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Dal privato al globale: il dolore per la morte di un cucciolo mi fa riflettere sul cinismo dei potenti

di Fiore Isabella

Son le cinque del mattino successivo alla morte del mio cucciolo che ho reso familiare su un social per decantare l’amore che un cane può ricevere come risposta all’amore che una famiglia intera, accogliendolo in casa, fruisce da un cittadino del mondo a quattro zampe. Si chiamava Kirby; un cognome inglese derivante da un toponimo in antico nordico che significa “insediamento ecclesiastico“.

Un termine, che, in concomitanza col 7 di ottobre di gratuito terrore in Medio Oriente e a 365 giorni di orribile guerra targata vendetta, ricorda l’insediamento abusivo dei Coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Esattamente l’opposto dal mio cucciolo, sottratto, quattro anni fa, all’anonimato di un tenebroso canile, che si rifiutò, di occupare la piccola cuccia, predisposta per lui, aggredito dal dubbio (sentimento diventato desueto alla razza umana) che non fosse sua.

Propria la parola dubbio, che dovrebbe suscitare atteggiamenti di umiltà e non di sicumera, ha turbato il mio sonno, questa mattina, rinfrancato in parte dalla lettura delle decine e decine di messaggi di “buon ponte” al nostro Kirby e di consolazione al nostro pianto. E allora, se la perdita di un cucciolo, il cui gesto più rumoroso era quello di strusciare la coda al capezzale per ricordarmi di portare i rifiuti verso la raccolta differenziata, ha prodotto un rumore così intenso e diffuso, cosa dovrebbe produrre il rumore delle bombe lanciate, su Gaza, su Beirut e su tante altre Terre dimenticate? Gli animali, presi in prestito da Esopo, Fedro e La Fontaine, che hanno riempito di significati educativi le favole raccontate ai bambini e non solo a loro, quale lingua dovranno ancora inventarsi per farsi capire?

Un dolore privato per un cucciolo che ci ha lasciato ha commosso ed emozionato tanto. Il dolore, prodotto dalle stragi di innocenti a causa delle guerre di oggi e di ieri, di quelle sull’uscio di casa e nei luoghi lontani e dimenticati, dovrebbe, o non dovrebbe, farci riflettere? O dobbiamo sopportare il cinismo dei potenti del Pianeta e l’ignavia dei della maggioranza dei Media che accendono i riflettori solo se i ricchi gli forniscono la corrente? Il silenzio e le lacrime private saranno utili se implementeranno il disgusto per le tragedie programmate dai potenti contro gli emarginati della Terra.

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