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Oltre alle fake news di Musk, su X c’è una campagna guidata da bot AI

Il caro vecchio bot da usare in campagna elettorale resta sempre un metodo da utilizzare per generare consenso o – meglio – la sensazione del consenso. Se però alle reti che venivano gestite in maniera centralizzata si unisce anche la generazione di contenuto attraverso l’intelligenza artificiale di ChatGPT, ecco che si arriva a una nuova frontiera dell’utilizzo dello strumento. Una ricercatrice OSINT, nonché membro del Center for information resilience, Elise Thomas, ha scoperto questa rete di bot pro Trump su X, gestita attraverso l’intelligenza artificiale.

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Bot pro Trump generati con l’AI: la scoperta di Elise Thomas

1. I’ve found a large, AI-driven bot network on X which is posting in support of Trump in the US election.

Thread. pic.twitter.com/ez38QbkVsP

— Elise Thomas (@elisethoma5) November 3, 2024

Inizialmente, secondo le ricerche della Thomas, questi account servivano a spammare dei contenuti di dubbio gusto (porno, principalmente, ma anche immagini di gattini acchiappa like o di notizie legate al mondo dello sport). Successivamente, hanno subito una metamorfosi, utilizzando profile pic con le fotografie di Donald Trump e nickname che richiamavano all’ex presidente degli Stati Uniti in corsa per le presidenziali 2024. Non sempre, secondo l’analisi condotta, gli account erano profilati sul consenso pro-Trump. Alcuni, però, nella loro biografia sono stati costruiti in maniera tale da far riferimento all’hashtag #MAGA (Make America Great Again), il mantra del tycoon. Inoltre, un gruppo sostanzioso di account-bot possono fregiarsi della spunta blu di account verificato: da quando Elon Musk ha cambiato le regole del gioco per l’assegnazione di questo simbolo (collegandolo al pagamento di un abbonamento e non a una effettiva notorietà o popolarità), sembra che la spunta blu possa essere un nuovo standard richiesto dalle reti bot, perché attribuisce loro un livello in più di credibilità.

Tuttavia, la gestione con ChatGPT (che, al suo interno, ha eretto una serie di contromisure per evitare contenuti politici o troppo appiattiti sulle posizioni estremiste di Donald Trump) non sempre produce risultati coerenti: sotto a post che mostrano testi di poesie, con cui hanno interagito utenti reali, gli account bot sconfessano se stessi, dicendo – ad esempio – di non essere d’accordo con le politiche di Trump o di non poter esprimere giudizi politici. Sono le classiche risposte che darebbe ChatGPT a prompt politici e che, evidentemente, vengono lasciate andare nel mare magnum di X per un eccesso di automazione degli account-bot gestiti con l’intelligenza artificiale.

Ma chi c’è dietro a questi bot? Il fatto che abbiano un grado di automazione molto alto (grazie soprattutto all’intelligenza artificiale) non permette di escludere che possa essere opera anche di una sola persona e non per forza di gruppi organizzati. Dopo la segnalazione di Elise Thomas, diversi account di questo tipo sono stati cancellati.

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