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«Cyberattacchi e disinformazione richiedono un adattamento tecnologico. Dobbiamo rafforzare la difesa»

Nel nuovo numero della rivista ID - Informazioni della Difesa è stata pubblicata un'interessante intervista all'Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il quale, a partire dal prossimo gennaio, assumerà il prestigioso incarico di Presidente del Comitato Militare della NATO.
Di seguito, riportiamo un ampio estratto.

In relazione al suo incarico come capo dello Stato Maggiore della Difesa italiana ci racconti qualche evento che ricorda in modo particolare, in riferimento alle quattro Forze Armate e agli impegni del nostro Paese nel contesto internazionale.

Nel contesto delle esercitazioni congiunte e multidominio ricordo con particolare soddisfazione le tante esercitazioni dell’Esercito Italiano ed in particolare le Alpine Star, dove i nostri soldati hanno svolto complesse attività operative tese a incrementare l’interoperabilità tra eserciti di differenti nazionalità, nel tentativo di affinare le procedure per combattere insieme in ambiente montano. Tornando indietro negli anni del mio mandato mi viene in mente anche l’esercitazione internazionale del novembre 2021 quando F-35B della Marina e dell’Aeronautica dallo stesso ponte della portaerei Cavour hanno svolto esercitazioni congiunte con un gruppo navale britannico, guidato dalla poraterei Queen Elizabeth e con F-35B dello US Marine Corps. In quell’occasione ho potuto apprezzare le eccellenti capacità raggiunte dagli F-35 di Marina e Aeronautica nel processo di sviluppo della capacità nazionale di proiezione aerea dal mare. Una capacità che ha permesso al nostro Paese di essere l’unico in grado di garantire detto contributo in ambito Unione Europea. Analoga dimostrazione di estrema duttilità operativa e complessa capacità di proiezione, oltre confine in aree distanti dalle basi italiane, è stata data dall’esercitazione Pitch Black 2024, conclusasi lo scorso agosto che ha visto 20 nazioni da tutto il mondo addestrarsi in nuovi e complessi scenari operativi. Non solo all’estero ma anche in Italia le nostre Forze Armate riescono a esprimere una professionalità indiscussa e molto apprezzata dall’intera collettività. In particolare i nostri Carabinieri sono operatori unici e insostituibili perché capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale. I primi a intervenire a sostegno della popolazione nei casi di pubbliche calamità: mi vengono in mente le immagini delle nostre donne e uomini dell’Arma recentemente impegnati in Emilia Romagna. Non solo concorso, con le altre Forze Armate alle emergenze dovute ai cambiamenti climatici ma anche e soprattutto in prima linea a combattere il malaffare e le organizzazioni malavitose che minano la sicurezza tra le strade delle nostre città. Mi vengono in mente le tante visite che ho fatto ai nostri Carabinieri per ringraziarli personalmente per quello che fanno e per come lo fanno. Ricordo, con particolare affetto, la visita fatta in Calabria dove ho incontrato tutti i reparti che operano in quelle terre, come lo Squadrone Carabinieri eliportato “Cacciatori di Calabria”, una componente di militari altamente specializzata dedita al contrasto della criminalità in un territorio la cui orografia richiede specializzazioni diverse dall’ordinario.

Può raccontarci cosa significa per lei assumere il delicato incarico di Presidente del Comitato Militare della NATO, in un momento storico dove i venti di guerra soffiano proprio al centro dell’Europa?

Assumere l’incarico di Presidente del Comitato Militare della NATO rappresenta un impegno cruciale in un momento storico particolarmente delicato, dove le tensioni globali e regionali sono in aumento, e la sicurezza collettiva dell’Alleanza è costantemente messa alla prova. Per me, è innanzitutto un grande onore, non solo a titolo personale, ma per l’intero Sistema di difesa italiano, che dimostra, da sempre, la sua solidità e il suo contributo significativo all’interno della NATO. Il conflitto in Ucraina ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, ponendo la NATO davanti a sfide nuove, ma anche all’urgenza di rafforzare i suoi principi fondanti: la difesa dei valori di democrazia e libertà che accomunano i Paesi membri. La NATO si trova oggi in un contesto geopolitico in rapido cambiamento, dove le minacce si presentano su diversi fronti. Il terrorismo internazionale, l’instabilità politica in aree come il Nord Africa, e le ambizioni velleitarie di potenze globali richiedono una risposta che non può essere limitata a un solo teatro operativo. L’espansione delle operazioni della NATO, oltre il perimetro euro-atlantico, diventa fondamentale per proteggere i suoi interessi e garantire la sicurezza globale. In particolare, l'Africa e il Mediterraneo Allargato sono aree di crescente preoccupazione, con l'aumento delle attività dei nostri avversari e con la presenza di gruppi terroristici e movimenti paramilitari che destabilizzano ulteriormente la regione.

