Friulani a stelle e strisce, l’appello dei Fogolârs Furlans prima del voto negli Usa: «Caro presidente...»
Idee, posizioni e sensazioni diverse, con un appello comune al nuovo presidente, chiunque lo diventi: «Prendetevi più cura degli immigrati».
Dai deserti texani al clima rigido del New England, dal mare della Florida a New York: quella dei friulani negli Stati Uniti è una presenza costante. Motore e anima di questa attività sono i Fogolârs Furlans, le associazioni che contribuiscono a tenere accesa la fiammella del sentimento friulano. «Ce ne sono 150 a livello globale – spiega Franco Iacop, presidente dell’Ente Friuli nel Mondo – e la nostra associazione offre il sostegno per aiutarli a organizzare le attività più significative».
Negli Stati Uniti sono attivi sei Fogolârs, per un totale circa 250 soci, alcuni emigrati diretti, altri di seconda generazione. Promuovono incontri , dibattiti, mostre e tutto ciò che contribuisce a costruire dei piccoli angoli di Friuli del mondo.
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Marc Lupinacci, 46 anni, è nato e cresciuto in Connecticut e lavora a New York. Ha scoperto la friulanità nei ricordi di infanzia: «La mia famiglia – racconta - è originaria di Tramonti di Sopra. È lì che nei periodi trascorsi a casa dei nonni, ho scoperto le mie origini».
Una passione tale da diventare presidente del Fogolâr della Grande Mela. «Contiamo circa 50 soci sparsi tra New York e il New England: con loro organizziamo eventi e momenti di dibattito».
Dai quali, però, la politica è assente. «Non ne parliamo, ma la mia percezione è che tra i friulani i più giovani siano orientati verso Kamala Harris, mentre i più anziani, voteranno per il partito Repubblicano».
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«Il friulano si mimetizza, si integra». Così Gaetano Fabris descrive la difficoltà di individuare un sentimento comune nel modo di vedere la politica, dei suoi conterranei. Lui, che di friulani negli Stati Uniti ne ha visti molti, da quando nel 2013 ha fondato il Fogolâr di Dallas, che attira soci da tutti gli Stati del Sud Est, dal Texas all’ Oklahoma, dal New Mexico alla Louisiana. «Oggi contiamo circa cento soci. Quasi tutti sono emigrati diretti, abbiamo pochi discendenti di seconda generazione: in giro ce ne sarebbero molti, ma ancora non comprendono a fondo il concetto di Fogolâr».
E Gaetano lo sa bene, visto che a Percoto, il paese della sua famiglia, ci ha vissuto fino ai 40 anni. «L’Italia è un Paese stupendo, ma qui vieni giudicato solo per quello che fai sul lavoro».
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«Ho dato al Fogolâr l’indirizzo del mio garage, il luogo da cui sono nate le grandi startup». Ha rimodulato il sogno americano in salsa friulana Luca Lodolo, presidente del Fogolar Furlan Nord California, fondato nel 2014. Sono circa 75 gli iscritti, per la maggior parte residenti nella Bay Area di San Francisco, dove vive lo stesso Luca, ingegnere nato a Udine, in California dal 2000. In un territorio come quello californiano, in cui l’immigrazione è parte fondamentale del tessuto sociale, l’auspicio di Luca è che, chiunque vinca, abbia un occhio di riguardo verso chi, come lui, ha spostato vita, sogni e progetti negli Stati Uniti. «Rispettare l’immigrazione, questo chiedo».
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Andata, ritorno, e poi di nuovo andata. Quello di Marco Amato negli Stati Uniti è stato un trasferimento piuttosto frastagliato. Quarant’anni, di Majano, vive in Connecticut con moglie e figlio. «Per la prima volta sono venuto qui poco prima dell’elezione di Trump. La sua vittoria ha reso più difficile ottenere il visto, motivo per cui sono dovuto rientrare in Italia». Anche se deve ancora entrare a fondo nelle dinamiche della politica Usa «ho notato è che per gli statunitensi parlare di politica è quasi una confessione personale».
È negli Stati Uniti da 12 anni Alessia Rossi, 46 anni, di Pavia di Udine, prima in Texas, ora in Florida. Nata a Pavia di Udine, lì ha conosciuto il marito, ex militare americano, mentre quest’ultimo lavorava in Friuli. Poi la scelta di fare le valigie e attraversare l’Oceano. «Ma malgrado mio marito, io non ho avuto privilegi nell’ottenere i visti».
Anche il suo desiderio è che il canale di accesso negli Usa sia facilitato, rendendo più semplici le procedure. «Mi piacerebbe che tutti avessero la possibilità di venire qui», conclude.