Dominic Thiem: L’addio silenzioso di un campione tormentato
Dal nostro inviato a Vienna
Verso le 20 del 22 ottobre è calato il sipario sulla carriera professionistica di Dominic Thiem. Un interprete straordinario del gioco oltre che una pesona sempre disponible e cordiale che sicuramente ci mancherà. Per la sua festa di addio domenica aveva invitato anche i grandi di questi anni, come Roger, Rafa e Novak, ma la trimurti ha gentilmente declinato l’invito cavandosela con un video messaggio (per quanto molto educato). Si può cominciare anche da qua per raccontare l’addio di Dominic Thiem al tennis, che avverrà questa settimana a Vienna, nel torneo di casa. Un grande giocatore che però è quasi sempre rimasto un piccolo, invisibile, ma non trascurabile gradino al di sotto dei 3 mostri che hanno cannibalizzato il tennis del ventunesimo secolo.
Se l’annuncio del ritiro dal tennis di Rafa Nadal ha causato un fragore mediatico debordante, quasi in sordina è giunto l’addio al tennis di Dominic Thiem. Come per Rafa, anche per Thiem è arrivato il momento di dire basta dopo una lunga agonia. Il ritiro di Thiem è come una poesia letta sottovoce in una stanza vuota, una dissolvenza lenta e silenziosa mentre fuori tutti applaudono il colosso spagnolo. Eppure, dietro questa uscita silenziosa, c’è tutto lo spirito di un uomo che non ha mai cercato la scena, ma ha sempre lasciato che fosse il suo tennis a parlare per lui, anche ora, nel momento in cui spegne le luci e che ha avuto anche il coraggio di parlare non solo del suo infortunio al polso ma anche delle paure e delle ansie che in uno sport individuale e tremendo come il tennis sono normali per la gente normale. Thiem ce lo ricorderemo sicuramente per un magnifico rovescio a una mano unita a doti fisiche eccezionali
Ma probabilmente ce lo ricorderemo un po’ anche come ci ricordiamo Andy Murray: per aver battagliato con i big 3 quando ancora erano una forza considerevole e aver tentato di superare ogni limite per avvicinarsi a loro, pagandone però le conseguenze. Dovendo scegliere una scena che raffiguri tutto questo potremmo scegliere la finale del 2020 con Djokovic agli Australian Open. Un match nel quale per larghi tratti era stato il giocatore migliore ma senza aver la meglio. Una differenza fatta soprattutto a livello mentale, con Nole che nel terzo gioco del quarto set salvava un breakpoint esiziale con il serve and volley, mentre Dominic poco a poco finiva per perdere il controllo del suo colpo – il rovescio lungolinea – finendo poi per capitolare. La pressione, l’intensità che questo tipo di sfide richiedeva hanno alla fine fatto finire Thiem in mille pezzi fisicamente ma anche mentalmente. Ma rispetto ad altri la differenza del tennista austriaco è stata anche quella di parlare liberamente dei propri problemi. In uno sport in cui una delle prime cose che viene insegnata è quella di non mostrare mai segni di debolezza ai propri avversari Thiem è stato speciale anche in questo, nel rompere questo tabù. In un’intervista del 2021, quando i problemi ormai erano evidenti Dominic ha detto cose molto interessanti che riportiamo:
“Credo che per molti atleti [il tema della salute mentale] sia ancora un argomento difficile, e non dovrebbe esserlo. Penso che la salute mentale sia importante quanto quella fisica. Solo perché non vedi cosa succede nel cervello o nella testa, non significa che tutto vada bene…Proviamo le stesse cose delle altre persone, e tutti attraversano difficoltà, sia nella professione che nella vita privata. Nessuno è sempre felice o si sente sempre bene, solo perché viaggiamo per il mondo, siamo nelle città più belle e giochiamo, non ora, ma di solito davanti a 10.000 persone, non significa che siamo felici ogni giorno. Penso che dovrebbe essere più facile dirlo e parlarne. Penso che gli atleti possano essere dei buoni modelli per le altre persone. E penso che dovrebbe essere facile parlare di problemi mentali così come dei problemi fisici. Il fatto di parlare apertamente della mia salute mentale con la stampa mi ha aiutato. Dopo gli US Open non è stato un periodo facile come pensavo, e probabilmente come pensavano tutti. Tutti guardavano e si aspettavano probabilmente che giocassi libero e continuassi a vincere. Ma per me è stato davvero diverso, finalmente raggiungere un obiettivo così grande, fondamentalmente il mio obiettivo numero 1 e uno dei più grandi sogni della mia vita. Poi però, poche settimane o pochi mesi dopo, ho realizzato che qualcosa era cambiato, e non stava continuando come prima.”
