Il centro di Belluno ha perso il marchio Benetton: chiusi i due negozi
Era il lontano 1966 quando a Belluno aprì il primo negozio Benetton. Si chiamava My Market, la scommessa fu di Piero Marchiorello, partner di Luciano Benetton nell’impresa. La scommessa funzionò e presto arrivò anche un negozio a Cortina d’Ampezzo. Benetton è sempre stato una realtà, ai piedi delle Dolomiti.
Ma i due negozi del centro storico di Belluno, all’angolo fra piazza Mazzini e via Rialto e in piazza delle Erbe, sono stati chiusi. Il cartello sulle vetrine parla di chiusura temporanea per cambio allestimento, ma dall’azienda rimbalza la notizia che non ci sarebbero piani per la riapertura. Almeno a breve termine.
Entrambi i negozi erano stati inaugurati un anno e mezzo fa, quando “Undercolors of Benetton” (intimo, pigiami, costumi estivi) e “United Colors of Benetton” si spostarono rispettivamente da piazza dei Martiri e via Roma.
L’operazione fu condotta dalla società Euforia (lanciata da Massimo Renon) e i negozi si presentavano con i migliori auspici. Colori, luci, vetrine accattivanti che era piacevole osservare passeggiando per le vie del centro storico.
“Undercolors” aveva aperto nei locali dove un tempo c’era Bata, poi Peccolo. Allestimenti in plastica, vetro e acciaio per dare quel tocco di avanguardia e proporre nella maniera migliore la merce.
“United Colors” invece aveva occupato gli spazi lasciati liberi da Coin casa (e prima da Zavi abbigliamento). Uno show room dove dominava il colore, anche qui, con l’illuminazione naturale dal tetto trasparente, in un ambiente recuperato anni fa con un pregevole restauro che aveva preservato alcuni storici particolari dell’antico palazzo. Sugli scaffali, abiti per donna, uomo e bambino 0-14.
Due nuovi negozi che avevano vivacizzato parte del centro cittadino. E che da fine agosto sono chiusi. La società che li aveva aperti comunica che il contratto con Benetton è semplicemente giunto a naturale scadenza.
La città viene però a perdere un marchio storico e la desertificazione commerciale non può che preoccupare Ascom: «È un segnale di ulteriore allarme se anche le catene commerciali lasciano la città», afferma il direttore Luca Dal Poz.
«Soffre il centro storico, ma anche nei centri commerciali c’è molto ricambio e si fatica a riempire tutti gli spazi. Non sono bei tempi per il commercio al dettaglio».