«L’Uomo Ragno in realtà siamo tutti noi»: Mauro Repetto venerdì sul palco del Fraschini
PAVIA. Sulle tracce dell’Uomo Ragno con Mauro Repetto che torna ventenne grazie all’intelligenza artificiale. Appuntamento venerdì 11 ottobre alle 21 al teatro Fraschini di Pavia - dove tutto è cominciato - con uno spettacolo multimediale, musicale e comico, che ripercorre le tappe della storia degli 883. Senza farlo apposta, la stessa sera della prima puntata della serie tv. «Un caso, la data con il teatro era stata fissata da tempo» dice Mauro Repetto al telefono da Parigi, dove vive. Venerdì è la prima di 40 tappe da Bolzano a Catania. Sabato mattina, alle 11, sarà invece “in vetrina” a Radio Uau, in viale Campari 64.
Repetto, ora ce lo può dire: chi ha ucciso l’Uomo Ragno?
«L'Uomo Ragno è una metafora. E’ dentro di noi, tutti noi, ogni qualvolta tiriamo fuori i nostri superpoteri per affrontare la vita con il sorriso sulle labbra o per rialzarci dopo una caduta o una difficoltà».
O per rimettersi in gioco, lasciando all’improvviso gli 883 all’apice del successo.
«Adesso fa ridere parlare di sogno americano ma io, in quegli anni, volevo davvero andare a Los Angeles e sfondare nel cinema. So che è difficile da capire ma sentivo di doverlo fare e sono partito. Là avevo anche conosciuto personaggi che contano ma non avevo calcolato un grosso ostacolo».
Quale?
«La lingua. Avevo un progetto che avrebbe potuto spaccare ma mi mancava una certa padronanza dell'inglese. Diventava difficile propormi come sceneggiatore, mica c'era Google translate all’epoca. E comunque anche nel parlato zoppicavo ...»
Il problema è risolto, ora vive in Francia. A Pavia, invece, cosa vedranno gli spettatori del Fraschini?
«Vedranno due persone: un ragazzo di Pavia, ovvero io, e un ragazzo di Ny, l'Uomo Ragno, che in realtà è un supereroe di quartiere e mi aiuterà a orientarmi nella Grande Mela. Mi farà capire che il superpotere non è volare tra i grattacieli ma affrontare la vita con positività. Lo spettacolo è un viaggio tra sogni non realizzati, un percorso iniziatico per scoprire la vera bellezza della vita».
Si canta e si balla?
«Uno degli scopi è sicuramente divertirsi insieme. Io ci metterò anche molta autoironia. Lo spettacolo può riunire tre generazioni che canteranno i successi degli 883. Come diceva jovanotti "è qui la festa!". Si rivivranno emozioni che riportano al vissuto di ciascuno».
E’ vero che grazie all’intelligenza artificiale il pubblico incontrerà Max e Mauro ventenni?
«I registi Stefano Salvati e Maurizio Colombi sono stati bravi a costruire mondi fantastici e a ricreare, come per magia, noi negli anni ’90. Ma ho posto una condizione: che fossimo noi a condizionare e schiavizzare l’I.A. e non il contrario. Bisogna essere figli dei tempi, non utilizzarla sarebbe sbagliata ma va governata non subìta».
Venerdì si perderà la prima puntata della serie tv.
«Max mi aveva inviato i primi tre episodi».
Cosa ne pensa?
«L’ambientazione è quella, Pavia anni Novanta. Forse un po’ caricaturale ma penso che sia bella». —