giovanili si sono ridotte molto meno rispetto alle pari età dell’industria alimentare, della ristorazione e dell’economia nel complesso, a dimostrazione del fatto che l’agricoltura, nonostante tutto, mantenga un buon potere di attrazione di giovani leve.
Questi dati permettono di fare una riflessione su una sinistra che appare sempre più lontana alla “terra”, non solo metaforicamente ma in maniera plastica, da un lato la parte liberal e progressista ha immaginato un mondo di occupazioni in settori digital – sicuramente attraenti, ma che non possono soddisfare le aspirazioni e le capacità di tutti, soprattutto nel Sud e Isole –, dall’altro una sinistra radicale che è incendiaria ma ha perso il contatto con chi produce.
Parafrasando una famosa frase attribuita al sindacalista Chico Mendes potremmo dire che “l’ecologismo senza amore per la terra è giardinaggio”, l’agricoltura senza “oikofilia”, priva cioè di amore per la propria casa è steribile hobby senza visione, lontani come si è dalla terra, la terra dei figli.
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