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Intonaci, luci, fregi e cancelli: restauri in vista per 22 chiese di Trieste

C’è un elenco di ben 22 chiese, talvolta accompagnate dalla canonica, che chiedono interventi manutentivi e restaurativi. Un elenco contenuto nell’appunto sull’accordo quadro redatto dal civico architetto Massimo Mosca, allegato a sua volta alla relazione del dirigente dell’Edilizia pubblica, Barbara Gentilini.

Le richieste provengono dagli stessi parroci o rientrano nella programmazione pluriennale degli edifici religiosi, che in buona parte, retaggio dell’amministrazione asburgica, sono proprietà del Municipio. È un bell’impegno quello del Comune, in considerazione anche della vetustà di molti fabbricati, impegno che rientra comunque in una logica di valorizzazione e di tutela, che, in una fase di crescente interesse turistico, ha un punto di caduta da non sottovalutare.

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Al momento non sono molte le risorse schierate dal civico bilancio, che sulla partita restauri arma 70 mila euro. L’esecuzione dei lavori prevede 150 giorni. Dal punto di vista operativo si procederà, come anticipato, con un accordo quadro, con un affidamento dei servizi di ingegneria e di architettura.

Per comprendere l’ampiezza del fronte da coprire, è utile riportare una campionatura delle chiese su cui è programmato l’intervento. San Giacomo, San Pasquale Baylon (canonica ed ex scuderie) a villa Revoltella, Beata vergine del Rosario, San Bartolomeo (canonica) a Barcola, Sant’Antonio “nuovo” nell’omonima piazza, Santi Ermacora e Fortunato a Roiano, San Lorenzo a Servola, San Giovanni in piazzale Gioberti, Regina Pacis in via Commerciale.

E questi sono solo gli edifici “cittadini”: nell’intero territorio comunale rientrano le chiesette dei Sette dolori a Longera e quella di Santa Maria a Contovello, quelle di San Rocco a Gropada e a Santa Croce. Reclamano attenzioni San Gerolamo a Contovello, San Martino a Prosecco, Santa Maria Maddalena a Basovizza.

Il piano d’azione, delineato dalla Gentilini e da Mosca, è a sua volta vasto. Si parte dai restauri degli elementi architettonici, quindi una tipologia di intervento delicata, che presuppone manualità e cultura: intonaci lisci, pietra naturale e artificiale, bugnati, lesene, fregi decorativi, serramenti interni ed esterni. Tetti in legno e manti di copertura non sono esclusi. Nei restauri è inoltre richiesto materiale compatibile con quello originario, per reintegrare gli elementi architettonici-decorativi mancanti o deteriorati. Avanti poi con le murature, i solai, i muri di recinzione. Il listino procede con le opere da bandaio, a recuperare pluviali e grondaie, e da fabbro per aggiustare cancelli, inferriate, recinzioni. Non è finita: fognature, impianti idro-sanitari, materiali elettrici, corpi illuminanti. I 70 mila euro del 2024 hanno ottime possibilità di finire assai presto. —

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