Cabinovia Socrepes, i privati rispondono alla Via: «In caso di frana i piloni potranno essere spostati»
È vero o no che gran parte degli insediamenti a Cortina è su zona più o meno franosa? Dunque, anche la cabinovia Apollonio-Socreps ci può stare se il movimento è tale per cui ci si può mettere al riparo con opere artificiali.
È la risposta che Pool Engineering e Quick No Problem Parking danno alle osservazioni della commissione Via regionale che quest’estate aveva imposto lo stop all’iter del progetto. Le risposte erano, attese entro il termine massimo del 27 ottobre, sono stati depositate. Ed entro fine mese o al più tardi nei primi giorni di novembre la Via dovrà dire a Simico, oltre che ai proponenti del project financing, se è possibile almeno procedere con il collegamento ritenuto indispensabile dal Cio tra la città e le piste da sci.
Il nodo più intricato è quello della frana storica di Mortisa. Ma ci sono state altre obiezioni, tant’è che i progettisti hanno fornito alla Via e ai privati autori delle osservazioni più di 150 pagine di risposta.
Dunque, agli esperti della Regione che chiedono come i progettisti intendono relazionarsi col movimento franoso, i progettisti rispondono: «Qualora le caratteristiche naturali del pendio non possano assicurare l’immunità da frana, essa può essere acquisita attraverso la realizzazione di opere artificiali dedicate». In che modo? «Attraverso la realizzazione di provvedimenti strutturali e non strutturali che mitighino la pericolosità».
Comunque, certificano i progettisti, «nel caso specifico il modello geomorfologico evolutivo espresso non prevede fenomenologie ad evoluzione veloce e di natura impulsiva (colate), scivolamenti rotazionali o di intere coltri di suolo tali da causare modifiche importanti ai luoghi interessati e tali da coinvolgere con effetti indesiderati parti della linea se non addirittura le intere strutture che articolano l’impianto a fune». Potrebbero, al limite, verificarsi dei “creep”, ma si trovano già in essere, evidentemente in altri situazioni, «accorgimenti tecnologici» che dimostrano come si possa mantenere in esercizio l’impianto. E per quanto riguarda i sostegni della cabinovia si possono adottare «fondazioni regolabili dotando il plinto del sostegno di apposite guide che ne consentono il riposizionamento su ordini di grandezza metrici».
Nulla di nuovo, peraltro. «Soluzioni di questo tipo», si fa notare nel documento, «sono già state adottate proprio a Cortina per una seggiovia della società Ista posta a valle del sito in cui è prevista la realizzazione della stazione di monte». E in definitiva – si aggiunge – il monitoraggio è sempre assicurato e in caso di movimenti oltre i limiti si potrà sospendere temporaneamente l’esercizio dell’impianto.
Per quanto riguarda la stazione intermedia a Mortisa, la sicurezza del sito è il punto più discusso. L’approfondimento geologico commissionato da Pool Engineering ha dato questo esito: a Mortisa si rilevano spostamenti compresi tra 10 e 27 millimetri all’anno, superiori a quelle della zona di Lacedel (15 mm/anno). «L’intero versante è interessato da deformazioni a scala globale e determinate da una superficie composita posta a profondità dell’ordine dei 40-50 metri che determina velocità di spostamento variabili della superficie».
Si precisa, tuttavia, che «a scala più ridotta l’ambito della stazione intermedia potrebbe essere interessato da una superficie di scivolamento posta alla profondità di 10 metri circa».
I progettisti informano che le simulazioni effettuate da uno studioso del settore, l’ingegner Barla, relative a deformazioni legate a superfici diverse da quella profonda e quindi più superficiali, non forniscono elementi tali da pregiudicare la fattibilità dell’intervento che viene giudicato «sostanzialmente compatibile previa adozione di adeguate modalità costruttive».
Pool Engineering e Quick No Problem Parking hanno risposto alle osservazioni presentate al progetto pubblico-privato integrato nel suo complesso, anche se specificatamente all’opera più urgente, quella dell’arroccamento.
I parcheggi e il tunnel che porterà i visitatori fino in centro, attraverso il tappeto mobile, anzi fino alla stazione di partenza del Faloria, sono tutte opere che saranno realizzate dopo i Giochi. Opere di cuisi occuperanno gli investitori privati, mentre l’impianto a fune sarà assunto da Simico che lo realizzerà con 20 milioni di euro, la quota di risorse pubbliche del programma.
Il cantiere vedrà la luce presumibilmente a gennaio per concludersi nell’autunno del prossimo anno.
Tra le tante osservazioni, anzi obiezioni, non sono mancate quelle del disturbo dell’avifauna. I progettisti assicurano, al riguardo, «una ricognizione precedente all’avvio delle attività di cantiere finalizzata all’individuazione di eventuali tane o nidi attivi, al fine di provvedere alla messa in sicurezza e allo spostamento della fauna».