Vaccini Covid, è essenziale continuare a mettere in discussione la gestione della pandemia
di Sara Gandini e Paolo Bartolini
Durante la pandemia di Covid-19, la paura è stata spesso utilizzata in modo strumentale sia da chi ha sostenuto le misure più rigide di gestione della crisi, sia da coloro che ne hanno preso le distanze, alimentando un fronte del dissenso. Da una parte, i governi e le autorità sanitarie hanno utilizzato il timore del contagio e delle sue conseguenze più gravi per giustificare politiche restrittive, come lockdown, green pass e obblighi vaccinali, cercando di preservare la salute pubblica, ma creando un clima di allarme costante. Dall’altra, il fronte del dissenso ha fatto leva sulle paure legittime della popolazione riguardo agli effetti collaterali dei vaccini, amplificando i rischi in modo sproporzionato e spesso distorcendo i dati per spaventare oltre il dovuto. Questo duplice sfruttamento della paura ha avuto conseguenze profonde sulla società, polarizzando il dibattito pubblico e creando confusione. Il terrorismo psicologico sul rischio di infezione da una parte, e quello sui rischi dei vaccini dall’altra, hanno reso difficile un confronto equilibrato e basato su evidenze scientifiche.
In questo contesto, i vaccini si sono dimostrati utili per proteggere le persone più vulnerabili, ma hanno suscitato preoccupazioni per i loro effetti avversi , come trombosi e miocarditi. Questi fenomeni hanno sollevato interrogativi legittimi sulla gestione della pandemia da parte delle autorità, che hanno adottato misure rigide senza considerare le differenze individuali nei benefici del vaccino. Comunicazioni istituzionali fuorvianti hanno contribuito a creare una crescente sfiducia nella scienza e nelle misure adottate, portando a un dibattito polarizzato che ha reso difficile un confronto equilibrato.
La relazione tra vaccino e morti improvvise è complessa. Sebbene alcuni studi abbiano evidenziato eventi avversi gravi legati al vaccino, come la miocardite, questi eventi sono risultati rari rispetto ai benefici complessivi nella prevenzione di malattie gravi e decessi da Covid-19, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione. Studi condotti in paesi come Israele e Stati Uniti hanno esaminato i casi di morte improvvisa post-vaccinazione, ma non hanno trovato prove definitive di una causalità diretta per la maggior parte dei decessi riportati.
Uno studio rilevante pubblicato nel 2022 ha analizzato il legame tra il vaccino a mRNA e i casi di miocardite, concentrandosi sui giovani maschi, il gruppo più colpito. Sebbene il rischio di miocardite fosse aumentato, i casi erano rari e per lo più risolti senza complicazioni gravi. Alcuni casi isolati di morte improvvisa sono stati collegati alla miocardite, ma il numero totale di questi eventi è stato estremamente basso rispetto al numero di vaccini somministrati. Lo studio ha sottolineato l’importanza del monitoraggio continuo degli eventi avversi e ha stimolato il dibattito sull’importanza del follow-up a lungo termine per i giovani.
Studi più recenti, come uno australiano del 2023 pubblicato sull’European Heart Journal, non hanno trovato un aumento significativo di arresti cardiaci improvvisi legati alla vaccinazione anti-Covid-19. Tuttavia, ricerche longitudinali negli Stati Uniti hanno mostrato che alcuni pazienti con miocardite post-vaccino hanno segni di danno cardiaco persistente, richiedendo un monitoraggio a lungo termine.
Gli studi confermano che, nonostante i rischi rari di eventi avversi, i vaccini sono sicuri per la maggior parte delle persone e offrono un beneficio netto nella riduzione del rischio di malattia grave per Covid-19, soprattutto tra le popolazioni fragili. Tuttavia, il dibattito pubblico si è spesso concentrato sulla protezione dal contagio, alimentando misure controverse e persino dannose, come il green pass e gli obblighi vaccinali, ignorando le ben note limitazioni del vaccino nel prevenire l’infezione e bloccare i contagi. Ciò ha sollevato dubbi sull’adeguatezza delle politiche adottate, che hanno favorito interessi economici e di controllo piuttosto che la salute pubblica.
L’aumento dei decessi che si è visto durante la pandemia è sicuramente preoccupante ed è importante continuare a discutere anche per ragionare su come affrontare eventuali future emergenze. Un aspetto trascurato dai politici e di media è quanto hanno inciso le disuguaglianze sociali e sanitarie sul bilancio di vittime della pandemia e come queste si siano ampliate in seguito alle misure adottate per ridurre i contagi. In molti paesi, l’eccesso di mortalità è rimasto elevato anche dopo l’introduzione dei vaccini, a causa di fattori strutturali come la mancanza di accesso alle cure e le malattie preesistenti. Paesi come gli Stati Uniti, con ampie disuguaglianze sociali e un sistema sanitario fragile, hanno registrato un forte aumento della mortalità. Al contrario, paesi come la Svezia hanno riportato risultati migliori in termini di mortalità, mentre altri, come Grecia e Corea del Sud, hanno visto aumentare i decessi nel 2022.
In conclusione, è essenziale continuare a mettere in discussione la gestione della pandemia. Errori comunicativi, l’influenza di interessi economici e la mancanza di investimenti strutturali nella sanità hanno contribuito a decisioni politiche che hanno inibito il dibattito pubblico e favorito polarizzazioni e ulteriori diseguaglianze. Tuttavia, la risposta non dovrebbe essere uno scetticismo dogmatico, ma un pensiero critico capace di promuovere la libertà di espressione e il dialogo sulle soluzioni più giuste ed efficaci per affrontare le crisi sanitarie senza rinunciare alla democrazia.
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