Taser in dotazione ai vigili urbani di Padova, il Comune apre alla sperimentazione
Il 2025 dovrebbe essere l’anno “buono” per la consegna del taser agli agenti della polizia locale padovana. Dopo anni di resistenza da parte dell’amministrazione comunale, ora il faldone che prevede la sperimentazione della pistola elettrica è sulla scrivania del sindaco, Sergio Giordani.
A mettercelo è stato proprio il suo assessore alla sicurezza, Diego Bonavina, che per anni aveva invece respinto le richieste degli agenti e le pressioni politiche, preferendo sempre un approccio preventivo a quello repressivo. Ora, però, sembra aver ceduto almeno al confronto.
Oggi è prevista una commissione consiliare sulla sicurezza, in cui si parlerà delle attività svolte dalla polizia locale fino ad oggi nel 2024, ma sarà forse la prima occasione per tornare a discutere dell’utilizzo del dispositivo.
Molto utilizzato negli Usa, il taser è classificato come arma non letale: fa uso dell’elettricità per impedire il movimento del soggetto facendone contrarre i muscoli. Anche in Italia è iniziata da tempo la sperimentazione, prima tra le forze dell’ordine e poi tra gli agenti della polizia locale di diversi Comuni. Non tutti però avrebbero la pistola elettrica in dotazione, ma a Padova verrebbe consegnata solamente a un paio di agenti sugli oltre 250 che compongono il corpo.
La politica
Il via libera potrebbe portare però a un dibattito politico forte anche interno alla maggioranza. L’opposizione di centrodestra si è sempre mossa per chiederne l’impiego massiccio, mentre il centrosinistra anche su questo si è spaccato.
Assolutamente contraria all’utilizzo di qualsiasi arma da parte della polizia locale è Coalizione Civica, mentre dentro a Pd e liste giordaniane ci sono delle fronde che non si sono mai opposte. In mezzo c’è poi quella parte centrista che spinge da sempre per un metodo più repressivo, rappresentato da Luigi Tarzia, ex capogruppo della lista civica del sindaco e oggi a capo del Misto: «La sicurezza di Padova è una priorità che va affrontata con serietà, ascoltando chi, ogni giorno, si impegna a proteggere il nostro territorio» sostiene Tarzia, ormai in rottura totale con la giunta Giordani «dal nostro insediamento al governo della città, nel 2017, abbiamo subito richiesto una maggiore prossimità al corpo della polizia locale, con l’obiettivo di garantire sempre più sicurezza e benessere alla qualità della vita dei padovani. In questi anni, grazie all’impegno di alcuni consiglieri comunali attenti al tema della sicurezza urbana, sono state avanzate proposte concrete: l’uso di droni per la sicurezza ambientale e urbana, l’introduzione del taser, e il controllo di vicinato (quest’ultimo, applicato ma senza successo, non era piaciuto al sindaco Giordani, alimentando le prime fratture con Tarzia, ndr) che a Padova, a differenza di altri comuni dove è gestito dai carabinieri, è coordinato dalla polizia locale. Tuttavia, mentre altri Comuni a noi vicini, come Abano Terme, hanno già adottato tecnologie moderne come i droni, a Padova non facciamo passi in avanti. La reticenza di alcuni esponenti della sinistra cittadina, ancora legati alla paura di una militarizzazione degli spazi pubblici, sta ostacolando anche il percorso di professionalizzazione dei nostri agenti».
Le richieste della categoria
E proprio gli agenti della polizia locale, negli ultimi tempi, avrebbero ricominciato a chiedere all’amministrazione di sperimentare il taser, tanto da costringere l’assessore Bonavina a portare sul tavolo del sindaco Giordani l’ipotesi di cominciare. È soprattutto la polizia giudiziaria a spingere.
Prima di bussare alla porta del sindaco, però, Bonavina ha chiesto numeri e dati su aggressioni e colpi di pistola sparati negli ultimi anni dagli agenti.
La risposta “zero” da parte del comandante, Lorenzo Fontolan, lo ha quindi convinto a riconsiderare il taser un deterrente che potrebbe anche non essere mai utilizzato. Ovviamente solo dopo dei corsi specializzati che insegnino agli agenti a limitarne l’uso in casi molto estremi. Non come accade negli Usa.