Una speranza per il battello Ambriabella, arrugginito nel Canale navigabile di Trieste
“Ambriabella” naviga tra mito e realtà, tra un passato glorioso e un mesto presente ormeggiato nel Canale navigabile. Quel battello rugginoso e sbrecciato è lo stesso che venne varato nel 1962 e che fu simbolo – insieme alla gemella “Dionea” – del trasporto passeggeri nel Golfo di Trieste: 62 anni fa.
Tuttavia una pattuglia di indomiti non si rassegna a farne una vendita da ferrovecchio al chilogrammo e ne vuole rilanciare recupero e utilizzo. “La leggendaria motonave Ambriabella rinasce green per navigare nel golfo di Trieste” è il titolo di un appuntamento che si terrà venerdì prossimo, 11 ottobre, alle 17 nello stand “Anywave” nel Villaggio Barcolana.
Le due motrici della riscoperta sono la Meccano engineering dal punto di vista progettuale e il cantiere Quaiat sotto il profilo navalmeccanico. Bocce cucite in attesa della rivelazione: comunque trapela un’idea molto ampia, versatile per assecondare più modalità di servizio, in grado di caricare 150 persone e di portarle a spasso nel golfo, a Venezia e lungo la costa istro-dalmata.
Di soldi al momento non si parla, in attesa di verificare se vi sia un armatore disposto a investire. In passato si era parlato di una “forbice”, a seconda si fosse trattato di uno yacht o di un battello passeggeri, tra i 5 e i 10 milioni di euro. Dimensioni: 292 tonnellate di stazza lorda, lunghezza di circa 52 metri.
“Ambriabella” è proprietà di una srl partecipata da sei persone, tra cui Stefano Reggente, fondatore di Meccano nel 2000, e Marino Quaiat. Alle sue spalle una storia interessante, un po’ triste e un po’ avventurosa. Il vaporetto nasceva nel 1962 nel cantiere muggesano Felszegi – come s’è detto – insieme alla Dionea. Il varo simultaneo fu, a giudizio dei presenti, spettacolare e ad esso seguì il completamento al cantiere San Rocco.
Consultando i siti, si legge che i due battelli erano stati concepiti come unità costiere chiamate a collegare Trieste con gli altri scali del Golfo.
L’armatore era la triestina Navigazione Alto Adriatico, che, superata la metà degli anni Settanta, dovette vendere “Ambriabella” a una compagnia greca. La nuova proprietà la destinò alle comunicazioni tra le isole elleniche. Della bella barca si persero le tracce, finché, dopo una meticolosa ricerca durata quasi un decennio, “Ambriabella” venne ritrovata in un cantiere a 40 chilometri dal Pireo, con il supporto di immagini satellitari. Un pool di imprenditori italiani la comprò e la fece rimorchiare fino a Trieste.
Siamo nel 2009, tre lustri or sono. Da allora il vaporetto è sempre rimasto nel Canale navigabile in attesa di eventi. In principio si pensava di estrarne uno yacht: se ne era occupata la società di consulenza statunitense Wissmann & associates, fornendo un giudizio incoraggiante, ma insufficiente a smuovere interesse e attenzioni.
Neppure il broker Frazier Yacht era riuscito a trovare acquirenti. Nel 2016 fu “ricoverata” nell’Arsenale San Marco, dove venne sottoposta a lavori di manutenzione per evitare deterioramenti irrecuperabili.
Colpisce la sorte ben diversa capitata alla gemella “Dionea”, che invece all’inizio del millennio fu trasformata in yacht di lusso dai cantieri genovesi Mariotti. Vennero realizzate sei cabine, nella sala macchine adesso si pranza e l’ex bar funge da salotto. “Dionea” è noleggiabile, a seconda delle stagioni, tra 80 e 85 mila euro alla settimana.—
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