I problemi in realtà erano cominciati subito dopo l’Us Open del 2020, quello della finale vinta da favorito contro Zverev ma sotto due set a zero. Non stiamo a ripetere quanto successo, vi riportiamo però il racconto di quella finale. Ricordiamo solo che Thiem era alla sua quarta finale di un Grande Slam, dopo aver perso le tre precedenti (due al Roland Garros contro Rafael Nadal e una agli Australian Open contro Novak Djokovic). Questo significava che stava combattendo non solo contro il suo avversario sul campo, ma anche contro il peso delle sue passate sconfitte in finali importanti. Finalmente, non avendo a che fare con i mostri sacri contro cui si era trovato a lottare, all’inizio aveva prevalso la paura di fallire ancora, paura che poi aveva contagiato anche Zverev, facendo finire il match in uno psicodramma a tutti gli effetti. Un trionfo che fu a tutti gli effetti l’inizio della fine: sul tema anche qua lasciamo parlare Thiem che in un’intervista ad Atletic così diceva:
“Subito dopo gli US Open, ho pensato: ‘Wow, sarà così facile, perché ora non mi metterò più pressione’. Ma avevo bisogno della pressione, avevo bisogno dello stress, per essere nella zona e giocare al meglio. Ho completamente perso quella sensazione. Era puro vuoto quando scendevo in campo.”
Prima però di lasciare alla tranquillità della fine Dominic, che questa settimana saluterà tutti nella sua Vienna, provando a regalarsi un’ultima gioia contro il nostro Darderi, ricordiamo anche qualche numero.
Ma visto che ormai siamo ai titoli di coda però val la pena anche di tirare fuori qualche numero per ricordare quale sia stata la carriera di Thiem, visto che quelli non mentono.
- Thiem è stato capace fra il 2016 e il 2020 di restare costantamente sopra il 75% di partite vinte su terra, rendendolo di fatto il miglior interprete dopo Rafa della categoria in quel periodo
- Dominic è l’unico oltre ad Andy Murray ad aver vinto almeno 5 volte contro i big 3.
- Nel dettaglio il suo score contro i big 3 è il seguente:
- Dominic Thiem vs. Roger Federer, Bilancio: Thiem conduce 5-2
- Dominic Thiem vs. Rafael Nadal, Bilancio: Nadal conduce 10-6
- Dominic Thiem vs. Novak Djokovic, Bilancio: Djokovic conduce 7-5
Museo del torneo di Vienna – racchetta usata da Thiem durante gli Us Open 2020
Riportiamo infine le sue parole rilasciate in conferenza stampa al termine del suo ultimo match con Darderi.
D: Dominic, come riassumeresti la partita di oggi e le tue sensazioni sul campo?
THIEM: Prima di tutto, vorrei ringraziare enormemente tutti i fan e tutte le persone che mi hanno sostenuto in modo incredibile nel corso degli anni, sia qui in Austria che in tutto il mondo. È stato fondamentale per me. Per quanto riguarda la partita, ho giocato molto meglio di quanto mi aspettassi nel primo set. Sono riuscito a entrare nella “zona”, nello stato mentale ideale per un match. Ho giocato bene, tirando fuori qualche bel colpo. Il primo set è stato davvero divertente, ero completamente concentrato sulla partita. Volevo vincere almeno un set qui a Vienna e, naturalmente, la partita. Anche se le cose sono cambiate nel secondo set, è stata comunque una serata molto bella.
D: Ora che la tua carriera è ufficialmente conclusa, provi sollievo, tristezza o forse una sorta di vuoto?
THIEM: È un mix di emozioni. Da una parte c’è una certa tristezza, perché ho potuto vivere ancora una volta queste incredibili emozioni e l’entusiasmo del pubblico. Probabilmente è stata l’ultima volta che ho provato qualcosa del genere, quindi è naturale sentirsi un po’ tristi. Dall’altra parte, c’è un grande sollievo, perché negli ultimi mesi avevo sempre in mente questo momento, l’ultima settimana, l’ultimo match. Il match di oggi ha confermato che è stata la decisione giusta. Specialmente nel secondo set, non sono nemmeno riuscito a giocare al mio massimo. Ora sento una sorta di vuoto, simile a quello che provavo alla fine di una lunga stagione prima di andare in vacanza. So che passerà, come è sempre successo.
D: Cosa farai domani, nel tuo primo giorno da ex tennista professionista? E molti atleti, una volta ritirati, sentono la mancanza del palcoscenico e dell’adrenalina delle competizioni. Pensi che sarà così anche per te?
THIEM: Per la seconda domanda, credo che sia difficile per tutti quando si smette di avere quell’adrenalina settimanale. Ma penso che si debba imparare a vivere senza, perché è inevitabile che la carriera sportiva finisca prima o poi. Non credo di essere particolarmente dipendente da quel tipo di emozioni, quindi penso che sarà relativamente facile per me. Per quanto riguarda domani, onestamente non so ancora cosa farò al mattino, ma nel pomeriggio avrò un allenamento di calcio. Ci sono alcuni amici, come Jürgen Melzer, che vogliono assolutamente giocare, e dato che ho perso oggi, ho tempo libero.
D: Ci sono aneddoti particolari che ricordi con affetto? Ad esempio, l’episodio delle scarpe o l’incidente con Serena Williams a Parigi.
