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Salvini lancia l’alleanza ultra-reazionaria mentre Orban interferisce sul processo Open Arms

Una santa alleanza tra reazionari e oscurantisti di estrema destra con tanto di interferenza di un leader straniero in un processo in corso. Un paese serio, visto che a parlare è stato il premier di uno stato straniero, avrebbe dovuto convocare l’ambasciatore ungherese e respingere al mittente questa sortita. Un paese serio.

«Noi non molliamo, noi non molliamo». Lo dice Matteo Salvini, più volte, dopo aver iniziato il suo intervento con «un eterno grazie a Bossi e Maroni per averci accompagnato fino a qua». Il palco di Pontida 2024, parla diverse lingue, quelle dei tanti ospiti stranieri. La kermesse degli adulti, dopo il fuori-programma di sabato con l’attacco dei giovani padani ad Antonio Tajani, `reo´ di voler dare la cittadinanza ai migranti, oggi si snoda su due temi principali. L’autonomia differenziata, traguardo storico da mostrare ai militanti del pratone «dopo 30 anni di lotta ostinata, magari cambiando strategia» (copyright Salvini) e la gara alla solidarietà allo stesso segretario finito al centro di «processo vergognoso» (copyright Victor Orban).

Sul primo tema, tutti i leghisti rivendicano. Lo fa Roberto Calderoli, il ministro che ha firmato il testo di legge, spiegando «di aver mantenuto la promessa di Pontida della scorso anno, di aver portato i fatti»; lo fanno i governatori, a partire dal veneto Luca Zaia, che dice di non temere «un referendum che ancora non c’è»: «Portiamo -dice- una riforma per tutto il paese, non siamo per l’equa condivisione del malessere ma per l’equa condivisione del benessere». Dalla Lombardia Attilio Fontana chiede di «essere messo nelle condizioni di governare meglio, di spendere i nostri soldi nel modo migliore che riteniamo».

Secondo binario, che tutti gli interventi del palco imboccano è quello del cordone da stringere a difesa del Salvini `vittima´ del processo Open Arms. Tra gli amici dell’internazionale sovranista il premier ungherese Viktor Orban è quello che parla di più, arrivando a dire del leader italiano che «è un eroe», l’eroe dei patrioti europei «per aver difeso i confini». L’ungherese, dopo aver rivendicato «zero immigrati nel mio paese, chiede addirittura di occupare Bruxelles e di lasciare lì i migranti».

Matteo Salvini incassa poi la solidarietà anche dell’olandese Geert Wilders, degli austriaci di Fpo, di Andrè Ventura di Chega, la formazione portoghese e degli spagnoli di Vox. Tutti oggi a Pontida per `accompagnarlo´ a Palermo, per il processo ormai alle battute finali.

 Salvini parla per ultimo per circa venti minuti, in camicia bianca, ha con sè i ministri della Lega, Giorgetti, Calderoli, Valditara e Locatelli, i governatori Zaia, Fedriga, Fontana e Tesei e il generale Roberto Vannacci, alla sua prima Pontida, ben accolto dalla folla, dopo aver detto che condivide i valori della Lega e che «il partito per me non è un tqxi, resto con voi». Ci sono anche i capigruppo Romeo e Molinari, europarlamentari sparsi sull’enorme palco, dove campeggia lo slogan 2024 di Pontida «Non è un reato difendere i confini». Con i suoi fan ha buon gioco, compatti sono dalla sua parte in un pratone infangato, dove gli stand di tutte le regioni italiane offrono prodotti tipici, dalle mele del Trentino al pecorino sardo.

«Solo forti e uniti si vince, da nord e sud, dalla Val d’Aosta alla Sicilia -ricambia il leader- La presenza della Lega al governo è garanzia che aiutiamo gli italiani che hanno bisogno, siamo al governo per aumentare gli stipendi ai lavoratori, se qualcuno deve pagare di più paghino banchieri e non operai», dice ribadendo quanto detto poco prima dal ministro dell’Economia Giorgetti, che aveva chiarito le sue frasi sulla manovra di sacrifici, dopo l’intervista a Bloomberg.

Salvini, prima di darsi al bagno di selfie, prova a mettere la parola fine, rivolto anche agli alleati, sull’irreversibilità della riforma dell’Autonomia, scandendo che indietro non si torna: «Questa è una legge dello Stato». Poi sull’ipotesi di condanna a Palermo conclude: «Se mai ci fosse una condanna di terzo grado, andrei a testa dritta in carcere, processano una persona che ha fatto il suo dovere, non possono fermare un popolo, non possono fermare la santa alleanza dei popoli europei che oggi nasce a Pontida».

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