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Omicidio di Fener, la difesa Dominguez: «Assassino mancino e coltello diverso»

L’assassino è mancino. E il coltello sequestrato non è l’arma del delitto. Pedro Livert Dominguez, il principale imputato per l’omicidio volontario di Antonio Costa, è destro e sul Deejo pieghevole da 19,5 centimetri aveva sollevato dubbi anche Luciana Caenazzo, consulente della Procura e responsabile del laboratorio di Genetica forense dell’Università di Padova: sulla lama, ci sono delle microtracce di sangue e tutte di Costa, eppure anche Dominguez si è ferito, nel tentativo di disarmarlo, la sera del 6 maggio 2023, all’esterno del Kangur bar di Fener, durante una festa latinoamericana.

Nessuna ditata è rimasta sul manico bucherellato.

Renzo Barbazza, lo specialista nominato dai difensori Marcello Stellin e Paolo Serangeli, è d’accordo con il collega dell’accusa Antonello Cirnelli solo sul fatto che il fendente è stato sferrato da destra a sinistra e dal basso verso l’alto.

Per il resto, due ricostruzioni diverse: «l’arma del delitto non è quella che ha ucciso Costa, anche perché la ferita non coincide con la lama. Pedro Dominguez si è ferito alla mano destra, quella che usa di solito, mentre ad uccidere Antonio Costa, fuori dalla stazione ferroviaria, è stato senz’altro un mancino. Impronte digitali non ce ne sono e le tracce ematiche sono poche e per niente chiare».

Barbazza non ha partecipato all’autopsia eseguita da Cirnelli, ma garantisce che dopo la coltellata, la morte è sopraggiunta «in quindici secondi.

Attenzione, perché Costa ha una ferita anche all’avambraccio, con la differenza che quest’ultima ha il sangue coagulato e non può che risalire a tre minuti prima, mentre quella al cuore non lo è e ha una codetta in alto e una in basso. Il medico legale ha trovato del sangue anche sui pantaloni della vittima, ma solo per la forza di gravità e non per merito del cuore.

Aggiungo che c’è un taglio in basso sulla pelle e uno in alto sullo sterno», ha concluso Barbazza, mentre sullo schermo dell’aula al terzo piano del palazzo di giustizia scorrevano le immagini della consulenza di Cirnelli, «Costa ha perso conoscenza ed è morto. Come dicevo, nel giro di una quindicina di secondi».

Meno di quanti ne abbia certificati il collega, che si era spinto fino a trenta.

La difesa sostiene che, dopo quella tra Dominguez e Costa, ci sia stata un’altra colluttazione e sarebbe in questa seconda che un’altra persona avrebbe ucciso il 53enne di origine trevigiana, naturalmente con un altro coltello mai ritrovato. Si spiegherebbe così il fatto che l’uomo è ancora vivo, quando riprende il filmato della telecamera della videosorveglianza, dopo un black out.

Non hanno fatto domande i difensori del coimputato Junior Cedano Sanchez, Monica Azzalini e Giorgio Gasperin. Ma del resto, nell’udienza in Corte d’Assise, non si è proprio parlato del loro assistito. Hanno a loro volta un consulente, che sarà ascoltato dai giudici Federico Montalto e Paolo Velo e dal pubblico ministero Alberto Primavera. Le prossime udienze sono in calendario per il 25 e il 30 ottobre.

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