THIEM: Sì, sono stati due episodi piuttosto curiosi. Per quanto riguarda le scarpe, c’è stato un grande malinteso. Durante il servizio, il sudore mi scorreva addosso e sono scivolato, ma non aveva nulla a che fare con le scarpe. Per quanto riguarda Serena Williams, dopo l’incidente a Parigi, ci siamo incontrati sui campi di allenamento a Wimbledon. È venuta da me e abbiamo parlato della situazione, chiarendoci e scusandoci a vicenda, anche se nessuno dei due aveva realmente colpa. Sono stati due episodi molto particolari, e ce ne sono stati molti altri. Forse un giorno li metterò tutti per iscritto.
D: Hai giocato 563 partite in carriera. Qual è stato il tuo miglior match e quali sono i tuoi piani immediati per i prossimi giorni?
THIEM: Quando penso al mio miglior match, mi viene subito in mente quello contro Novak Djokovic alle ATP Finals del 2019. Diversi fattori si sono combinati: mi ero svegliato malato e non mi sentivo al meglio, ma forse proprio per questo ho affrontato la partita con più leggerezza. Il mio livello di gioco era davvero alto in quel periodo, e la combinazione di questi elementi ha portato a una partita in cui mi sono sentito eccezionale dall’inizio alla fine. Per i prossimi giorni, ho in programma alcuni incontri. Verranno a trovarmi alcuni amici, come Tobias Kamke. Sarà bello trascorrere del tempo insieme, condividere aneddoti e poter restare svegli fino a tardi senza preoccuparci degli impegni del giorno dopo.
D: Cosa non ti mancherà della vita da tennista professionista?
THIEM: Sicuramente i voli a lungo raggio. All’inizio non mi pesavano, ma con il passare degli anni sono diventati sempre più difficili e faticosi. È probabilmente la cosa di cui sentirò meno la mancanza.
D: C’è una partita che vorresti rigiocare, magari una che hai perso di poco e in cui pensi di aver avuto delle chance concrete?
THIEM: Più che le finali degli Australian Open o degli US Open, che comunque ho giocato bene, direi il match contro Juan Martín del Potro agli US Open 2017. Non avrei mai dovuto perdere quella partita, non ho scuse. Probabilmente perderei quel match una volta su dieci. La sconfitta è stata già abbastanza amara di per sé, ma ciò che è seguito lo è stato ancora di più. Avrei avuto l’opportunità di affrontare Roger Federer nei quarti di finale di uno Slam, un’occasione unica che ho lasciato sfuggire.
D: Molti atleti, quando si ritirano, annunciano anche novità nella loro vita privata. Hai qualche piano in questo senso?
THIEM: Al momento, non c’è nulla di immediato, ma sicuramente la mia vita cambierà un po’. Finora, tutto ruotava intorno all’essere nella migliore forma possibile per il prossimo match o torneo. Ora altre cose prenderanno priorità. Vedremo come andrà, ma lascerò che le cose accadano naturalmente.
D: Hai dovuto fare molti sacrifici come atleta professionista? Ci sono cose a cui hai rinunciato consapevolmente?
THIEM: Non direi. Non credo che inizierò a fare cose che non ho mai fatto prima. Non mi è mai pesato seguire una dieta sana, evitare l’alcol o non fare tardi la notte. Questi non sono mai stati veri sacrifici per me, quindi non sento il bisogno di recuperare nulla.
D: Pensi di restare coinvolto nel tennis in futuro, magari lavorando con i giovani?
THIEM: Voglio sicuramente contribuire, questo è certo al 100%. Ma non mi vedo sul campo come allenatore. Ci sono altre persone più adatte a quel ruolo. Tuttavia, credo di poter offrire molto nel supportare i giovani talenti nel passaggio dal livello juniores al professionismo. Ho accumulato un’enorme esperienza negli ultimi 15 anni e penso di poter essere utile in quell’ambito.
D: Hai dichiarato il tuo amore per il tennis sul campo centrale. Pensi che questa passione potrebbe spingerti a tornare un giorno?
THIEM: L’amore per il tennis è ancora presente, non è mai svanito. Era importante per me esprimerlo ancora una volta. Credo che il tennis in Austria abbia un grande valore e spero che l’entusiasmo continui, anche senza un austriaco ai vertici al momento. Per quanto riguarda un ritorno, come ho detto prima, atleti come Marcel Hirscher o Lindsey Vonn si sono ritirati al culmine della loro carriera. Io, invece, sono lontano dal mio livello migliore e penso che l’amore per lo sport non sia sufficiente per tornare a quei livelli. Ci sono altri modi per vivere e condividere questa passione.
D: Come sta il tuo corpo? Hai menzionato alcuni problemi fisici.
THIEM: Oltre al polso, che non è in condizioni perfette, ogni tanto ho mal di schiena. Anche le caviglie e la pianta del piede mi danno problemi, come edemi. Quando mi scaldo, va meglio, ma ci vuole tempo. Gli anni di competizioni hanno lasciato il segno.
D: C’è qualcosa che vorresti dire per concludere?
THIEM: Vorrei ringraziare tutti voi. È stato un piacere condividere questo viaggio, sentire il vostro sostegno e raccontare la mia storia attraverso le vostre parole. Grazie per avermi accompagnato lungo questo percorso