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Caso BibiLeaks, l’arresto del portavoce inguaia Netanyahu: “Ha sfruttato segreti di Stato a fini politici”

Eliezer Feldstein è stato arrestato il 27 ottobre insieme a 3 soltati dell’esercito israeliano (un altro militare è stato arrestato oggi), ma sottotraccia il suo caso andava avanti da tempo. Dall’inizio di settembre, per la precisione, quando durante il colloqui in corso per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas alcuni documenti riservati erano usciti dal gabinetto di guerra di Benjamin Netanyahu ed erano finiti sui giornali. Ora l’arresto dell’ex portavoce dell’ufficio del primo ministro sta causando non pochi problemi a quest’ultimo.

I documenti oggetto del leak, infatti, erano alla base di un articolo pubblicato dal Jewish Chronicle di Londra, secondo cui Hamas aveva pianificato di far uscire gli ostaggi da Gaza attraverso l’Egitto, e di un altro articolo sul quotidiano tedesco Bild che affermava che l’organizzazione al potere nella Striscia stava prolungando i colloqui sugli ostaggi come forma di guerra psicologica contro Israele. Diversi media israeliani avevano subito espresso dubbi su quegli articoli, che ricalcavano la posizione tenuta da Netanyahu sui colloqui sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, assolvendolo almeno in parte dalla responsabilità per il loro fallimento. I loro contenuti erano molto simili alle argomentazioni utilizzate dal primo ministro in interviste, dichiarazioni fatte alle riunioni del gabinetto di guerra e conferenze stampa poco prima e dopo la pubblicazione degli articoli.

In particolare il 4 settembre, sottolinea il Times of Israel, Netanyahu sottolinea l’importanza di mantenere il controllo del Corridoio Filadelfia, al confine con l’Egitto, affermando che potrebbe essere utilizzato per introdurre armi e far uscire furtivamente gli ostaggi dalla Striscia: “Possono facilmente far passare di nascosto degli ostaggi qui nel deserto del Sinai in Egitto, e loro spariscono”, dice Netanyahu. “Non devono nemmeno andare sottoterra. Spariscono nel Sinai e poi finiscono in Iran o nello Yemen. Sono spariti per sempre”. “Abbiamo bisogno di qualcosa che tenga sotto controllo (Hamas), che glielo impedisca, che faccia pressione su di loro affinché rilascino gli ostaggi rimasti. Quindi, se vuoi rilasciare gli ostaggi, devi controllare il Philadelphia Corridor“. Il 5 settembre il Jewish Chronicle pubblica l’articolo in cui afferma che un documento scoperto nella Striscia di Gaza dimostra che l’allora leader di Hamas Yahya Sinwar sta pianificando di far uscire clandestinamente se stesso e alcuni ostaggi da Gaza in Egitto attraverso il corridoio Filadelfia e da lì in Iran. Quello stesso giorno in un’intervista a Fox News Netanyahu accusa Hamas di aver bloccato i colloqui: “Non accettano nulla: né il corridoio Filadelfia, né le chiavi per lo scambio di ostaggi con terroristi incarcerati, né nulla”.

Il 6 settembre la Bild pubblica il suo articolo e l’8 settembre Netanyahu lo cita all’inizio della riunione settimanale del gabinetto, dicendo che si basa su un documento ufficiale di Hamas e descrivendo le proteste che chiedono un accordo sugli ostaggi come una “trappola di Hamas”. Lo stesso giorno, l’Idf annuncia di aver avviato un’indagine interna sulla fuga di documenti al Bild, definendola “un reato grave“.

Feldstein è accusato di aver divulgato ai media europei informazioni top secret con implicazioni per la sicurezza nazionale. Nello stesso procedimento sono stati arrestati altri quattro soldati che prestano servizio nella stessa unità di difesa, incaricata di custodire i segreti di Stato e impedire le fughe di notizie. “L’indagine è iniziata dopo che sono emersi sospetti significativi nello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) e nell’Idf, anche a seguito di pubblicazioni sui media, che informazioni di intelligence segrete e sensibili fossero state sottratte all’Idf illegalmente, suscitando preoccupazioni di gravi danni alla sicurezza nazionale e di un pericolo per le fonti delle informazioni”, ha osservato il tribunale che ha emesso le ordinanze di arresto. “Di conseguenza, si sarebbe potuto danneggiare la capacità degli organi di difesa di raggiungere l’obiettivo di liberare gli ostaggi“.

Negli ultimi giorni Netanyahu ha cercato di prendere le distanze dal caso, sostenendo che nessuno del suo ufficio era stato arrestato o era sotto inchiesta, e respingendo i critici che sostenevano che le fughe di notizie erano state politicamente opportuni per lui. Sabato l’entourage del premier non ha negato le accuse secondo cui un documento sarebbe trapelato dall’ufficio, ma ha cercato di tener lontano Netanyahu dall’episodio affermando che Feldstein “non ha mai partecipato a discussioni sulla sicurezza, non è stato esposto o ha ricevuto informazioni classificate e non ha preso parte a visite segrete”. “Il documento pubblicato non è mai arrivato all’ufficio del primo ministro dalla Direzione dell’intelligence militare delle Israel Defense Forces, e il premier ne è venuto a conoscenza tramite i media”, ha reso infine noto l’ufficio apparentemente riferendosi al testo citato da Bild.

Secondo il Times of Israel, tuttavia, Feldstein era un petalo pregiato del cerchio magico di Netanyahu. Trentadue anni, originario di una famiglia ultra-ortodossa, dopo il congedo dall’esercito aveva lavorato come portavoce del capo del partito Otzma Yehudit Itamar Ben Gvir, esponente dell’ultradestra e oggi ministro della Sicurezza nazionale. Secondo quanto riportato da diversi media, ha lavorato come portavoce di Netanyahu subito dopo il 7 ottobre 2023 e sarebbe stato assunto nonostante non avesse superato un controllo di sicurezza dello Shin Bet. Più volte nell’ultimo anno è stato fotografato accanto al premier in occasione di eventi ufficiali.

Le opposizioni hanno messo il premier nel mirino. “La difesa di Netanyahu è che non ha alcuna influenza o controllo sugli organismi che guida. Se è vero, non è idoneo, non è qualificato per guidare lo Stato di Israele nella guerra più difficile della sua storia”, attacca il leader dell’opposizione Yair Lapid, chiedendo che l’inchiesta includesse un’indagine per stabilire se Netanyahu avesse ordinato la fuga di notizie. E, ha aggiunto Lapid. “se non sapeva che i suoi stretti collaboratori stavano rubando documenti, utilizzando spie all’interno delle IDF, falsificando documenti, esponendo fonti di intelligence e passando documenti segreti a giornali stranieri per fermare la tratta degli ostaggi, allora cosa sa?”. “Contrariamente all’idea che l’ufficio del primo ministro sta cercando di far passare, non si tratta di un sospetto di fuga di notizie, ma di segreti di Stato sfruttati a fini politici“, ha affermato l leader del partito di Unità Nazionale Benny Gantz, ex membro del gabinetto di guerra, parlando insieme a Lapid. “Se informazioni di sicurezza sensibili vengono rubate e diventano uno strumento in una campagna di sopravvivenza politica, questo non è solo un reato penale, è un crimine nazionale“.

L'articolo Caso BibiLeaks, l’arresto del portavoce inguaia Netanyahu: “Ha sfruttato segreti di Stato a fini politici” proviene da Il Fatto Quotidiano.

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