Minaccia nucleare, minacce ibride, come cyberattacchi e disinformazione, nuovi ambienti di confronto da presidiare come quello subaqueo. Come dovremo prepararci per continuare a essere deterrenti?

Le nuove minacce sono sempre più ibride e complesse. Cyberattacchi, campagne di disinformazione e guerre asimmetriche richiedono un adattamento tecnologico e strategico. Dobbiamo rafforzare la difesa cibernetica e aumentare la resilienza delle infrastrutture critiche dei nostri Paesi. La capacità di deterrenza non può più basarsi unicamente su strumenti convenzionali: le guerre del futuro si combatteranno anche nel cyberspazio, nell’ ambiente subacqueo e in quello cognitivo, aree che stanno, pertanto, assumendo una crescente importanza strategica. Dobbiamo, pertanto, investire in tecnologie avanzate, come i droni sottomarini, per monitorare le rotte marittime e proteggere i cavi sott’acqua da potenziali sabotaggi.

Quanto è importante, secondo lei, rafforzare la cooperazione tra organizzazioni come NATO e Unione Europea, in tema di difesa e sicurezza?

La collaborazione tra NATO e Unione Europea in materia di sicurezza e difesa è fondamentale per affrontare le nuove minacce globali. La NATO ha un ruolo centrale nella sicurezza collettiva, mentre l'UE può contribuire in termini di risorse e capacità. La crisi ucraina ha dimostrato come la cooperazione tra queste due organizzazioni sia cruciale per una risposta coordinata, tanto sul piano militare quanto su quello economico e diplomatico. Questo non solo per la difesa del Continente europeo, ma anche per la stabilità nelle aree di crisi globali, come Indo-Pacifico, Nord Africa e Sahel, dove le missioni di sicurezza devono essere integrate e, soprattutto, armonizzate con nuovi partner strategici.

Le innovazioni tecnologiche stanno trasformando il modo in cui si affrontano i conflitti. Quali saranno secondo lei le tecnologie chiave per mantenere un credibile vantaggio strategico nei confronti di possibili antagonisti.

La tecnologia militare sta rivoluzionando il modo di fare la guerra e dovremo tenerci al passo con i progressi in settori come Intelligenza Artificiale, automazione e sistemi ipersonici. La cyberdifesa diventa un fattore determinante per mantenere un vantaggio strategico sui nostri avversari che stanno investendo fortemente in tecnologie distruttive. Non meno importante è lo sviluppo di sistemi autonomi per la ricognizione e la difesa, come droni e veicoli senza equipaggio, che possono operare in ambienti ostili senza mettere in pericolo vite umane. Queste tecnologie non solo migliorano l'efficacia delle operazioni, ma riducono anche i tempi di risposta, aumentando la capacità di agire preventivamente.

Quanto è importante l'integrazione delle Forze Armate dei vari paesi in termini di addestramento ed equipaggiamento, ma soprattutto nell’operatività dove oggi è richiesto di riuscire a mobilitare e spostare, in tempi brevi, enormi quantità di uomini e mezzi?

L'interoperabilità delle Forze armate è fondamentale per garantire l'efficienza degli equipaggiamenti e dei sistemi, ma anche la capacità di integrare i processi decisionali e operativi durante le missioni congiunte. Le esercitazioni militari periodiche permettono di testare la prontezza operativa e la mobilitazione rapida delle forze. In un'epoca di minacce improvvise, la capacità di spostare rapidamente grandi quantità di truppe e materiali è un aspetto cruciale per dissuadere eventuali aggressori e per rispondere in maniera tempestiva alle crisi. Le infrastrutture logistiche, il supporto aereo e la rete di comunicazioni devono essere costantemente migliorate per garantire una proiezione di forza credibile e altamente deterrente.

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