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Ucciso “mentre stava strisciando fuori dal locale”, così i due baristi hanno colpito 20 volte il ladro

Eros Di Ronza, l’uomo colpito a forbiciate dopo aver rubato dei Gratta e Vinci a Milano, è stato ucciso “mentre stava strisciando fuori dal locale” di via Cermenate 35/A e la “fase di maggior violenza” è avvenuta quando “l’uomo era a terra, gridando aiuto“. Così la procura di Milano, nella richiesta di convalida dell’arresto firmata dalla pm di Milano Maura Ripamonti, ha chiesto il carcere per il 30enne Zhou Shu e il 49enne Chongbing Liu. La vittima “non ha reagito” ai circa 20 “colpi” di una “forbice” in acciaio, con lama di 11 centimetri, trovata a terra dagli agenti delle Volanti della Questura intervenuti sul posto.Trentasei le ferite complessive rilevate dal medico legale.

Shu Zhou dopo l’omicidi aveva chiamato i soccorsi: “Ho dato un pugno al ladro e adesso sta quasi morendo” aveva detto nella sua telefonata al numero unico di emergenza.
“Abbiamo già fermato il ladro, adesso sta male, sta malissimo, fate venire un’ambulanza (…) sta malissimo, esce sangue, l’abbiamo picchiato serve l’ambulanza (…) è entrato dentro voleva rubare i soldi”. Agli agenti arrivati sul posto Shu ha detto, come si legge, “sono stato io, sono stato io”. Poi, si legge ancora nel primo verbale di testimonianza, ha riferito che, dopo aver sentito suonare l’allarme del bar, era sceso da casa ed era andato là davanti e “improvvisamente veniva aggredito dal soggetto che indossava il casco nero”, il presunto “palo”. Quest’ultimo, “dopo aver prelevato da terra un secondo casco, lo colpiva al capo”, ma lui, stando a quella prima versione, “riusciva a metterlo in fuga mostrandogli le forbici che impugnava”. Poi, “notava uscire, dall’apertura ricavata dai malfattori danneggiando la saracinesca, un secondo individuo, pertanto allarmato dalla sua imprevedibile azione, lo colpiva mediante l’utilizzo delle forbici”.

Stando all’imputazione, Shu “iniziava a colpire Di Ronza mentre” strisciava “all’indietro” cercando “di uscire dall’esercizio, sotto la saracinesca parzialmente forzata”. Poi, quando il 37enne “cercava di scappare, entrambi”, ossia anche lo zio Liu Chongbing, “lo inseguivano, lo atterravano e lo colpivano con ulteriori violenti fendenti mentre lo stesso era a terra”, fino ad ucciderlo.

Nella prima testimonianza Chongbing ha spiegato di essere arrivato davanti al bar e di aver visto il nipote in “colluttazione con due soggetti di cui uno riusciva a dileguarsi”. Nipote che, a suo dire, “veniva aggredito nuovamente dal soggetto rimasto” là, “motivo per cui egli si attivava per aiutarlo ad immobilizzare l’uomo”. Questa, poi, la testimonianza della titolare del bar, moglie e zia degli arrestati: “Notavo che mio nipote e mio marito stavano litigando violentemente con un’altra persona (…) A quel punto, io impaurita decidevo di chiamare il numero di emergenza 112 per chiedere aiuto”.

Agli atti le immagini di una telecamera di sorveglianza e la relativa descrizione degli investigatori: il 30enne aggredì Di Ronza che “era intento esclusivamente ad allontanarsi dall’esercizio commerciale, senza mai porre in essere alcuna azione violenta”. In più, Chongbin, lo zio, per garantirsi “l’impunità, prima dell’arrivo degli operanti abbandonava la scena del crimine” per “raggiungere la propria abitazione” e mettere la “vestaglia di colore bianco (ripresa dalle immagini di videosorveglianza)” in una “bacinella colma d’acqua, al fine evidente di cancellare le tracce biologiche”.

Le immagini, scrive il pm, “dimostrano chiaramente come i fendenti sono numerosi e caratterizzati da estrema violenza, nonché che, quando Shu cade a terra, inciampando nella gambe del Di Ronza, che si contorce sull’asfalto, è l’altra figura, vestita di bianco, ossia Liu, che già lo stava tenendo fermo”, a “sopraffarlo”. Nessuno dei due cinesi ha “riportato la benché minima ferita”, perché Di Ronza non ha reagito. Nessuna legittima difesa, anche perché “la fase di maggiore violenza” avviene “quando ormai l’intera refurtiva era stata persa e l’uomo era a terra” e gridava “aiuto”.

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